"I May Destroy You", ancora un punto di vista sullo stupro

La miniserie scritta, diretta, interpretata e prodotta da Michaela Coel, arriva a dare un contributo personale e prezioso sul concetto di consenso sessuale, applicato a diverse pratiche e orientamenti.

Il sesso senza consenso è stupro” ripete da tempo una campagna di Amnesty International: un concetto, quello di consenso sessuale, che è ben eviscerato dalla serie tv I May Destroy You, trasmessa dalla BBC e da HBO in Inghilterra e negli Usa già due anni fa e finalmente arrivata anche in Italia (su Sky dal 20 settembre).

Amnesty chiede da tempo all’Italia la revisione dell’articolo 609-bis del codice penale, in cui è previsto che il “reato di stupro” sia collegato a violenza, minaccia, inganno o abuso di autorità, in linea con gli impegni presi dal nostro Paese nel 2013 ratificando la Convenzione di Istanbul, affinché qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile.

Il Regno Unito, invece, dove è ambientata I May Destroy You, è uno di quegli 8 Stati (insieme a Belgio, Cipro, Germania, Irlanda, Islanda, Lussemburgo e Svezia), sui 31 monitorati dalla ricerca Amnesty, in cui è definito stupro ogni rapporto sessuale privo di consenso.

Arabella, la protagonista, trascinata in un bagno priva di sensi dopo essere stata drogata, non ha acconsentito alla fellatio a cui la obbliga il suo partner occasionale ed è quindi una vittima di stupro e trattata come tale dalla legge. In Italia, dove anche una minigonna o un rossetto possono fare la differenza, senza segni di violenza, non sarebbe stato così. Tanto più che Arabella è nera e il suo stupratore è bianco e conduce una vita che dalle nostre parti sarebbe definita da più parti licenziosa (assume droga, beve alcolici, ha frequenti rapporti occasionali).

La serie, però, non si limita a mettere in scena uno stupro dopo aver drogato la vittima, ma fa vedere come l’Inghilterra tratti a livello legale lo stealthing, ovvero lo sfilare il preservativo, o danneggiarlo, durante un rapporto sessuale all’insaputa del partner, una pratica che per molti Paesi Europei offende tanto l’autodeterminazione del soggetto quanto la sua salute. In Gran Bretagna, lo stealthing è stato riconosciuto come condotta integrante il reato di violenza sessuale. Qua da noi non c’è legislazione in materia, ma solo qualche sporadica sentenza in Cassazione. Insomma, se ne inizia a parlare.

Eppure, anche la perfida Albione ha dei tentennamenti in fatto di violenza sessuale se si tratta di quella ai danni di un omosessuale. Che succede se a essere vittima di abuso è un gay durante un appuntamento fissato su Grindr, l’app di social networking per gay, bi, trans e queer? La legislazione sarebbe la stessa, ma il personale proposto, fa vedere la serie tv, non è ancora preparato a sostenere chi denuncia. Quanta strada c’è ancora da fare…

I may destroy you
Michaela Coel e Marouane Zotti in “I May Destroy You” (Courtesy Press Office)

Perché vedere I May Destroy You

Grandi temi e un tono lieve, divertente e divertito ma mai offensivo né tantomeno provocatorio: I May Destroy You ha tanti meriti, non solo quello di portare in luce problemi ancora aperti relativi alla violenza sessuale, primo fra tutti un ritmo incalzante e un linguaggio moderno.

Non a caso, il Times ha inserito Michaela Coel, già autrice della serie di successo Chewing Gum e qui nel ruolo di sceneggiatrice, regista, produttrice e attrice, nella lista relativa alle 100 persone più influenti del mondo. Prima autrice nera a vincere un Emmy per la migliore sceneggiatura di una miniserie, ha da poco pubblicato anche il suo primo libro, Misfits: un personale manifesto (edito in Italia da Mondadori), un appello a coltivare onestà, empatia e inclusione.

In I May Destroy You è Arabella, una millenial che gira un’Europa (ormai col passaporto, dopo la Brexit) che parla la sua lingua – anche a Ostia, dove i ventenni non hanno più alcuna difficoltà a comunicare in inglese – sa usare i social con senso critico, ha introiettato il concetto di autodeterminazione; la serie parla la sua lingua, essenziale e precisa, ormai lontana non solo da bigottismi di sorta, ma anche dalla condanna dei bigotti. È una generazione con meno esitazioni la sua, con meno speranze, forse, ma più consapevole di sé e del mondo che la circonda.

Davvero godibilissimi i 12 episodi di questa miniserie HBO e BBC (da noi in 6 puntate), ben scritti e ben confezionati, malgrado gli ultimi capitoli non reggano in toto le più che ottime premesse dei primi 4. Dopo It’s a Sin (disponibile su Prime Video), dal Regno Unito arriva una nuova miniserie di livello, da guardare tutta d’un fiato.

I may destroy you
Paapa Essiedu, Michaela Coel e Weruche Opia in “I May Destroy You” (Courtesy Press Office)

La scheda della serie tv

Arriva finalmente in Italia, in onda su Sky Atlantic in due parti, il 20 e il 27 settembre 2022, con 6 puntate a serata, I May Destroy You, pluripremiata serie tv creata, scritta, co-diretta e prodotta da Michaela Coel, che per la sua interpretazione ha vinto il British Academy Television Award come migliore attrice.

Arabella è una star di Twitter, scrittrice londinese con un romanzo d’esordio di successo alle spalle e un nuovo libro in cantiere: spensierata e sicura di sé, ha un corteggiatore in Italia e un affiatato gruppo di amici a Londra.

Dopo una serata in un locale, scopre di essere stata drogata e di aver subito un atto sessuale non consenziente: inizia così un viaggio, doloroso e spiritoso insieme, alla scoperta di ciò che le è successo.

Arabella, interpretata da Michaela Coel, ha al suo fianco Terry, aspirante attrice (Weruche Opia), e Kwame (Paapa Essiedu). Il trio è affiancato da un talentuoso cast composto da Aml Ameen, Harriet Webb, Marouane Zotti, Stephen Wight, Sarah Niles, Karan Gill, Adam James, Natalie Walter, Tobi King Bakare, Michelle Greenidge, Lewis Reeves e Chin Nyenwe. Michaela Coel è produttrice esecutiva con Phil Clarke, Roberto Troni e Sam Miller. La serie è prodotta da Simon Maloney e Simon Meyers in co-produzione con BBC.

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