Daddy issues, il rapporto col padre influenza la vita sessuale delle figlie?

Con “daddy issues” ci si riferisce a quella serie di comportamenti perpetrati dai padri ai danni delle figlie e spesso causa di problemi di autostima e di benessere relazionale in età adulta. Vediamone i dettagli.

Assenti, iperprotettivi, violenti, abusanti, contraddittori, inaffidabili, ansiosi… Prima di essere genitori, padri e madri sono – nonostante il loro ruolo di figure di riferimento – persone, e, in quanto tali, possono arrecare più o meno consapevolmente problemi di varia entità all’interno del rapporto con i propri figli, spesso a causa di complessi interiori irrisolti e dolorosi.

Le conseguenze di tali dinamiche sono molteplici, e quasi nessuno di noi ne è esente. Le relazioni genitoriali possono, infatti, rispecchiarsi nella vita sentimentale e sessuale adulta, portando, così, a dinamiche a loro volta intricate e non sempre facili da gestire (dalla paura dell’abbandono alla tendenza a evitare i rapporti seri, dal timore costante di essere traditi al bisogno ossessivo di essere rassicurati e amati).

Tra le cause alla base di legami disfunzionali tra genitori e figli (e, successivamente, tra adulti) vi sono, perciò, anche i cosiddetti “daddy issues”, ossia una serie di comportamenti perpetrati perlopiù dal padre e fonte di difficoltà emotive nelle figlie femmine – ma i maschi non ne sono immuni – in età matura. Vediamo di che cosa si tratta.

Che cosa significa daddy issues?

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Fonte: Pexels

L’espressione “daddy issues” (letteralmente, i “problemi con il papà”) non designa un disturbo psicologico riconosciuto e, soprattutto, non è un termine medico, ma deve la sua diffusione al largo utilizzo che ne ha fatto, e ne fa tuttora, la cultura popolare, televisiva e seriale – spesso generalizzandolo e utilizzandolo in contesti anche molto dissimili tra loro.

Molte volte usato alla stregua di “joke”, ovvero battuta, il concetto si riferisce, in realtà, a un ampio spettro di atteggiamenti inappropriati (e spesso anche molto gravi) compiuti dalla figura paterna ai danni della figlia femmina, che, nella sua vita romantica e sessuale, vedrà gli strascichi e gli effetti di dinamiche genitoriali disequilibrate, o addirittura tossiche e malate.

Anche conosciuti come complesso di Elettra, i daddy issues si originano, quindi, nel corso dell’infanzia – nel periodo compreso tra i 3 e i 5 anni – e, nel caso in cui non trovassero risoluzione in quell’arco di tempo, hanno buona possibilità di riflettersi nella maturità di chi ne è stata vittima.

Ma che cosa può essere in grado di far scaturire tali problematiche? Le possibilità, naturalmente, sono numerosissime: dall’abbandono all’abuso sessuale, dalla violenza verbale all’assenza fisica ed emotiva, qualsiasi comportamento in grado di dare sfogo a un attaccamento insicuro tra padri e figlie può provocare, sul lungo termine, conseguenze più o meno emotivamente invalidanti nelle seconde. E invalidare significativamente il loro benessere psicofisico.

Gli effetti dei daddy issues e come superarli

Nel 2017, i ricercatori della University of Utah DelPriore, Schlomer ed Ellis hanno studiato, grazie a un campione di 202 persone, gli effetti dei daddy issues e, come si legge su Vice, le possibilità che le figlie adottino “comportamenti sessuali a rischio” a causa di rapporti controversi con i padri.

Tra questi comportamenti a rischio vi sarebbero il sesso non protetto, il sesso con individui tossicodipendenti, incontri intimi sotto l’effetto di alcol o droghe e sesso con persone abusanti.

Questi, tuttavia, non sarebbero gli unici effetti dei daddy issues. Tra di essi, infatti, se ne possono annoverare anche molti altri, tra cui:

  • un’autostima strettamente correlata al desiderio che si è in grado di suscitare negli uomini;
  • la tendenza a evitare relazioni serie e durature, per il timore di essere ferite;
  • il bisogno costante di rassicurazioni circa l’affetto e l’amore del partner;
  • la gelosia e la mania di controllo;
  • la paura di restare sole ed essere abbandonate;
  • una maggiore fascinazione nei confronti di uomini più grandi e maturi, “feticci” dei genitori paterni fonte dei dissidi interiori.

Un aspetto, quest’ultimo, che è spesso considerato in modo giudicante dall’esterno e che, soprattutto, viene sottolineato per corroborare stereotipi di genere, tra cui quelli in base ai quali una donna frequenterebbe un uomo più anziano per meri interessi economici e di vantaggio sociale.

I daddy issues, infatti, anche a causa delle immagini veicolate da libri, film, serie televisive e, come accennato, cultura pop, hanno in qualche modo fortificato il patriarcato e l’idea che una donna con un complesso di Elettra irrisolto sia una persona debole, da proteggere e priva di strumenti emotivi adeguati, che le consentirebbero di non essere eternamente vittima delle proprie fragilità.

Naturalmente, però, i daddy issues possono riguardare tutti gli individui, e non solo le donne, e le loro conseguenze – se pur giudicate diversamente in base al genere – sono gravi e dolorose per chiunque ne sia vittima.

Per superarle, la terapista Caitlin Cantor individua tre metodi efficaci:

  • Il primo è riconoscere che il problema non sono le vittime, bensì i padri delle stesse. Quando i bisogni infantili non sono soddisfatti, l’inclinazione è quella di credere di non essere meritevoli di amore, affetto e attenzione. Ovviamente non è così, e il primo passo da compiere è proprio rendersi consapevoli dei vecchi “pattern” e comprendere che certi atteggiamenti del presente derivano da dinamiche antiche;
  • Una volta riconosciuta la fonte delle proprie difficoltà emotive, è, allora, necessario lasciarle “andare”, e un modo per farlo può essere quello di piangere e, nel complesso, non farsi spaventare dalle sensazioni di rabbia, tristezza e sconforto che possono seguire alla nuova consapevolezza raggiunta;
  • Grazie a quest’ultima è, infine, possibile imparare da quanto vissuto e, successivamente, sostituire le credenze che hanno avuto un impatto negativo nel corso dell’infanzia con convinzioni nuove, diverse e più salutari per il nostro benessere.

Siamo tutti cresciuti in un intrico di emozioni spesso contrastanti. Per stare bene nel presente, però, è opportuno sciogliere i nodi e dare vita a sentieri inediti ma più “giusti” per noi.

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