A seguito del crescente interesse verso l’alimentazione vegana, anche nel campo della moda si sta cercando di virare verso tessuti più ecosostenibili, come la pelle vegana. Ma quest’ultima è davvero ‘buona’ come sembra? In realtà, sono molti i pericoli generati dall’utilizzo di questo tipo di pelle.

La moda sta diventando sempre più ecologica. Secondo l’app di shopping Lyst, le ricerche di capi realizzati in modo sostenibile sono aumentate del 75% in un anno. Un risultato davvero straordinario. Tuttavia, per quanto questi nuovi dati siano rincuoranti e dimostrino un’accresciuta sensibilità dei consumatori verso le tematiche ambientali, c’è da chiedersi se i tessuti vegani siano davvero meno inquinanti di quelli tradizionali.

Innanzitutto è bene chiarire che cos’è la pelle vegana. Si tratta di un tessuto che imita la pelle, ma è costituita da materiali artificiali o vegetali anziché da pelli di animali. La pelle vegana è spesso costituita da due diversi polimeri plastici: poliuretano e cloruro di polivinile. Questi due materiali hanno una consistenza rugosa che contribuisce a dare l’effetto di vera pelle.

Oltre a questi materiali sintetici, la pelle vegana può anche essere realizzata con risorse più naturali, come le foglie di ananas, le bucce di mela e la plastica riciclata. Grazie alla sua somiglianza con la vera pelle, moltissimi stilisti hanno scelto di lavorare esclusivamente con questo tipo di tessuto, abbandonando le vecchie tradizioni.

La pelle vegana è davvero la scelta più ecosostenibile?

Occorre chiarire che non tutta la pelle vegana è uguale. Come si è detto, infatti, alcune pelli vegane sono realizzate con materiali di origine vegetale, mentre altre sono create con materiale plastico. L’inclusione di questi prodotti artificiali nel settore ‘vegan’ può generare problemi per quanto riguarda la sostenibilità.

Un rapporto sulla sostenibilità nella moda sviluppato nel 2018 da Kering, ha a ogni modo rilevato che l’impatto ambientale della produzione di pelle vegana può essere fino a un terzo inferiore rispetto alla quella della vera pelle. La produzione di quest’ultima, infatti, richiede un notevole sfruttamento del suolo che comporta un innalzamento delle emissioni di gas serra.

Nonostante si ritenga che le alternative vegane abbiano un impatto ambientale inferiore, è necessario fare attenzione ai materiali plastici e artificiali spesso utilizzati per la produzione di abiti, borse e scarpe.

Gli indumenti realizzati in plastica, infatti, impiegano anni per degradarsi e rilasciano sostanze chimiche tossiche nell’ambiente. “Si stima che 13 milioni di tonnellate di fibre sintetiche entrino nei nostri oceani ogni anno”, ha avvertito Sandra Sandor, fondatrice del marchio Nanushka.

“La gente pensa che sia meglio perché c’è scritto ‘vegan’, ma quasi nessuno si prende il tempo per capire davvero cosa sta comprando”, ha dichiarato il designer di Boyish Jeans, Jourdan Norcose.

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