L’orrore del fantoccio impiccato di Greta Thunberg e di chi ucciderebbe una ragazzina

Greta Thunberg ha solo 16 anni, e quel fantoccio impiccato che la ritrae comparso a Roma ci fa capire in quale abisso di ignoranza e cattiveria stiamo precipitando, per riuscire a fare di una ragazzina una moderna "strega" da condannare.

Da quando Greta Thunberg si è fatta conoscere al mondo per la sua battaglia ambientalista è diventata una fonte di ispirazione e di ammirazione per molti, ma anche il bersaglio di critiche e attacchi, spesso feroci e difficilmente comprensibili, soprattutto se si pensa che l’argomento di cui la sedicenne svedese parla dovrebbe interessare tutti noi, senza distinzione di pensiero, età o ideologia.

Più volte accusata di essere “una marionetta” nelle mani di non meglio specificati poteri superiori, Greta non ha trovato solo approvazione sul suo cammino, iniziato ormai da più di un anno, per portare attenzione e interesse sul tema dei cambiamenti climatici e delle infauste conseguenze che si prospettano per il nostro pianeta. Ma l’episodio di cui vi parliamo è decisamente grave.

Lo riporta Cathy La Torre, avvocato e attivista, in un post Facebook.

È un fantoccio con le treccine.
È il fantoccio di Greta Thunberg.
Ed è appeso per il collo sotto al ponte in via Isacco Newton, a Roma.
Con attaccato un cartello:
‘Greta it’s your God’ (Greta è il tuo dio).

Greta ha 16 anni.
Non ha mai fatto del male a nessuno. Chiede solo agli esseri umani di salvare se stessi e i propri figli dai disastri del riscaldamento globale.
Per questo Greta è stata condannata da politici, giornalisti, opinion leader, influencer, siti, pagine, alla lapidazione mediatica.
All’odio più feroce.
Perché colpevole di aver toccato un sistema di potere e ricchezza, ma anche di morte e distruzione, che non doveva toccare.

E adesso siamo a questo.
A Greta appesa per il collo.
Da un esponente, possiamo immaginare, dell’Italia migliore.
Della cultura migliore.
Del bullismo contro una bambina.
Una gretina, come la chiama Libero. Una malata di mente.

Andiamone orgogliosi signori.
Siamo alla feccia della storia.

Il fantoccio ha anche un autore, o meglio un gruppo: a rivendicare l’accaduto via social sono infatti stati Gli Svegli, che si autodefiniscono “organizzazione comunitaria” e, per spiegare l’episodio, hanno scritto

Il manichino ha la sua faccia e perfino le sue trecce. Seguiranno altre azioni.

Finora, a intraprendere un’azione è stata sicuramente la Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo d’indagine per minacce aggravate”, mentre la sindaca Raggi ha espresso il proprio disappunto su Twitter.

È obiettivamente difficile commentare un episodio che rappresenta la manifestazione più evidente e sconsolante dell’abbruttimento umano. È difficile per diverse ragioni: in primis, perché è terribilmente desolante dover toccare con mano l’ignoranza delle persone. Sì, perché chiunque ancora non abbia capito – o si ostini a non capire – che, strumentalizzata o meno, manipolata o libera pensatrice, Greta Thunberg sta parlando a nome di tutti noi e portando alla luce un problema che, qualora dovesse mostrare le sue conseguenze più nefaste, non risparmierebbe nessuno di noi, è davvero molto poco intelligente.

Potrà stare simpatica o antipatica “a pelle” – per quanto anche in questo caso si tratterebbe pur sempre di un giudizio piuttosto superficiale e non particolarmente fondato o argomentato -, ma non sta parlando solo per se stessa. La sua è un’opera di sensibilizzazione e di informazione che sta prendendo sempre più corpo e smuovendo le coscienze di sempre più persone, giovanissimi compresi.

In secondo luogo, ed è, se possibile, l’aspetto peggiore, stiamo parlando di una ragazzina, a cui si augura la morte. Il cui fantoccio è stato appeso, impiccato, per dileggio, quasi fosse una sorta di “strega” moderna da far finire al rogo.

Greta ha 16 anni, e non solo si trova a dover fare i conti con la noncuranza dei grandi del mondo, ma anche con la cattiveria di chi oggi la vorrebbe sbattere di fronte al tribunale della Santa Inquisizione per essersi permessa di “rompere le scatole”.

Lo liquideranno, forse, come uno scherzo di pessimo gusto di qualche buontempone che non si è reso bene conto di ciò che stava facendo o “non voleva”. Ma resta un fatto gravissimo, su cui è davvero troppo difficile chiudere un occhio prima di archiviarlo. Perché è la dimostrazione più lampante del fatto che chi è considerato, per qualche ragione, “scomodo”, diventi facile oggetto di bullismo, di ghettizzazione e di minacce, quasi fosse il prezzo da pagare per la colpa di avere il coraggio delle proprie azioni.

La storia ci ha dato, nel tempo, troppi esempi, di cui evidentemente non abbiamo fatto tesoro. E allora, forse ha proprio ragione Cathy La Torre: abbiamo davvero ben poco di cui andare orgogliosi.

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