Quella sull’uso del profilattico durante i rapporti sessuali è una campagna che va avanti da ormai tantissimi anni, e non solo perché il condom è un ottimo contraccettivo in grado da mettere “al riparo” da gravidanze indesiderate; la superficie del problema per cui si dimostra necessario usare precauzioni è decisamente più ampia, e comprende soprattutto la tutela di uomini e donne dalla possibilità di contrarre patologie tipicamente sessuali o che, comunque, con il sesso si trasmettono, prima su tutte l’AIDS. Anche se l’infezione da HIV oggi, rispetto a venti e o trent’anni fa, è più conosciuta e, di conseguenza, affrontata in modo da garantire la sopravvivenza al malato e uno stile di vita il più possibile “normale”, i rischi della sieropositività rimangono altissimi, soprattutto alla luce di gravidanze, che potrebbero trasmettere il virus anche al nascituro.

Il preservativo va usato soprattutto se si decide di avere rapporti occasionali con partner praticamente sconosciuti, sostengono in molti; e, anche se questo corrisponde al vero, lo fa solo parzialmente, perché la cronaca recente ha dimostrato, purtroppo, che anche un partner stabile, di cui ci si fida, può nascondere di essere malato, addirittura scegliere volontariamente di non dirtelo  e avere con te rapporti non protetti al fine di farti contrarre la malattia. Sembra incredibile, ma le tantissime testimonianze uscite allo scoperto su Valentino Talluto sono la prova concreta e lampante che anche chi pensi ti ami sinceramente possa volere, in realtà, solo farti del male.

Per chi non conoscesse la sua terribile storia, Valentino Talluto, trentunenne romano, ha ricevuto una condanna a 24 anni nell’ottobre 2017, per aver infettato oltre trenta donne, trasmettendo loro proprio l’HIV, malattia tenuta nascosta alle partner al solo scopo di farle ammalare. Una mente diabolica e spietatamente lucida, o un uomo con gravi problemi di sociopatia incapace di accettare la propria malattia?

L’ “untore” di Acilia

Il contabile, sieropositivo da quando aveva nemmeno vent’anni, ha una storia familiare difficile alle spalle, una mamma giovanissima fuggita con lui a Caltanissetta e poi morta a Roma nell’89, a soli 27 anni, e un padre mai conosciuto, ragion per cui Valentino porta appunto il cognome materno.

Sulla sua testa pendono accuse gravissime, poiché Talluto sarebbe responsabile di aver contagiato con il virus dell’HIV donne a cui chiedeva di avere sesso non protetto, senza informarle della propria condizione di sieropositività. 33 le vittime accertate in un periodo compreso tra il 2006 e il 2015 (la sua prima vittima fu un’infermiera contagiata, a 21 anni, poco dopo la scoperta di essere lui stesso sieropositivo), ma l’elenco è, purtroppo, decisamente più lungo, e parla di 57 contagiati tra diretti e indiretti; fra questi ultimi, rientrano tre partner di donne infette ma, soprattutto, un bambino nato da una donna che ha avuto un rapporto con sessuale con Talluto, affetto ora da immunodeficenza ed encefalopatia.

Il processo, iniziato nel maggio del 2017 a Rebibbia, ha avuto la sua prima sentenza il 27 ottobre, con una condanna a 24 anni: Talluto, si legge nelle motivazioni della sentenza, “agì con volontà pianificatrice creando danni immensi a ragazze a lui sentimentalmente molto legate, senza “alcun ravvedimento“. Per lui, il sostituto procuratore Elena Neri aveva chiesto l’ergastolo, evidenziando come l’uomo, pur affermando di non saper spiegare i motivi per cui abbia agito così per tanti anni, non abbia mai mostrato il minimo segno di pentimento. “Ha reso dichiarazioni false ogni volta che è stato ascoltato. Il suo era un modo per seminare morte – ha spiegato il magistrato nella requisitoria, come riportato da Vanity FairSu questi contagi c’è la firma dell’imputato“.

Per lui il capo d’accusa è epidemia dolosa e lesioni aggravate dai futili motivi e, la Terza Corte d’Assise di Roma ha deciso del suo destino, dopo 11 ore di camera di consiglio all’interno dell’aula bunker del carcere romano, ma di certo lui ha già deciso quello delle sue vittime.

