“Quanto sei dimagrita” è davvero uno dei complimenti migliori che possiamo fare o ricevere? Ancora meglio: commentare l’aspetto fisico di un’altra persona è davvero un complimento?

Ne ha parlato la speaker di Radio Popolare Florencia Di Stefano-Abichain, autrice del podcast Ordinary Girls, attrice, presentatrice, content creator con una pagina Instagram molto seguita, pubblicando, proprio sul suo canale social, una serie di stories in cui, entrando nell’argomento peso, ha fatto una riflessione sulla percezione che le persone hanno a riguardo.

Il suo interrogativo è partito da una serie di commenti che, nel momento in cui ha dichiarato il proprio peso si è sentita rivolgere:

Non sembra nemmeno che pesi 75 kg!

Un po’ come se pesare 75 kg fosse una cosa negativa, come se esistesse un immaginario peso “ideale”, dopo il quale si esce dal limite del socialmente accettabile.  Insomma, un po’ come sentirsi dire “Wow, non sembri così grassa!”.

Tanti discorsi sono stati fatti sul fat shaming e la body acceptance, diventati spesso oggetto di campagne social, e la stessa Florencia ammette che si rischia addirittura di risultare pedanti a continuare a insistere sugli stessi punti, ma sono cose importanti, anche quando riguardano i cosiddetti convenevoli, ovvero quelle espressioni che le persone talvolta si scambiano quando si incontrano dopo qualche tempo e, culturalmente, vengono identificate come complimenti. Un esempio su tutti, proprio il “come sei dimagrita!”

Tuttavia, perché, si domanda Florencia, sentiamo spesso quasi l'”obbligo” di dover commentare l’aspetto fisico di una persona, senza neppure sapere da cosa possa dipendere quel dimagrimento/aumento di peso o se sia una cosa voluta o apprezzata dalla persona interessata?  Perché siamo così convinte che sia una forma di cortesia e facciamo fatica invece a vederla per ciò che è, ovvero un mero giudizio estetico?

La risposta più usata è “lo si dice così per dire, senza pensarci”, ma, come giustamente fa notare Florencia, è invece il caso di iniziare a pensarci. Perché, se proprio non riusciamo a preferire il sempre valido silenzio, ci sono moltissimi altri modi per espletare “l’obbligo sociale” dei convenevoli, senza che questo significhi esternare giudizi estetici sull’altro.  “Che bella maglietta” o “Come sei radiosa oggi” sono ottimi esempi.

Spesso i commenti delle persone tendono a rimarcare, più o meno implicitamente, le fattezze di una persona e chi li ascolta li prende senza ribattere per via di quella che potrebbe essere considerata “un’assuefazione” alla prassi, un’accettazione più o meno passiva dato che, a livello sociale, “si è sempre fatto così”. Lo spiegano bene le Belle di Faccia in questo post sui commenti e i modi di dire “tipici” che le persone grasse si sentono rivolgere o di cui sono protagoniste, aggiungendo anche quanto invece sia importante reagire per eliminare proprio questo genere di cliché tanto consolidati.

Badate bene che questa attenzione nel corretto uso delle parole non è però un atto di generosità che si richiede solo alle persone grasse. Anche coloro che hanno una fisicità molto magra sono spesso bersaglio di giudizi (se non addirittura insulti) riguardanti il proprio aspetto. Si tratta quindi di un buono uso delle parole che va a beneficio di tutti: grassi, magri e le moltissime declinazioni che stanno nel mezzo.

Lo sano bene le molte donne che sui social si sentono spesso dire “le ossa diamole ai cani” oppure a coloro che in gravidanza hanno dovuto sopportare i giudizi altrui sul proprio peso pre e post parto, come Chiara Ferragni o la stessa Alice Basso, che ha voluto raccontarci la sua esperienza in questo video:

È sempre Florencia a sottolineare l’importanza della consapevolezza del proprio corpo, ovvero della propria unicità, che non può essere forzata in un’etichetta o costretta in uno standard che qualcuno ci vorrebbe imporre in base a presunti criteri di “perfezione”. Come dice Florencia nelle sue stories, “Mettete più persone in una stanza e vedrete che nessuna ha il fisico uguale all’altra”. Ed è vero.

Da qui si capisce bene anche come il peso indicato dalla bilancia non dovrebbe essere un valore su cui basare la propria autostima.

È importante chiarire che, in questo discorso, il capitolo salute non c’entra nulla;  parlando di consapevolezza del proprio corpo non si intendono né elogiare stili di vita non sani – che, fra l’altro, possono appartenere a qualunque persona, con qualunque tipo di fisicità – né invitare le persone a non fare nulla per cambiare una situazione che mette a rischio appunto la salute.

Florencia nelle sue stories fa una considerazione giustissima: voler dimagrire, o tentare di ingrassare, non è sbagliato. Sbagliati, o distorti, semmai, possono essere i motivi (e i modi) per cui lo si fa. Lo stiamo facendo per una nostra genuina preferenza o lo stiamo facendo perché la società vuole così e quindi la nostra non è una scelta, ma il risultato di un’influenza cui siamo sottoposte e che passa anche, implicitamente, da certe espressioni di uso comune?

Essere grasse non significa né essere trascurate né essere per forza “malate”, così come essere magre non significa essere schiave delle diete o anoressiche. Le ragioni alla base di una determinata fisicità, o dei suoi cambiamenti, possono essere le più disparate, per questo frasi come “Sei ingrassata!” o “Quanto sei dimagrita!” di fatto non sono complimenti, ma solo il prolungamento di quegli stereotipi per cui i corpi devono essere inquadrati in caratteristiche ben definite.

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