È possibile definire il concetto di femminilità?

Siamo sincere, molte di noi sono cresciute con la convinzione che l’essere femminili corrispondesse più o meno all’idea di essere beneducate, carine, cortesi, sempre gentile, oppure, in un’accezione più forte, che significasse essere donne provocanti, sexy, sensuali.

Niente di più sbagliato. Il concetto è sicuramente tra i più inflazionati, ma sinceramente anche molto banalizzato o, se preferiamo, semplificato.

Ma, se un tempo l’equazione femminilità= abito provocante o atteggiamento civettuolo poteva “starci”, spinto soprattutto da una logica iper maschilista che voleva le donne come pure suppellettili a disposizione del proprio uomo, fosse in qualità di angelo del focolare o di trofeo da esibire, oggi ritenere che la femminilità equivalga a determinate caratteristiche predefinite di cui una donna “dovrebbe essere dotata” non è più accettabile.

Non oggi che portiamo avanti battaglie per il diritto di alcune donne di non voler diventare spose o madri, che abbiamo esorcizzato la menopausa smettendo di considerarla come la morte del desiderio sessuale e del sex appeal, e che abbiamo finalmente compreso che non c’è un modo giusto o sbagliato per essere donna, ci sono solo modi.

Insomma, oltre che riduttivo sarebbe persino un po’ stupido affermare con vigore il diritto all’autodeterminazione femminile e all’emancipazione, sia essa economica, professionale o sessuale, e poi rimanere fossilizzati in un concetto di femminilità che non esce dai crismi tradizionali.

Il concetto di femminilità, pur se manipolato e influenzato fortemente dai media, oltre che dalla cultura popolare in generale, è in realtà qualcosa di molto più intimo e personale, che non può essere ricondotto in un unico binario o categorizzato. Essere “femminile” è prima di tutto uno stato mentale complesso, che non dipende affatto da manifestazioni esterne e non è riconducibile in maniera automatica all’indossare un abito ricamato, un make-up importante o allo svolgere mansioni considerate “prettamente da donna”.

Essere femminile, ovviamente, non riguarda nemmeno il rispondere ai canoni estetici imposti da banali cliché, anche se è sicuramente un concetto attinente alla bellezza: quella che si trova nei concetti di armonia, equilibrio, piacere e pace con se stesse.

Liberiamoci dal pensiero che la femminilità, usata con un’accezione negativa e persino “dispregiativa”, sia connessa unicamente con l’ossessione per gli smalti, il trucco, il colore rosa, la cucina, la passione per i cuccioli di animali o la lacrima facile. Che poi, in tutta sincerità, può essere anche questo, ma certamente non solo questo.

La femminilità è sentirsi a proprio agio con il proprio corpo e le proprie forme, il che non significa farsi promotrici di messaggi sbagliati, di celebrare obesità o magrezza eccessiva, ma solo di compiere quel processo interiore che permette di apprezzarsi e di essere consapevoli che le imperfezioni estetiche non se ne andranno con le creme magiche. Lo è anche il rivolgersi alla chirurgia estetica se si pensa di poter stare meglio con se stesse, indipendentemente dal giudizio che gli altri possono avere di noi e delle nostre scelte.

Essere femminili è soprattutto essere sicure di sé, brillanti, indipendenti, forti e tenaci. Il che significa non avere paura di esporsi, di manifestare il proprio pensiero e di portare avanti le proprie battaglie.

Del resto, la storia è piena di donne femminili fortissime ed emancipate che erano anche maestre di stile e si presentavano in maniera impeccabile – Coco Chanel vi dice niente? – così come di donne altrettanto determinate che di rossetti e rimmel non ne sapevano proprio nulla, e certamente non se ne facevano un cruccio.

Entrambe queste tipologie di donne erano in grado di incarnare perfettamente l’ideale di femminilità che a noi piace. Sapete perché? Perché hanno saputo far valere le proprie opinioni, inseguire i propri sogni e non nascondersi mai.

Abbandoniamo quindi l’ormai stantia immagine della donna con il grembiule da casa e i capelli perfettamente in ordine che aspetta il ritorno del marito, o quella che passa le sue giornate immaginando il nome dei suoi figli e come sarà il suo abito da sposa, e celebriamo donne come Cleopatra, Anna Bolena, Mata Hari, Anna Frank, Virginia Woolf, Marilyn Monroe, fino a Rita Levi Montalcini, Frida Kahlo o Margherita Hack.

Donne a 360° che si sono ribellate ai dettami del tempo, del costume e della moda, per vivere una vita desiderata. Che è, alla fine, la ricetta della felicità.

Non esiste un segreto o un modo per essere femminili. Ne esistono tanti, e sono tutti validi.

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