5 storie di persone cresciute in orfanotrofio

Sono una realtà che in Italia è stata sostituita, e nel resto del mondo continua ad esistere: si tratta degli orfanotrofi, strutture che accolgono orfani ma non solo. Vediamo cosa sono, quali alternative ci sono oggi, e storie di persone cresciute in un orfanotrofio.

Un orfanotrofio era una struttura, che poteva essere pubblica o privata, che accoglieva i bambini e i minori orfani o senza famiglia. Sono nati già secoli fa, e oggi sono molte le testimonianze di chi ha visitato un orfanotrofio per vedere i bambini che avrebbe poi adottato, ma anche di chi ci è cresciuto.

Cos’è un orfanotrofio?

orfanotrofio
Fonte: Web

Il termine orfanotrofio deriva dal greco antico ed è composto dalle parole orphanos, ossia orfano, e trephein che significa allevare. Secondo i ritrovamenti storici, pare che il primo orfanotrofio d’Europa come lo intendiamo al giorno d’oggi sia stato istituito a Napoli nel 1343 per volere della Regina Sancia d’Aragona e del Vescovo Giovanni Orsini.

Gli orfanotrofi accolgono solitamente i bambini rimasti orfani, e i minori allontanati dalle famiglie d’origine per maltrattamento, abusi o inadeguatezza dei genitori biologici. Rimangono in orfanotrofio fino al compimento della maggiore età, per poi essere affidati al sistema delle adozioni o all’interno di un programma di affido famigliare.

Orfanotrofi: cosa dice la legge in Italia

In Italia gli orfanotrofi sono stati chiusi nel 2006, in base alla Legge 149 del 2001 che chiedeva la sostituzione entro il dicembre del 2006 di queste strutture con delle alternative. Secondo i dati stimati da Aibi – Amici dei bambini nel 2016 erano più di 30.000 i minori, bambini orfani o allontanati dalla famiglia in Italia che vivono nelle strutture di accoglienza, che si contano a poco più di 3.000. Tuttavia non esistono ancora dati esatti, poiché non è mai stata realizzata la banca dati prevista dalla legge.

Dalla chiusura degli orfanotrofi l’accoglienza dei bambini e minori senza famiglia in Italia è attuata in diverse forme che consistono in affidi in famiglia, case famiglia e comunità educative.

Affidi in famiglia

Possono prendere minori in affido le coppie sposate o conviventi, con o senza figli, e anche persone single, purché maggiorenni. Si tratta di una forma di accoglienza temporanea che non può avere durata oltre i 24 mesi e viene pertanto chiamata anche Accoglienza Familiare Temporanea (AFT).

Comunità educative

Le comunità educative sono nate per necessità sociale, come un servizio per dare una casa agli orfani e ai minori senza famiglia. Possono ospitare fino a 10-12 ragazzi seguiti da figure professionali, gli operatori, che svolgono l’attività di cura dei bambini in comunità come un lavoro, con un orario fisso. Dopo alcune ore di servizio, tornano alla loro casa e vengono sostituiti da colleghi, in modo da garantire la copertura per tutta la giornata. Anche in questo caso il massimo di accoglienza è di 24 mesi, e poi i minori devono essere affidati a un diverso sistema di accoglienza o affido.

Case famiglia

Le case famiglia sono vere e proprie case di genitori che decidono di accogliere fino a 6 bambini, per prendersene cura. La differenzia sostanziale con le comunità sta nel fatto che queste case rappresentano una famiglia, e nascono infatti dalla volontà di accogliere da parte delle persone che gestiscono queste strutture. Nelle case famiglia il minore viene protetto e tutelato in un clima famigliare, fino ad un eventuale progetto di affido o adozione.

Gli orfanotrofi nel mondo

orfanotrofio
Fonte: bambinidelmondo.org

Secondo i dati pubblicati su Child Abuse & Neglect, e riportati dall’Unicef, in tutto il mondo si contano 2,7 milioni di minori che vivono in orfanotrofio e in altre strutture di accoglienza, su un totale rilevato di circa 132 milioni di orfani. Come per l’Italia, questi dati non sono completi, perché non esiste ancora nei Governi un sistema di raccolta corretto. Negli orfanotrofi, gli orfani sono solo una piccola percentuale, mentre vengono accolti soprattutto minori allontanati o abbandonati dalla famiglia di origine considerata non idonea.

Il maggior numero di orfani secondo i dati si trova in Europa Orientale e Centrale, dove si registrano circa 666 minori in strutture di accoglienza ogni 100.000. I numeri più alti sono nella Federazione Russa, Romania, Ucraina e Bulgaria. Seguono i Paesi dell’Asia Orientale e del Pacifico, e poi Africa e Sud America. Per dare maggiore aiuto a queste popolazioni, esistono associazioni Onlus in Italia e in tutto il mondo che effettuano adozioni a distanza.

