Nft e arte: essere originali in un mondo di copie. Cosa sono i non fungible token

Artwork digitali, canzoni, gif, meme e addirittura post social possono essere venduti in rete attraverso gli nft. A cosa servono i non fungible token? Si tratta di una moda passeggera o stiamo assistendo alla rivoluzione nel mondo dell'arte contemporanea?

Nonostante esistano già da qualche anno, solo recentemente gli NFT stanno attirando l’attenzione di molti a livello mondiale. Da quando, lo scorso marzo, Christie’s, una delle più note case d’asta, ha venduto per la cifra record di $ 69.346.250, l’opera digitale Everydays: The first 5000 days di Beeple attraverso il sistema di criptovaluta, è scoppiata la Non Fungible Token-mania. Ma di cosa si tratta, e quali sono i benefici e i danni che può provocare al mondo dell’arte?

Cosa sono gli nft?

Partiamo col dire che quando parliamo di criptovalute ci riferiamo a una moneta digitale creata tramite un sistema di codici che opera al di fuori dei sistemi bancari governativi, utilizzando la crittografia per rendere sicure le transazioni.

I tokens sono frazioni di questa criptovaluta e possono dividersi in fungibili e non fungibili. I primi, come ad esempio i bitcoin, sono divisibili e interscambiabili; gli nft, invece, sono unici e non replicabili.

I non fungible token sono, quindi, un insieme di informazioni digitali, conservati in una blockchain che attribuisce caratteristiche a un soggetto. Gli nft, vengono utilizzati principalmente, ma non solo, per l’acquisto di media.

Questi costituiscono una certificazione di originalità dell’opera, ma non sono l’opera; infatti, quando viene acquistato un nft il media a esso collegato può continuare a circolare liberamente come qualsiasi prodotto digitale in rete, mentre i diritti originali divengono proprietà di chi lo ha acquistato.

Gli nft e il mercato dell’arte

Gli nft vengono utilizzati nel mondo dell’arte per via della loro capacità di fornire prove sull’autenticità e la proprietà di prodotti di arte digitale. Infatti, gli nft attribuiscono digitalmente ad un opera tutti i criteri che avrebbe fisicamente come rarità, veridicità e, ovviamente, la proprietà.

Un’opera in nft equivale a una copia autografata dall’autore e quindi rappresenta una rarità rispetto ad altre che possono circolare in rete. Quindi tutti possono continuare a usufruire del file, ma solo chi possiede gli nft ne è proprietario.

La crypto art nasce all’incirca nel 2014 e, nell’epoca dell’infinita riproducibilità digitale, ben presto i creatori si sono posti il problema del diritto d’autore. Considerando che foto, video, audio musicali possono essere scaricati e duplicati, i danni economici per gli autori sono diventati ingenti. Dall’esigenza di porre un freno a questo fenomeno nascono gli nft.

Esistono siti specializzati che offrono la possibilità di caricare una propria opera e inserirla in un registro digitale. Con la certificazione dell’opera si può procedere alla vendita che, molto spesso, avviene attraverso aste di collezionisti che raggiungono cifre esorbitanti. È il caso del sopracitato Everydays: the first 5000 days di Beeple: un collage di 5000 opere singole pubblicate sui social dall’autore, venduto per quasi 70 milioni di dollari.

Non solo i quadri o foto, però, nel mercato nft; anche canzoni, video, gif, meme e post social. Da poco, infatti, Jack Dorsey, fondatore e CEO di Twitter ha venduto il suo primissimo tweet alla cifra di 2,9 milioni di dollari.

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La potenzialità rivoluzionaria degli nft

Solo nel primo bimestre del 2021 le vendite di nft sono arrivate a 300 milioni di dollari. Numerosi artisti hanno riconosciuto negli nft la possibilità di proporsi al proprio pubblico in maniera nuova, realizzando opere originali e distinguibili dalle loro copie.

Questa modalità di compravendita di prodotti artistici ha, inoltre, il pregio di di ridurre gli intermediari tra artista e compratore aumentando il profitto e rendendo più trasparente il processo.

Sono già in molti, soprattutto in Usa, a vendere opere in nft. L’artista diciottenne FEWOCiOUS ha venduto la sua The Everlasting Beauty per 550 mila dollari; il noto dj Steve Aoki ha pubblicato una collezione di arte digitale di 11 pezzi in collaborazione con l’illustratore 3D Antoni Tudisco, chiamata Dreamcatcher.

L’opera più costosa in nft realizzata da una donna è Mars House di Krista Kim, venduta per 512 mila dollari. Si tratta della prima casa digitale realizzata in nft, composta da diversi file 3D. Un immobile virtuale immerso in un paesaggio spaziale con l’accompagnamento di una colonna sonora.

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Anche musicisti come A$AP Rocky e The Weeknd hanno venduto in nft dei loro artwork e nel nostro paese Sfera Ebbasta, Shablo e Gué Pequeno stanno in questi giorni presentando le loro prime collezioni.

Limiti e problemi del rapporto tra nft e arte

Se fino a ora abbiamo elencato i privilegi della vendita di opere in nft, è bene anche tener conto dei rischi. Dai più complessi come quelli relativi all’instabilità delle monete virtuali, ai più banali come la possibilità di perdere password e accesso ai propri acquisti o essere hackerati.

Non possiamo ancora sapere se i numeri di questo periodo rimarranno stabili o se una volta terminato l’hype della fase iniziale la bolla degli nft scoppierà. Molti sono i quesiti da porsi anche da un punto di vista prettamente fiscale. Ad esempio, allo stato attuale non sappiamo ancora se il possesso di un’opera virtuale per un residente in Italia sia da considerarsi come ‘possedimento estero‘ e come questa cosa possa incidere sulla tassazione.

Poco ancora sappiamo sul futuro degli nft e ancora non è chiaro il senso dell’acquisto di un file che può comunque essere utilizzato da chiunque. Quello che è certo è che si tratta di un passo rivoluzionario, anche se dall’incerto destino, che per la prima volta introduce i concetti di originalità e appartenenza nel mondo della rete.

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