Chi ama gli animali li considera in tutto e per tutto veri e propri membri della famiglia.

A volte però ci si scontra con la poca tolleranza di alcune persone, per così dire, non proprio propense alla convivenza con i nostri amici pelosi. Ma da martedì tutto è cambiato (almeno sulla carta dovrebbe esserlo), finalmente, nessun regolamento condominiale potrà più vietare la presenza di animali, né all’interno dei singoli appartamenti e neppure negli spazi comuni. I proprietari di cani o gatti dovranno solo preoccuparsi che i loro amici a quattro zampe non sporchino e non danneggino le proprietà condominiali o altrui e che, ovviamente, non disturbino in alcun modo gli altri condomini. Da martedì, in ogni caso, si volta pagina: il 18 giugno è entrato definitivamente in vigore la legge 220/212 che integra il codice civile stabilendo, appunto, all’articolo 1138, che «le norme del regolamento condominiale non possono vietare di possedere o detenere animali da compagnia».

È chiaro che questa norma prevede che i proprietari rispettino delle regole basilari sulla civile convivenza, ma questo dovrebbe essere ovvio e valere a prescindere che si tratti di umani o di animali. Non si può pretendere dagli altri tolleranza imponendo le proprie scelte, perché la libertà di ognuno finisce dove comincia quella altrui. Esistono delle semplici ed efficaci regole di buona educazione che se messe in atto consentono di evitare problemi.

I proprietari di animali dovranno assicurarsi che i loro pet non arrechino disturbo agli altri condomini. Non viene cancellato dunque l’obbligo di ripulire laddove il cane dovesse eventualmente sporcare o di risarcire eventuali danni provocati dal micio avventuratosi nelle proprietà altrui. Quello che viene meno è il divieto a priori di possedere un animale di compagnia, che cessa di avere effetto anche per i vecchi regolamenti che lo prevedevano.

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Solo gli affittuari non potranno opporsi ad un eventuale diniego opposto dal proprietario: il contratto di affitto è infatti di natura privata e se il locatore inserisce una specifica clausola di divieto, questa diviene vincolante una volta apposta la firma di accettazione.

Un’altra novità riguarda le colonie feline, ovvero gli insediamenti spontanei di gatti nei cortili: questi non potranno essere allontanati forzatamente a meno di interventi di soccorso o di carattere sanitario motivato.

Indubbiamente, si tratta di un notevole passo avanti, dettato da un sempre crescente cambiamento di costumi della società italiana dove, secondo le ultime rilevazioni Eurispes, più della metà delle famiglie (il 55,3%) ha in casa uno o più animali domestici. Un dato in forte crescita, se si pensa che solo nel 2012 la quota non superava il 42%. L’animale più diffuso è il cane, presente nel 55,6% dei casi, seguito dal gatto (49,7%), dai pesci (9,7%), dai volatili (9%), dalle tartarughe (7,9%) e a seguire da conigli, criceti o rettili. In diversi casi nella stessa abitazione sono presenti più animali.

«La rimozione dei divieti che rendono difficile la convivenza con i quattro zampe – commenta Ilaria Innocenti, responsabile del settore cani e gatti per la Lega antivivisezione (Lav), una delle associazioni che più si è battuta per l’introduzione delle nuove norme nell’ordinamento italiano – è importante anche per la prevenzione del reato di abbandono di animali e agevolare l’ingresso nelle case di cani e gatti può essere un incentivo ad accogliere in famiglia uno sfortunato trovatello ospite di un canile».

Il fenomeno degli abbandoni, anche se l’atteggiamento negli ultimi anni sta cambiando, tuttavia è ancora piuttosto diffuso. Da un lato perché spesso non c’è la giusta consapevolezza dell’impegno che comporta in termini di tempo, attenzioni, cure e costi da sostenere, la gestione di un cane o di un gatto. Dall’altro perché in molti vedono le limitazioni all’accesso degli animali ancora in vigore in molti luoghi pubblici come un problema insormontabile. In realtà si tratta di piccoli problemi facilmente risolvibili con l’informazione e un po’ di organizzazione e chi ha a cuore i propri amici animali sa che  basta organizzarsi e scegliere con criterio perché esistono strutture, (alberghi e spiagge) dove gli animali sono ammessi.

Tuttavia, secondo la Lav, i tempi sono maturi per un ulteriore passo avanti: ecco perché parte una nuova campagna per riformare la legge 281/91 (quella sulla tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo) prevedendo ad esempio:

  • il libero accesso di cani e gatti in tutti i luoghi pubblici e strutture turistiche
  • detrazioni fiscali su cibo e spese veterinarie per chi adotta un cane un gatto
  • e anche l’inserimento del cucciolo nello stato di famiglia.

«Oltre ad essere un reato – sottolinea ancora Ilaria Innocenti – l’abbandono porta a un dispendio di soldi pubblici che ricade sull’intera collettività: considerando che per ogni cane ospitato in canile ogni Comune paga circa 1.000 euro l’anno e che nei canili ci sono circa 150 mila animali le proporzioni del fenomeno sono evidenti».

Esiste una petizione che chiede l’introduzione delle nuove norme contro l’abbandono e può essere firmata online su lav.it e su erbolario.com, visto che l’azienda di cosmetici da sempre è pet friendly e ha deciso di spendersi in prima persona per l’iniziativa. Tra le richieste che saranno poste al vaglio del Parlamento ci sono anche:

  • l’istituzione di un 118 a livello nazionale per il pronto soccorso veterinario (chi possiede uno o più animali sa bene quanto le cure veterinarie incidano sul budget familiare)
  • l’obbligo di convenzioni tra canili e Comuni con precisi standard di qualità e tariffa minima per evitare il fenomeno dei canili-lager!
  • il divieto di detenzione di animali per coloro che abbiano riportato condanne per reati contro gli stessi.

Finalmente sembra si stia imboccando la strada giusta per dare agli animali una dignità maggiore e a chi li possiede il giusto riconoscimento di importanti diritti e agevolazioni.

 

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