Il modus operandi di Talluto era sempre lo stesso: utilizzava i social per agganciare le sue vittime; Facebook, Badoo e Netlog, ma anche chat a luci rosse come Chatta e Ciao Amigos, dove si presentava con lo pseudonimo di ‘Harty Style’. Poi c’erano i regali, i mazzi di fiori; un vero gentiluomo, un ragazzo d’altri tempi, se non fosse per il terribile segreto che nascondeva. Per avere rapporti non protetti, Valentino mentiva di essere allergico al lattice, e che loro dovevano fidarsi di lui perché aveva fatto gli esami poco prima ed era risultato tutto nella norma. Tra le sue vittime ci sono ragazze di vent’anni e donne di quaranta, studentesse e madri di famiglia, donne sposate ma anche giovanissime che si fidavano di lui. Come la ragazza di cui vi raccontiamo, che con Talluto perse addirittura la verginità.

La vittima più giovane: solo 14 anni

Fonte: web

Ho conosciuto Valentino all’età di sette anni e non ci siamo mai persi di vista – racconta la ragazza, la cui testimonianza è stata riportata da LeggoSu incarico dei miei genitori qualche volta mi veniva pure a prendere a scuola, perché era un amico di famiglia. A un certo punto il nostro rapporto è cambiato. E in una occasione ho avuto delle intimità con lui.

Avevo quattordici anni, è stata la mia prima volta. La volta in cui mi ha anche contagiata. Mi fidavo di lui. E invece mi ha fatto la cosa più brutta che potesse farmi. Ero ancora una bambina.

La ragazza ha scoperto di essere sieropositiva solo nell’estate del 2015, pochi mesi prima che Valentino venisse arrestato. “Avevo avuto problemi dermatologici – ha aggiunto la giovane, che è assistita dall’avvocato Flavio Nicolai – Mi è crollato il mondo addosso“.

Non è sembrata verosimile la difesa di Talluto, proposta dall’avvocato Barca, che ha sostenuto come l’appartenenza allo stesso cluster epidemico in realtà non possa indicare con certezza la direzionalità del contagio, dicendo quindi che “Non si sa chi ha contagiato chi”.
Di certo questa ragazza è la vittima più giovane dell’ “untore”, ma non l’unica.

Martina, Caterina, Ginevra: la lunga lista nera di Talluto

Molte testimonianze delle vittime sono state raccolte del Corriere subito dopo l’apertura del processo a carico di Talluto.

Fra loro c’è, ad esempio, Martina, che nell’aprile 2006 era andata a studiare a Roma e si era iscritta al social network Netlog, luogo virtuale in cui si sono conosciuti. Lei prendeva la pillola, e nel giugno dello stesso anno hanno il primo rapporto. Martina parla di Valentino come di un uomo disordinato, che doveva essere aiutato economicamente, e che gli propose persino un rapporto a tre “Gli dissi di sì e fu bruttissimo – ammette Martina – l’altra donna si chiamava Pamela. Fu una volta sola e sbagliai ad accettare“.

La scoperta della sieropositività arriva nei primi mesi del 2007. “Inizialmente i rapporti non erano protetti. Ho fatto un primo test e sono risultata negativa, l’ho ripetuto e sono risultata positiva“.

Martina va all’ospedale Spallanzani da sola, perché lui accampa la scusa di un corso di teatro per non andare; nonostante ciò, decide di rimanere con Talluto, e comincia la terapia.

Avevo allucinazioni nella notte. Ho avuto il papilloma virus per quattro anni. E infine ho avuto due bruciature all’interno del collo dell’utero con un dolore che non auguro a nessuno. Ho cambiato terapie. Anche ora prendo una compressa tutte le sere, a vita, che per ora non mi dà effetti collaterali. So che siamo soggette ad avere problemi di osteoporosi anche prima della menopausa“.

L’aspetto peggiore, se possibile, di tutta la sua storia è la non accettazione da parte delle altre persone, che le impedisce di poter costruire una relazione solida adesso, anche da sieropositiva. “Mi è capitato di conoscere un ragazzo e non sapendo come comportarmi glielo ho raccontato.

 Eravamo in auto. Lui mi ha aperto lo sportello e mi ha lasciato sulla via Ostiense. Sono tornata con i mezzi. Ognuno reagisce in modo diverso. Per fortuna ora ho una compagna che è stata una grandissima benedizione. Però non è normale scappare.

Caterina ha conosciuto Valentino all’epoca delle medie, a quattordici anni. Lui è stato il suo primo ragazzo in assoluto, una storia che dura tre anni e poi si interrompe. La ragazza subisce poi un’operazione per un tumore alla testa, e lui va a trovarla in ospedale.

