
Workaholic: quando il lavoro diventa una dipendenza
Il lavoro può diventare una dipendenza: si chiama workaholic chi esclude dalla propria vita tutto ciò che non è attività lavorativa.

Il lavoro può diventare una dipendenza: si chiama workaholic chi esclude dalla propria vita tutto ciò che non è attività lavorativa.
La workaholism o work addiction è la dipendenza da lavoro, una patologia riconosciuta e introdotta nel 1971 dallo psicologo statunitense Wayne Oates. Indica il bisogno incontrollabile di lavorare incessantemente. Dunque è un vero e proprio disturbo comportamentale ossessivo compulsivo che porta l’individuo workaholic a escludere dalla propria vita affetti, relazioni e vita sociale. Insomma, tutto ciò che non è attività lavorativa passa in secondo piano.
Il fenomeno in alcuni Paesi è diventato una vera e propria piaga sociale. Infatti se in Italia è quasi sconosciuto, in Giappone, invece, ha portato anche a decessi per infarti o ischemia, causate dai ritmi disumani di lavoro e dallo stress. Ma non è tutto: molti giovani si tolgono la vita proprio perché incapaci di far fronte al loro disagio patologico. I termini orientali coniati a tal proposito sono Karōshi (morte per eccesso di lavoro) e karo-jisatsu (suicidio dei dipendenti affetti da depressione causata da eccesso di lavoro).
Come qualsiasi altra dipendenza anche il workaholism potrebbe avere a che fare con la propria storia familiare, per esempio la tendenza a volersi allineare agli alti standard dei genitori. Da qui il bisogno di eccellere a scuola e nel lavoro per sentirsi adeguati e all’altezza.
Negli individui caratterizzati da bassa autostima e difficoltà a instaurare e mantenere relazioni interpersonali, la dipendenza da lavoro sarebbe invece un modo per gestire quel senso di inadeguatezza, per esercitare comunque un controllo sulla propria vita e mettere a tacere (e possibilmente evitare) emozioni spiacevoli come la delusione, la rabbia, la solitudine. Tutti questi stati emotivi vengono come sostituiti da iperattività, controllo e perfezionismo sul lavoro.
Questi i principali sintomi:
Il workaholic che sviluppa la dipendenza da lavoro diventa del tutto incapace di rilassarsi: dedica qualunque pausa o momento libero ad attività collegate al lavoro, anche semplicemente controllare l’agenda o inviare mail. Tratti tipici della persona con comportamenti riconducibili al workaholism sono l’irrequietezza, la noia quando non è alle prese con attività lavorative, il bisogno costante di mantenere un contatto col lavoro, la rigidità di comportamento. Il rischio principale è sfociare in un esaurimento emotivo.
Queste persone provano ansia nei momenti liberi, che dovrebbero essere di relax e rigenerativi. Per loro il ‘fare nulla’ è angosciante, devono necessariamente sentirsi sotto pressione. Dimostrano spesso una scarsa preoccupazione per la loro salute, pur manifestando solitamente mal di testa, mal di stomaco, disturbi cardiaci e circolatori, tutti dovuti agli alti livelli di stress.
La persona affetta da dipendenza da lavoro o non ammette la patologia o la ammette ma ne sottovaluta la portata devastante sulla sua salute psicofisica.
Amici e familiari, o comunque tutte le persone vicine a un workaholic, hanno un ruolo fondamentale. Innanzitutto devono aiutarlo a riconoscere il disturbo. Il secondo passo è affidarsi a un professionista che sappia sbloccare il meccanismo malato alla base del workaholic sotto due punti di vista: sia quello pratico (quindi modificando le abitudini di vita in ottica più sana) sia quello emotivo (capendo le origini profonde del disagio, le ferite da cui il comportamento è scaturito, cosa non ha funzionato).
Giornalista e speaker radiofonica, scrivo tanto e chiacchiero ancora di più. Eterna indecisa e inguaribile romantica, vivo la vita in un precario equilibrio tra pessimismo cosmico e sincero entusiasmo.
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