Oggi tendiamo a dare per scontate alcune comodità, come quella di poterci alzare e andare in un bagno pulito e tutto nostro in qualsiasi momento della giornata. Azioni quotidiane, che in tante parti del mondo sono dei lussi. E poi c’è anche chi, a un certo punto della vita, si trova a dover lottare per riconquistarle, come è successo a Komal Hadal, una ragazza indiana che dalla capitale si è ritrovata in un villaggio in cui i servizi igienici non solo non c’erano, ma sembrava che nessuno li volesse.

Il giorno dopo le sue nozze, Komal forse si aspettava rose e fiori, come qualsiasi giovane sposa. Invece, alle quattro di mattina viene bruscamente svegliata dalla suocera per uscire e unirsi a un gruppo di donne del villaggio di Nithora, nell’Uttar Pradesh. “Era quello il momento in cui potevano uscire e fare i loro bisogni nei campi, prima dell’arrivo degli uomini”, ha raccontato la ventiduenne al Guardian. “Non ci potevo credere. Fuori era completamente buio. E aveva iniziato a piovere”. Camminarono così per un chilometro circa, alla ricerca di un posto adatto, ma la pioggia aveva creato una distesa immonda di fango. La cosa peggiore, però, erano gli insetti: uno scenario raccapricciante, in cui la ragazza si sentiva disorientata. Doveva fare qualcosa.

Cresciuta in una casa nella capitale indiana, Komal Hadala aveva sempre avuto i servizi igienici in casa e non riusciva nemmeno a immaginare come si potesse vivere in quel modo. Inoltre, la casa dei suoi suoceri era solida e dignitosa: non c’era alcun motivo per  rinunciare a un’esigenza così fondamentale nella vita quotidiana di ogni persona. Ha deciso quindi di parlare con il marito e il suocero e li ha convinti a costruire una stanza da bagno in casa.

Un anno dopo, nell’estate del 2018, grazie al suo suggerimento, anche altre 250 famiglie di Nithora avevano deciso di cambiare le proprie abitudini.

“Non abbiamo mai pensato di avere un’alternativa”, ha raccontato al quotidiano britannico la nonna del marito di Komal Hadala, Athri. “Qui è sempre stato così. Non avevamo altra scelta che andare nei campi. Era un inferno: alzarsi così presto, il freddo gelido d’inverno, la nebbia, la paura che un uomo ti vedesse. Il peggio era quando si soffriva di problemi intestinali”. Già perché oltre al fastidio, a volta capitava anche che gli uomini si appostassero per guardarle e denigrarle. Senza parlare dei disagi per le donne incinte e per le più anziane, che per via di problemi articolari faticavano ad accovacciarsi.

La famiglia del marito di Hadala per la costruzione del bagno è riuscita a ottenere dei fondi dal capo villaggio. Solo pochi anni prima, infatti, il Primo Ministro Narendra Modi aveva lanciato la campagna Clean India, chiedendo agli indiani di costruire prima le toilette e poi i templi. Grazie ai fondi messi a disposizione, dal 2014 sono stati costruiti 90 milioni di bagni in casa. Non si è trattato solo di far cambiare usanze a chi era abituato a defecare all’esterno, ma anche di convincere tutti della necessaria questione igienica. E Komal Hadala si è impegnata in prima persona.

Ho dovuto incontrare molte famiglie per spiegare che espletare i servizi all’aperto portava a diarrea, colera, tifo e altre malattie. Loro non pensavano ci fosse alcun legame tra le malattie e l’assenza dei bagni, ma l’ho imparato a scuola. Fortunatamente i bambini sono ricettivi e hanno capito il messaggio.

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Una volta costruiti i gabinetti, grazie ai fondi statali, è continuata l’opera di persuasione. Molti abitanti del villaggio continuavano a non usarli, se non come ripostiglio, con l’anacronistica convinzione che un bagno potesse contaminare la purezza della casa, in particolar modo la cucina o la stanza della preghiera. Veniva usata persino la scusa della necessità di uscire per fare un po’ di moto, soprattutto dagli uomini, i più restii al cambiamento.

“Sembrava che gli uomini pensassero che i bagni fossero stati costruiti solo per le donne, non per loro”, ha spiegato Satto, la suocera di Komal Hadala. Alla fine, però, tutti si sono convinti. “Posso dire con orgoglio che nessuno, nel villaggio, defeca più all’aperto. Tutti contribuiscono a mantenere pulito ogni angolo”. Una piccola e grande rivoluzione, partita da una giovane ragazza.

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