"Secret Team 355", quando a vincere è il fare squadra

Aumenta la produzione di film in cui a vincere non è l'eroe singolo ma un gruppo al femminile che collabora per uno scopo comune ed è composto da donne differenti per nascita e background culturale. Bene, sì, ma si potrebbe fare di più.

Sarà che il gineceo e l’harem hanno abituato le donne da tempo immemore a fare gruppo, sarà che insieme si sopperisce più facilmente a una forza fisica di solito (non sempre, ça va sans dire) deficitaria rispetto a quella maschile, ma vedere che nei film d’azione al femminile c’è sempre la squadra e quasi mai l’eroina solitaria non stupisce, come non stupisce nel recente Secret Team 355, spy thriller con un cast di stelle capitanato da Jessica Chastain, Diane Kruger, Lupita Nyong’o, Penélope Cruz e Fan Bingbing.

Noi siamo tempesta: Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo, di Michela Murgia, libro per ragazzi edito da Salani nel 2019, voleva spiegare ai e alle giovanissime proprio questo: “nove volte si dice l’eroe è maschio, non gli manca mai il nemico, il modello di risoluzione dominante è bellico e la gloria del vincitore si ottiene al prezzo dell’annichilimento dei vinti“.

Noi siamo tempesta

Noi siamo tempesta

Michela Murgia sceglie sedici avventure collettive famosissime o del tutto sconosciute raccontandole come imprese corali, perché l’eroismo è la strada di pochi, ma la collaborazione creativa è un superpotere che appartiene a tutti.
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E soprattutto è solitario (come mostra bene anche l’ultimo The Batman) con Robert Pattinson). Un modello di cui conosciamo ormai vizi e virtù e che sappiamo aver portato a poco in fatto di cooperazione, soprattutto internazionale. L’opposto? Una storia, appunto, in cui a vincere è il collettivo. L’ideale? Un gruppo che non solo collabora per uno scopo comune ed è composto da individui differenti per nascita e background culturale ma che si adoperi anche in modo non violento.

Quindi ben vengano sempre più film che mostrino alle nuove generazioni che si può essere protagoniste anche di generi d’azione, che diano modelli diversi e lontani dagli stereotipi di genere. E viva i prodotti che dimostrano come uscire da dinamiche affettive velenose sia alla portata di tutte. Tuttavia, se farsi giustizia di un tradimento con un destro ben piazzato può essere liberatorio, certo rimane non auspicabile. Speriamo, quindi, che pullulino anche lungometraggi dove al centro siano esempi di soluzioni creative che non imbraccino per forza un mitragliatore. Di questi tempi, opzioni non guerrafondaie potrebbero arricchire l’immaginario collettivo e ingentilire il dibattito pubblico.

Diane Kruger, Jessica Chastain e Lupita Nyong’o in Secret Team 355 (Courtesy Press Office)

Perché vedere Secret Team 355

Ammirevole sforzo quello di Jessica Chastain – nel ruolo di produttrice dello spy thriller diretto da Simon Kinberg – di declinare al femminile un film che il pubblico è abituato a vedere condito di un ingente livello di testosterone. Gli ingredienti del genere ci sono tutti: i colpi di scena, gli inseguimenti a piedi, in macchina e in motocicletta, i viaggi transcontinentali (stavolta si vola dalla Colombia a Parigi, si passa per il Marocco e si arriva a Shangai per approdare poi a Washington), le zuffe e – chiaramente – le sparatorie.

A darsele di santa ragione, in una scazzottata dai tempi infiniti, anche due delle protagoniste, la spia americana, Mace (Jessica Chastain), e la spia tedesca, Marie (Diane Kruger). A loro, la rossa e la bionda, si uniscono la spia inglese, Khadijah (Lupita Nyong’o), la psicoterapeuta delle spie colombiane, Graciela (Penélope Cruz), e la spia cinese, Lin Mi Sheng (Fan Bingbing): razze, nazionalità e colori assegnate con il bilancino che pure hanno il merito di portare sullo schermo lingue e culture diverse, a suggerire quella varietà di possibilità nel mondo che ci fanno sentire, bianchi europei cristiani, meno centro imprescindibile dell’universo.

Per il resto, il valore delle attrici (di cui tre – Jessica Chastain, Lupita Nyong’o e Penélope Cruz – premi Oscar) è penalizzato da una sceneggiatura che avrebbe potuto dare maggiore profondità ai personaggi (ed evitare il cliché della donna latina legata alla famiglia e ai figli e quella tedesca fredda e dedita solo al lavoro, ma tant’è…) e a cui, forse, un pizzico di ironia non avrebbe nociuto. Come non sarebbe stato male che il genere maschile fosse messo in scena non solo per rappresentare i cattivi o, nel migliore dei casi, gli sprovveduti. Un peccato, perché non era peregrina la possibilità di far affezionare il pubblico alle cinque spie come era già stato per gli angeli di Charlie: qualche inseguimento meno sfiancante per lunghezza e qualche dialogo un po’ più curato sono quanto ci si augura qualora l’ammiccamento a nuove possibili avventure del “Secret Team” trovi davvero un futuro spazio produttivo.

Secret Team 355
Penélope Cruz, Lupita Nyong’o, Diane Kruger e Jessica Chastain in Secret Team 355 (Courtesy Press Office)

Scheda del film

Jessica Chastain, Penélope Cruz, Lupita Nyong’o, Diane Kruger e Bingbing Fan sono le cinque protagoniste di Secret Team 355 (The 355), spy thriller diretto da Simon Kinberg, a cui si deve la sceneggiatura insieme a Theresa Rebeck.

La sicurezza del mondo intero è in pericolo dopo che spietati mercenari riescono a entrare in possesso di una pericolosa arma segreta. Mace, agente della CIA sotto copertura, viene incaricata di ritrovarla, ma nella sua missione dovrà fare squadra con le migliori spie internazionali: Marie, agente tedesca e sua diretta antagonista; Khadijah, ex agente dell’MI6 ed esperta informatica, Graciela, psicologa colombiana, e Lin Mi Sheng, dei servizi segreti cinesi.

Per la cronaca, 355 è il nome in codice di una spia attiva durante la Rivoluzione americana: della donna, morta dopo il 1780, ancora oggi non si conosce l’identità.

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