Devo fare una premessa che, per quanto scontata, è d’obbligo: in quanto uomo non posso sapere cosa significhi avere le mestruazioni. Non posso conoscere i disagi derivanti dai crampi, dagli ormoni, dalle perdite, dagli assorbenti. Non posso comprendere fino in fondo cosa comporta per voi donne avere quei giorni per buona parte della vostra vita. Lo posso solo immaginare.

Nonostante questo, malgrado i miei naturali limiti maschili, riesco comunque a vivere le mestruazioni altrui senza soccombere all’elefantiaco disagio che circonda il ciclo, perennemente soffocato da un manto di tabù, imbarazzi e pruderie del tutto ingiustificati.

Confesso: non è sempre stato così. Ben ricordo la prima volta che mi sono ritrovato solo davanti allo scaffale degli assorbenti, in cerca di “quelli viola”. Rammento bene la sensazione di sentirmi fuori luogo mentre tentavo di distinguere le sfumature pervinca da quelle porpora. Nutrivo persino la preoccupazione di passare per un depravato, lì in quella corsia di sole donne.

Perché quella sensazione? Perché l’acquisto di un semplice pacco di assorbenti mi creava così tanto disagio? Perché tutti questi problemi con le mestruazioni?

Il punto è che non si trattava semplicemente di una cosa nuova, era un vero e proprio “incontro del terzo tipo”. Come trovarsi faccia a faccia con un alieno.

Perché la verità è che a uomini non viene insegnato nulla a riguardo. Semplicemente viviamo la nostra vita come se le mestruazioni non esistessero. Sono un affare femminile che non ci compete, se non solamente quando ci impediscono di fare sesso o ci preavvisano una gravidanza con la loro mancanza. Stop.

Non siamo stupidi, sappiamo cosa sono, ma a livello pratico non hanno per noi alcuna concretizzazione. Al punto da provare brividi quando, inavvertitamente, ci troveremo a sfiorare il tampax nella vostra borsa. Come se un troll ci avesse appena insudiciato la mano.

Abbiamo una tale paura delle mestruazioni che non le nominiamo nemmeno. Perché, si sa, se una cosa non ha un nome, non esiste. E la nostra ignoranza a riguardo è tale che attribuiamo al “mostro” mestruazioni poteri in grado di trasformarvi in valchirie rabbiose, non riconoscendo che più probabilmente siamo noi ad avervi fatto incazzare, e non le vostre ovaie.

È un’ignoranza antica, che si autoalimenta, che andrebbe però colmata, finalmente, con l’unico modo che può vincerla: l’educazione. Perché se è pur vero che le mestruazioni sono un affare femminile, non è altrettanto giusto considerarle come qualcosa che non ci compete. Tanto varrebbe dire, allora, che sono le donne stesse a non rientrare nella nostra sfera d’interesse, perché é un po’ troppo comodo selezionare solo ciò che ci aggrada, in virtù della nostra posizione privilegiata. Parafrasando il detto, è ora di smetterla di volere la moglie ubriaca e la coppetta (mestruale) vuota.

L’origine dell’impalcatura di disgusto che si prova nei confronti delle mestruazioni (in alcune zone del mondo ancora si muore per colpa di questo ribrezzo), si riversa tutto nei confronti del sangue, che alcuni, per evidenti affinità anatomiche, arrivano a equiparare a urina e feci. È considerato sporco, impuro, in grado di compromettere qualsiasi attività la donna svolga, al punto che nei secoli sono subentrate leggende al limite del paranormale.

Tuttavia, se ci pensate bene, nessuno si fa problemi a comprare o commissionare l’acquisto di un pacco di carta igienica o di pannolini. Perché, per quanto disgustose, cacca e pipì mettono paradossalmente meno in imbarazzo. Chiaro, le si nasconde comunque, ma sono oggetto di battute, sono “perdonate” a chi, come i neonati, non le possono trattenere. Insomma, hanno una “reputazione migliore” rispetto al sangue mestruale.

In secondo luogo, le mestruazioni hanno anche un legame ingombrante con il sesso. E quando subentra quest’ultimo, il giudizio delle persone diventa sempre molto folkloristico. Per di più, il loro arrivo corrisponde a una profezia letale per la “santa” verginità femminile, quindi, per controbilanciare, la società non si è mai fatta problemi ad abbondare con la pudicizia.

Potremmo cercare di capire il perché. Si potrebbe tentare un’accurata riflessione. Evidenziare come alla fine il sangue mestruale si differenzi dagli altri “fluidi rivoltanti” solo perché esclusivamente femminile o chiedersi l’origine della differente valutazione delle verginità maschili e femminili.

Potremmo farlo e scoprire quindi il palese colpevole, tanto ovvio che non vale nemmeno la pena perdere tempo per accusarlo di nuovo. Perché se è evidente che è il maschilismo ad aver dato questa impronta “mestruofobica” alla nostra società, è anche indubbio che il tempo delle lamentele e reciproche accuse è finito.

Se davvero si vuole cambiare, è ora di insegnare le mestruazioni a tutti, bambine e bambini, al fine di aumentare la reciproca conoscenza e abbattere quei muri inutili che non hanno fatto altro che dividere le due metà del cielo per millenni.

Da uomini, è ora di preoccuparci dell’acquisto degli assorbenti per la nostra amata, anche se non sono nella lista della spesa. È ora di smettere di evitare le domande, anche se imbarazzanti. È ora di spogliare le mestruazioni da tutte le maschere dell’orrore che sono state appiccicate da chi ci ha preceduto, ma che non ha avuto il fegato di imparare a conoscere qualcosa che non capiva.

Ma non possiamo farlo da soli.

Tale rivoluzione (sì, chiamiamola pure così) non potrebbe svolgersi nemmeno con il più volenteroso degli uomini, se dall’altra parte incontrasse un muro. Per questo è importante che anche le donne imparino a superare la vergogna che è stata insegnata loro. Anzi, non insegnata, ma instillata nella profondità della mente, che come una pianta infestante ha attecchito fin troppo bene, per questo è così difficile sradicarla. Ma è importante farlo.

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Facciamola insieme questa rivoluzione, anche pochi passi alla volta. Non chiamiamole più le cose, quei giorni, il marchese… Siate le prime a mandare il marito a comprare gli assorbenti, realizziamo che nei media vi sono immagini ben più disturbanti del sangue mestruale. Svestite i panni di abili prestigiatrici solo per nascondere il tampax nelle maniche, quando necessitate di usare qualche bagno pubblico…

E noi uomini, nonostante l’imbarazzo, impariamo ad affrontare con coraggio la corsia viola degli assorbenti. Perché ogni volta sarà sempre più facile, fino al punto in cui riusciremo persino nell’impossibile impresa di tornare a casa orgogliosi, con il pacco di tampax giusti.

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