Tutte le colpe delle donne che subiscono violenza

Gridatele pure, urlate tutte le giustificazioni, i "se" e le "colpe" delle donne uccise, stuprate e violentate. Sfogatevi, ma lasciate poi a me fare una domanda a voi, perché è inutile chiudere gli occhi davanti alla realtà solo perché ci fa tremendamente paura.

I recenti dati riguardanti i femminicidi parlano chiaro: in Italia ogni 3 giorni più di una donna viene uccisa, ogni 15 minuti subisce una violenza. Il movente principale resta ancora “gelosia e possesso”.

Cioè ciò che viene erroneamente chiamato delitto passionale, gli “omicidi per troppo amore”, insomma. Come se l’amore fosse una droga che, assunta fino all’overdose, invece che ammazzare il tossico, ammazza chi gli sta accanto.

Si parla molto ormai di questi delitti, fiume di parole che hanno delimitato con il tempo cosa è consentito dire, il politicamente corretto, e ciò che è meglio tacere, anche se si pensa.

Per esempio, non si può più dire che “quella è una t***a” anche se si veste come tale; che “se lei ha tradito, in fondo quello schiaffo se lo è meritato”; che “dispiace che sia morta, ma anche lei poteva evitarli certi ambienti…”

E tu che queste cose le pensi, ti convinci che la gogna mediatica dei cosiddetti perbenisti è pronta a colpirti e a zittirti. E allora se ne stai zitto, ma quelle idee non se ne vanno e mentre covi dentro la sensazione di subire un’ingiusta censura, aspetti chi, sbraitando o a sottovoce, oserà infine esprimere il tuo stesso pensiero. E lo seguirai, come la falena insegue la luce della lampadina. Con il rischio del medesimo tragico epilogo.

È a te che dedico questo articolo.

Perché ciò che più mi fa paura è il potenziale esplosivo di un’idea repressa. Non è il silenzio che cambierà le cose. È il dialogo. Per questo voglio darti lo spazio di gridare tutte quelle idee sulle donne, che difficilmente qualcuno con un poco di dignità avrebbe ormai il coraggio di dire pubblicamente.

Dille, urlale pure. Rigurgita senza nemmeno prendere fiato tutto ciò che la notizia dell’ennesima donna uccisa o violentata ti suscita, tutte le sue colpe.

Era una stronza? Una che non faceva più vedere i figli al marito? Che continuava a prometterla senza mai darla? Una tossica? Un travestito? Una che aveva bevuto troppo? Che frequentava uomini pericolosi? Una che ha continuato a perdonare le botte subite? Una minorenne con genitori assenti? Una pazza? Una sfasciafamiglie? Una che faceva sesso di gruppo? Una lesbica? Una traditrice seriale? Un’ingenua? Un’immigrata? Una uccisa per colpa della sua religione? Una strana? Una ninfomane? Una che non voleva il figlio che aveva in grembo? Una puttana? Una che se l’è cercata?

Vi rispondo io: sì lo era. Era tutto questo. Era una di quelle donne per voi sbagliate. Di quelle che tra l’essere santa o puttana non v’è dubbio dove stiano. Lo era, a volte inconsapevolmente, a volte orgogliosamente.

E ora lasciate però a me fare una domanda a voi. L’unica che ha senso porvi quando vi affannate a giudicare quelle donne:

e quindi?

Anche fossero vere (e non lo sono quasi mai) quale di queste “colpe” merita l’omicidio, lo stupro, la violenza?

Non perdete tempo a pensarci. Guardate il lato sbagliato se cercate chi ha la colpa. Perché non può esistere peccato che giustifichi questi crimini. Non può esiste un “ma” o un “se” da dire. È dell’uomo che preme il grilletto, affonda il coltello, picchia, stupra e dà fuoco, la colpa. Di nessun altro.

La donna non può nulla contro gli uomini violenti. A dispetto di quello che alcune stesse donne pensano, non riusciranno a “cambiarlo con il tempo”. L’unico potere che la potenziale vittima eventualmente ha è avere la fortuna di allontanarsene. E così come non può cambiarne la violenza, così non può esserne la causa. 

Non cercate altre giustificazioni, non ve ne sono. E questo è terrificante, lo so. Questo è il motivo per cui piace tanto colpevolizzare la vittima. Perché se non è colpa degli “sbagli” di quelle donne, allora a chiunque può succedere. Anche a quelle “sante”, che magari pensano che tale virtù potrà sempre salvarle. Non è così. Non serve a nulla cercare quel dettaglio che possa porre la vittima tra “gli altri” e tirare così un sospiro di sollievo, perché a fronte di 142 donne uccise in un anno non c’è alcun sollievo.

C’è solo il coraggio di guardare la realtà in faccia e ammettere senza dubbi che per la violenza sulle donne vi è un solo colpevole: l’uomo. Solo allora potremo smettere di porci domande stupide e iniziare a pensare alle risposte serie.

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