Le ragazze prigioniere stuprate dai guru e il sinistro potere dei leader spirituali

21 ragazze vengono tratte in salvo da una setta religiosa che le aveva ridotte in schiavitù. Migliaia quelle ancora da salvare, nelle stesse condizioni. Accade in India, dove il potere dei guru e dei leader spirituali è fortissimo, e capace di manipolare la mente delle più giovani.

Ridotte in schiavitù e trattate peggio di “animali da fattoria”, è questo il racconto che Swati Maliwal, commissaria per i diritti delle donne di Nuova Dehi, ha fatto delle 21 ragazze, alcune delle quali minorenni, ritrovate in un edificio della capitale indiana, dove erano state segregate da una setta legata all’organizzazione religiosa Adhyatmik Vishwa Vidyalaya.

Secondo le autorità di Dehli, che hanno compiuto anche il blitz che ha portato alla scoperta delle giovani prigioniere, sarebbero migliaia le donne tenute ancora in questa condizione nelle 300 proprietà collegate al gruppo e sparse in tutto il paese, 250 le donne e 48 le ragazze intrappolate negli ashram, luoghi religiosi e di meditazione, legati all’organizzazione, liberate nelle ultime settimane dai vari raid.

Non è la prima volta che in India scoppia lo scandalo dei guru, i quali, da santoni che dovrebbero fornire consulenza su dilemmi morali, spirituali e molto altro, finiscono con il trasformarsi in veri e propri aguzzini, capaci di prendere in ostaggio donne e ragazze, spesso davvero molto giovani, riducendole alla stregua di schiave sessuali. Nell’agosto 2017, infatti, il leader religioso Gurmeet Ram Rahim Singh è stato condannato per stupro, e la sentenza ha portato a incredibili disordini e scontri a Panchkula, vicino Chandigarh, nel nord del paese, che sono addirittura costati la vita a 28 persone.

Ovviamente il caso portato recentemente alla luce dalle autorità indiane rappresenta un’aberrante eccezione rispetto alla normalità, e la gran parte delle guide spirituali indiane svolge il compito con rispetto e integrità, ma certamente episodi del genere non possono non imporre una riflessione su come il potere, di cui questi guru sono insigniti nella società indiana, sia in grado di manipolare abilmente le menti delle seguaci, rendendole facili prede di chi, invece, vuole approfittare del proprio ruolo. Non è un caso, infatti, se tra le 21 donne liberate la maggior parte ha rifiutato di lasciare l’ashram, e le minori di 18 anni, le uniche a essere portate fuori dall’edificio, si dimostrino piuttosto reticenti a parlare.

“Questi babas sono persone molto influenti, hanno un sacco di influenza – ha spiegato al Guardian Swati Maliwal – A volte hanno mafie e talvolta sono mafie. Nessuno vuole occuparsi di questo problema”.

In questo contesto è naturale che gli ashram possano agire indisturbati al di fuori della legge, in un clima di omertà anche da parte delle famiglie delle giovani donne tenute prigioniere nei luoghi di culto. Il caso di Nuova Dehli, in effetti, è uscito allo scoperto, nel novembre 2017, dopo la denuncia della scomparsa di una ragazza di 24 anni di Jaipur, nello stato del Rajasthan; la sua famiglia, in udienza presso l’Alta Corte di Delhi, ha raccontato che la figlia si era avvicinata all’organizzazione religiosa, la quale aveva permesso ai familiari di incontrarla solo dopo le loro numerose e vibranti proteste, e dovendo passare attraverso sette cancellate prima di vederla. Come racconta The Guardian, al momento dell’incontro con i genitori, la ragazza era affiancata da guardie donne e sembrava essere stata anestetizzata. Benché abbia dichiarato di essersi allontanata spontaneamente, dopo quel primo caso molte altre famiglie hanno denunciato situazioni simili, fino alla scoperta clamorosa e scioccante. Le ragazze tenute in ostaggio negli ashram di Nuova Dehli, ha spiegato Maliwal, con tutta probabilità erano state drogate, dato che è stata rinvenuta un’importante quantità di siringhe e medicine.

Al centro dell’organizzazione Adhyatmik Vishwa Vidyalaya c’è il sedicente “uomo-dio”, Virendra Dev Dixit, già accusato in passato di violenza sessuale, il quale sostiene di aver creato un gruppo come propaggine fondamentalista di Brahma Kumaris, movimento spirituale indiano che conta circa 800 mila membri e filiali in tutto il mondo, inclusi Stati Uniti, Australia e Regno Unito.

Peccato che Brahma Kumaris abbia sconfessato Dixit decenni fa, rifiutando le sue convinzioni. Adesso, l'”uomo-dio” è ricercato dalla polizia indiana, e sulla sua testa pesano accusano davvero terribili, che vanno dalla violenza sessuale su donne e bambini fino alla riduzione in schiavitù.

Nel frattempo, ci si domanda quante siano ancora le donne da liberare, rinchiuse negli ashram indiani; ma, soprattutto, quante di loro siano disposte a liberarsi dal giogo di paura e manipolazione in cui sono impantanate, per lasciarsi aiutare veramente.

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