L’uso di un bagno classico richiede almeno tre minuti a persona, quello di un orinatoio appena 30 secondi a testa. Lo sapevate?

Eppure, l’utilizzo del secondo è storicamente appannaggio del genere maschile, almeno fino a ora; fino a quando, cioè, l’architetta francese venticinquenne Gina Perier non ha ideato l’orinatoio femminile, una soluzione ottimale soprattutto in quei luoghi, come festival, concerti ma anche nei campi profughi, per intenderci, dove l’igiene è tanto importante quanto la comodità carente.

Si chiama Lapee, e Gina lo ha progettato con un’idea ben precisa, ovvero come un orinatoio mobile che si muove su una piattaforma a tre posti rialzata, contiene un serbatoio pari a 1100 litri l il che equivale a tre donne che urinano ininterrottamente per 48 ore – ed è direttamente collegabile a un sistema di evacuazione.

Lapee è stato premiato al concorso Lépine 2019 come migliore invenzione, e non solo perché ha il merito di risolvere un annoso problema come quello della pipì in situazioni difficili, ma anche perché garantisce una maggiore sicurezza alle donne.

Fonte: Lapee.dk

Come la stessa Gina spiega,

La sua forma a ‘eliche di battello’ garantisce abbastanza privacy da non preoccuparci di essere viste. L’orinale (le cui pareti sono alte 1,65 m) è progettato per evitare una sensazione di vulnerabilità per le donne che fanno pipì in posizione accovacciata. Il modo in cui è strutturato garantisce anche sicurezza dato che la donna si trova in una posizione rialzata e ha una visibilità a 360 gradi su ciò che le sta accadendo intorno, osservando la situazione da sopra.

Da non sottovalutare neppure l’aspetto, tristemente diffuso, dei casi di violenza che avvengono proprio dietro le porte dei bagni pubblici, o nelle situazioni di disagio in cui le donne spesso si trovano a dover orinare quando sono fuori.

[…] piuttosto che ritrovarsi a fare la pipì tra due macchine parcheggiate, Lapee potrebbe essere una soluzione molto più igienica e rassicurante da adottare.

L’architetta però solleva anche un’altra questione, quella della parità di genere: perché, se ci sono padri che – giustamente – reclamano la presenza di fasciatoi anche nei bagni maschili, per poter cambiare i figli, è altrettanto giusto smantellare questo retaggio secondo cui l’orinatoio sia un oggetto a uso tipicamente ed esclusivamente maschile.

Senza contare, inoltre, che gli spazi dedicati ai servizi igienici sembrano pensati a misura d’uomo, come sostenuto in un recente Ted Talk, iniziato con la frase

Non ti sei mai chiesto perché le donne siano sempre in fila per i servizi igienici? Perché è un mondo progettato dagli uomini.

Lezlie Lowe, autrice del libro No Place To Go: How Public Toilets Fail our Private Needs, ha rilevato infatti che, a parità di metratura, in genere si trova una toilette per le donne in cui su un muro ci sono tre wc con i relativi divisori, e una toilette per gli uomini con gli stessi tre wc e divisori, ma anche almeno cinque orinatoi su un’altra parete. Ma in che modo questo potrebbe influire sull’empowerment femminile?

L’autrice riporta un caso celebre: quando Hillary Clinton era impegnata nella sua campagna elettorale, nel 2015, durante un dibattito televisivo, trovò la fila al bagno delle donne, diversamente dai suoi colleghi maschi, Bernie Sanders e Martin O’Malley, che poterono tornare puntuali in video, mentre lei dovette scusarsi con il pubblico per l lieve ritardo.

La giornalista Micaela Cappellini, che ne ha scritto sul Sole 24 Ore, si spinge oltre, e sostiene che evitare le code ai bagni permetterebbe alle donne di fare una crepa in quel famoso soffitto di cristallo.

Quella della toilette è una metafora del vantaggio che altre volte andrebbe concesso alle donne per permettere loro di raggiungere la parità. Dentro i Cda, per esempio, grazie alle quote rosa. Oppure, chessò, rendendo obbligatorio quello stesso congedo di paternità che per le madri è invece facoltativo. Perché forse solo incentivando gli uomini a stare a casa si può ottenere una divisione più equa della cura dei figli.

Ultimo, ma non meno importante aspetto: garantire la presenza di orinatoi anche nei bagni femminili permetterebbe alle transgender di potersi sentire a proprio agio nell’utilizzo della toilette, altro argomento che spesso è fonte di imbarazzo e di discriminazione per le persone con disforia di genere che stanno affrontando la transizione.

Veniamo alle caratteristiche fisiche di Lapee: parliamo di un orinatoio in polietilene, riciclabile al 100%, facilmente impilabile per il trasporto e che – cosa molto importante – non spreca acqua, quindi è anche super eco-compatibile.

È un ottimo affare per chiunque lo acquisti. I festival vedranno aumentare la vendita di bevande se le donne non saranno più costrette a trattenersi dal fare la pipì per non andare in bagni assurdi e quindi limitare il consumo di liquidi per reggere più a lungo.

Per saperne di più è sufficiente visitare il sito ufficiale.

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