Aiuto nei campi, raccolta di frutta, manutenzione degli orti: nel mondo è boom di cosiddette “vacanze rurali”, Italia compresa, dal Nord al Sud della penisola. I ragazzi si stanno avvicinando al woofing perché permette loro di viaggiare senza spendere un soldo, con vitto e alloggio garantiti. Il tutto, mettendo in gioco la propria voglia di lavorare, impegno, serietà e forza di volontà.

Un modo alternativo e low cost per conoscere posti nuovi, allontanarsi dalla routine quotidiana, dalla vita di città. Ci si mette in contatto con la natura, il verde e gli animali, immergendosi in campagne o fattorie dove prestare manodopera. L’esperienza è, al tempo stesso, entusiasmante e formativa. Consente di fare tante nuove conoscenze, approfondire una nuova lingua (se si parte per l’estero) e allargare i propri orizzonti culturali.

Woofing: cosa significa?

Woofing è l’acronimo inglese di World Wide Opportunities on Organic Farms. Il sistema nasce in Germania negli anni Settanta, dalla volontà di mettere in contatto gli agricoltori biologici con volontari intenzionati a mettersi a disposizione per il lavoro. La prima ad adottare questa tecnica è stata Sue Coppard, che ha offerto soggiorno nelle fattorie in cambio di aiuto.

Con un contributo di alcune ore di lavoro giornaliere, si ha in cambio vitto e alloggio. In questo modo, si ha il tempo di rendersi utili e di godere il resto della giornata in totale indipendenza, autonomia e relax, magari esplorando il posto. Il lavoro non è retribuito, è volontariato: in cambio della manodopera si ottiene vitto e alloggio e, ovviamente, la possibilità implicita di fare una vacanza, pagandola in lavoro.

Woofing: in cosa consiste?

woofing
Fonte: web

Le attività principali riguardano quelle in campagna, negli orti, nei campi, a contatto con animali e piante. Ma dipende molto dal posto che si sceglie. In Africa, per esempio, viene chiesto aiuto soprattutto per costruire case di fango o sistemi di irrigazione.

Esistono associazioni di Woofing in ogni Paese ormai (Africa, Italia, Cina) e a loro bisogna fare riferimento per essere ospitati.

Woofing: 3 esperienze e testimonianze

Chi è partito per fare un’esperienza di Woofing è tornato arricchito e molto felice di aver intrapreso questo percorso. In rete sono tante le testimonianze lasciate da ragazzi e ragazze, che raccontano il loro percorso, dall’inizio fino alla fine, invogliando a fare altrettanto, a provare.

1. La testimonianza di Sabrina

“Un’esperienza di questo tipo cambia la vita – scrive Sabrina – non solo perché permette di vivere concretamente in un altro posto, in un altro paese e anche in un’altra parte del mondo, ma anche perché permette di conoscere nuove persone che sono come noi, e accomunate dallo stesso sogno, pensano a un mondo diverso. Questa esperienza permette infine di vivere bene, di vivere con le proprie forze mettendo assieme il lavoro di tante persone non solo per fare qualcosa di concreto ma anche per mantenersi senza chiedere niente a nessuno. Moltissime di queste fattorie producono in autonomia la maggior parte del cibo che consumano. La cosa ancora più bella, inoltre, è che si fanno tanti amici, si conoscono persone nuove, persone che vengono dal nostro stesso paese o che si trovano in uno dei paesi che ci piacerebbe tanto visitare”.

2. I consigli di Luca

“Se siete in dubbio fra restare o partire, partite – scrive Luca – Se ve ne pentirete farete sempre in tempo a pentirvene guardandovi indietro, ma non partendo potreste rimanere col rimorso di essere rimasti, e chissà quante possibilità che ora nemmeno vi immaginate siano possibili per voi vi precludereste”.

3. Mattia e le difficoltà dell’Australia

“Il consiglio che darei – scrive Mattia – è quello di informarsi online il più possibile prima di contattare una fattoria per proporsi come volontario per vedere di quale reputazione essa goda e di avere sempre pronto un piano B in caso le cose non vadano come si spera”.

Il rovescio della medaglia, infatti, è trovare realtà più difficili del previsto, in condizioni più pesanti di quanto ci si potesse aspettare. Ed è proprio come è successo a lui. Partito per l’Australia, alla volta di una fattoria, ha dovuto constatare a sue spese che:

“la realtà dell’Australia rurale può presentare notevoli difficoltà di ambientamento; le fattorie in Australia non sono come gli agriturismi in Toscana per facoltosi clienti britannici”.

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