5 storie di persone cresciute in orfanotrofi

La realtà degli orfanotrofi non è per nulla semplice, sopratutto in alcune parti del mondo. Abbiamo raccolto 5 storie di persone oggi adulte che sono cresciute in un orfanotrofio.

1. Rodika

La storia di Rodika pubblicata su Il Giornale è colma di speranza, ma mostra anche una realtà molto triste e preoccupante. Fino al 2008 ha vissuto in un orfanotrofio in Moldavia, dormiva in camerate con altre 40 bambine, e doveva rispettare regole ferree. Aveva i turni prestabiliti non solo per mangiare e fare la doccia, ma anche per poter parlare. Dai 14 anni fu affidata a un appartamento sociale dall’Associazione Diaconia, il partner di Caritas in Moldavia con altre 5 ragazze. La sua vita ha avuto una svolta: grazie all’aiuto di assistenti sociali e una psicologa che la segue, impara le attività necessarie e importanti per vivere e mantenersi.

2. Anastasia

Al programma televisivo Le Iene hanno realizzato un’intervista ad Anastasia, rimasta in orfanotrofio dai 2 ai 17 anni. Dopo 13 anni riesce oggi a raccontare il suo passato spaventoso, perché prima non voleva parlarne, si sentiva una pecora nera rispetto agli altri bambini cresciuti con una famiglia.

Eravamo più di 200 bambini, in una struttura recintata. C’erano le regole e il terrore della punizione, ti menavano con una cinta o una stampella. […] La cosa più bella erano i ragazzi con cui si conviveva, perché sostituivano una famiglia.

Il pensiero fisso era: voglio la mia mamma, perché non viene a prendermi?

3. Leonardo Del Vecchio

È passata invece alla storia la vita di Leonardo Del Vecchio, che nel 1935 crebbe nell’Orfanotrofio Milanese dei Martinitt fino ai 15 anni, e oggi è il fondatore e presidente dell’azienda Luxottica. Quando nacque, ultimo di 4 fratelli, suo padre non poteva mantenere tutta la famiglia e quando morì, la famiglia cadde in una forte crisi economica. I fratelli furono dati in affidamento, mentre lui fu portato all’età di 7 anni in orfanotrofio. Un passato oscuro, da cui però Del Vecchio è uscito vincente: prima il lavoro come garzone, poi il primo capannone e l’apertura di un’attività propria. Oggi Luxottica è il maggior produttore e distributore di occhiali al mondo, e Del Vecchio ci è riuscito da solo, con determinazione e coraggio.

4. Izidor Ruckel

BBC News ha condiviso sul suo canale YouTube il video che racconta la testimonianza di Izidor, uno tra le migliaia di bambini cresciuti in orfanotrofi rumeni. Questi bambini sono stati trovati in condizioni terribili dopo la caduta del governo Comunista. L’esistenza di queste strutture era tenuta nascosta, così come le condizioni dei minori al suo interno, che provocarono shock in tutto il mondo. Izidor era malato di poliomelite, e fu lasciato dai genitori in una struttura per bambini disabili.

Non avevamo compassione, non avevamo sentimenti ed emozioni. Esistevamo solo per vegetare. Eravamo animali selvaggi che dovevano essere chiusi in gabbia, così eravamo considerati.

Dopo la caduta del Comunismo, molti di questi orfanotrofi prigioni furono chiusi. Izidor fu adottato da una famiglia californiana, ma ancora oggi ci sono tantissimi bambini in Romania e nel mondo che vengono cacciati dal sistema di accoglienza e affidamento e vivono in strada. Ecco l’intervista completa della BBC News.

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5. Andrea Mandelli

Una storia finita bene, nonostante la difficoltà di crescere in un orfanotrofio dell’Ucraina. È quella di Andrea Mandelli, che ha vissuto fino a 9 anni in una struttura di Odessa, finché non è stato adottato da una famiglia di Calco, in provincia di Lecco. La sua vita da quel momento è cambiata, e grazie alla sua passione per la musica, è riuscito a farsi conoscere su YouTube fino ad essere chiamato per partecipare ad Italia’s Got Talent nel 2018. Si ritiene ogni giorno fortunato ad aver trovato due persone che lo accogliessero e gli regalassero l’amore che non ha avuto nella sua infanzia. Ha raccontato sul Giornale di Lecco

In orfanotrofio cantavo sempre. Era il mio modo di passare il tempo. Non passava attimo in cui la mia voce non scappasse da me, insieme alla mia testa, ai miei sogni.

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