Abbiamo molto a cuore il tema delle mestruazioni, non solo perché rappresenta uno dei temi di competenza femminile per eccellenza, ma soprattutto perché sono causa di discriminazioni, sottili o meno, che vengono perpetrate ai danni delle donne, in nome di un tabù che sarebbe ora di sradicare.

Per questo abbiamo colto con favore lo spot di Nuvenia che tanto sta facendo discutere e di cui abbiamo parlato con Lucia Tagliaferri, direttrice commerciale della Divisione Consumer Goods di Essity:

Nel trattare questo argomento abbiamo però spesso incontrato delle risposte ostili, segno evidente che se basta cambiare il colore di un liquido per allarmare così tante persone, un tabù a riguardo esiste eccome. A dispetto di tutte le dichiarazioni che vogliono affermare il contrario.

Non potendo rispondere a ogni singolo commento che abbiamo ricevuto, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza qui.

A chi dice “Lo sapevamo già che il sangue mestruale è rosso”

Sì, è un’ovvietà non così ovvia, se no il sangue non sarebbe stato tramutato per magia in tutti questi anni in un liquido perfettamente blu (o di altri colori alternativi) e perfettamente omogeneo. Lo scopo della campagna pubblicitaria Blood Normal di Nuvenia non è sicuramente didattico. Non si tratta di un documentario esplicativo, che spiega in modo elementare e banale il funzionamento del corpo umano. Qui si parla della rottura di un tabù secolare, che parte da una semplicissima, ma potente rivoluzione: dare alle cose il loro vero nome e, anche, la loro vera forma.

A chi dice “Ma quale tabù! Nessuno si scandalizza”

Come sempre, sarebbe utile non utilizzare la propria, limitata, esperienza personale come metro di giudizio per il mondo intero. Il tabù che riguarda le mestruazioni esiste da quando esistono le mestruazioni. Oggi, alle porte del 2020, le donne che vivono nei paesi più sviluppati e ricchi del mondo si stanno pian piano liberando di pregiudizi e costrizioni: non possiamo certamente pensare che sia così ovunque. 4 donne su 10 si sentono a disagio quando parlano di mestruazioni, il 40% delle madri si sente in difficoltà ad affrontare questo tema con le figlie.

Certo, ci sono segnali rincuoranti di sviluppo e apertura: il 30% dei papà e il 45% delle mamme affrontano questo argomento in libertà con i figli maschi. Eppure, in certe parti del mondo ci sono bambine, ragazze e donne che quando hanno le mestruazioni vengono isolate, emarginate, escluse da attività importanti (come andare a scuola o lavorare) e che rischiano la morte.

Sono situazioni per noi inimmaginabili e che per fortuna non ci troviamo a vivere sulla nostra pelle, anche se non facciamo certo fatica a farci venire in mente decine di superstizioni e falsi miti legati al ciclo mestruale (es. le donne con le mestruazioni non fanno lievitare il pane, fanno inacidire il latte, fanno appassire le piante, non possono toccare i neonati, …).

A chi dice “Che schifo!”

Vi poniamo una semplice domanda “Avete schifo o paura del sangue in TUTTE le sue manifestazioni? Quando guardate un film o un programma e compare del sangue, vi inorridite, vi girate dall’altra parte e cambiate canale? Se vi tagliate e perdete del sangue, impazzite?” Se la risposta è sì, “soffrite” di emofobia: si sa, le fobie sono irrazionali e incontrollabili.

Se invece siete infastidite o inorridite solo dal sangue mestruale, perché lo considerate sporco e sconveniente, allora la questione è diversa e non si tratta più di qualcosa di irrazionale, ma di una limitazione culturale che va abbattuta. E campagne come Blood Normal stanno cercando di fare esattamente questo, e non lo fanno per delle motivazioni fini a se stesse.

A chi dice “Beh, allora mostriamo anche la cacca nei pannolini o il moccio nei fazzoletti”

Potremmo dirvi “Perché no!”, ma non si tratta assolutamente di situazioni paragonabili. Prima di tutto, la scelta di censurare il sangue mestruale e le mestruazioni in generale, con tutto quello che comportano, riguarda solo ed esclusivamente il mondo femminile, già soggetto a pregiudizi e limitazioni di suo.

Poi, da un lato abbiamo delle funzioni corporee o dei malanni passeggeri che subiscono poca o alcuna censura nella vita di tutti i giorni, dall’altra parte abbiamo un normale fatto femminile che ha subito così tanta censura e che fa così paura da essere diventato nelle pubblicità e nel pensiero comune un qualcosa di innominabile, sporco, da nascondere e privo di odori, colori e sintomi.

Se in un prossimo futuro i raffreddori e la cacca diventeranno causa di pregiudizi, esclusione sociale, forte vergogna e restrizione, saremo assolutamente dalla parte di chi sceglierà di mostrarli senza imbarazzo.

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