Quando sono tornata a casa abbiamo avuto un rapporto non protetto. Era il 2009“.

Caterina si accorge dell’HIV per caso, fa qualche telefonata fra gli ex, che fanno il test, risultando tutti negativi. Allora lei pensa a Valentino: “Gli dissi che avevo scoperto di essere sieropositiva ma lui mi disse che era impossibile che fosse stato lui. Io insistetti e gli dissi di fare un controllo. Ero preoccupata per la sua salute, tenevo a lui. Era stato il mio primo ragazzo. Lo vidi allo Spallanzani ma mi disse che era lì per suo cugino, non per lui. Mi tirò fuori un foglio e disse: ‘C’è scritto che sono negativo“.

Caterina non riesce ancora a dirlo alle persone, e ha paura per il suo lavoro da parrucchiera, perché teme che la malattia possa compromettere la sua professione.

Ginevra conosce Valentino in un bar di Acilia, accompagnando un’amica che avrebbe dovuto uscire con lui. “Il giorno dopo lui avrebbe dovuto andare in vacanza con Martina. Al ritorno dalla sua vacanza mi ha ricontattato e abbiamo cominciato a frequentarci da soli. Pensavo che ci fossimo messi insieme. Uscivamo, ci baciavamo, poi abbiamo avuto rapporti. Mi aveva detto che in vacanza, con Martina era finita“.

La ragazza, però, si accorge presto che Valentino è un bugiardo seriale; trova chat, messaggi scambiati con varie donne sul suo profilo Facebook, anche piuttosto espliciti, ma Talluto riesce a cavarsela con le solite giustificazioni.

Ginevra scopre di avere l’HIV grazie a Martina, che gli racconta, una volta finita la storia, che lui è sieropositivo, e la invita a fare il test. “L’ho scoperto così. Era il 2014. Lui mi ha detto a occhi bassi che era dispiaciuto“.

La ragazza dice “Mi sento accettata dalla mia famiglia. Ma dentro di me non mi metto in condizione di conoscere altre persone, nessuna”.

Anche per Simona la conoscenza è iniziata su un social, Chatta, prima di trasformarsi in uscite e in una storia vera e propria. “Mi piaceva. Ero attratta. Ma personalmente cercavo qualcosa più del sesso. Lui no. Sembrava non riuscisse ad andare oltre. Era un ragazzo strano. Parlava solo di sesso. Giocava con il cellulare fino a tarda notte. Non aveva interesse a costruire qualcosa“.

Anche lei è stata contattata da una ex di Valentino, e scopre di essere stata contagiata nel 2014. “Avevo mal di testa insistenti, mi venne diagnosticata una bronchite e mi ricoverarono in codice rosso all’ospedale. Poi pensarono a un tumore. Ma gli esami diedero risultato negativo. Allora mi dissero ‘è leucemia’, finché non si resero conto che i globuli rossi bassi erano dovuti al fatto che ero sieropositiva“.

Simona si è sposata, ma con il marito non riescono ad avere figli “Vorremo fare la fecondazione artificiale. Ma abbiamo paura”

Tra le vittime di Talluto, c’è anche Manuela (nome fittizio usato dal Corriere), la donna che con lui ha avuto una storia davvero importante.

La compagna più importante: Manuela

Fonte: web

All’epoca della conoscenza con Talluto, come sempre in chat, Manuela aveva avuto un lutto in famiglia; di cui lui ha approfittato. La loro storia all’inizio scorre normale, anche se i problemi economici non mancano, ma poi la donna capisce che ci sono altre donne. Lo scopre, dice al Corriere, “Nel modo più banale, dal computer. Il cellulare se lo portava sempre dietro, avesse potuto ci sarebbe entrato anche nel box della doccia. Invece con il pc era più distratto. Un giorno era rimasta una schermata aperta. C’era una chat e frasi irriferibili…“.

L’indole violenta di Talluto si rivela nelle liti, momenti in cui lui le riversa addosso insulti, bestemmie, addirittura arriva a tirarle dietro una ciotola di pasta perché “le era venuta male”.

Guarda che con quelle non ci faccio niente, quando tu sei via ci chatto per divertirmi”, le diceva a proposito delle altre donne. “Vai a sapere che in parallelo era arrivato ad avere anche sei storie“, dice ironicamente Manuela.

Eppure, a un certo punto Talluto, almeno con lei, è stato sincero: le ha confessato di essere sieropositivo.

Allora penso ai nostri rapporti, lui li esigeva senza protezione, e capisco che devo fare il test. Lo faccio ed esce fuori negativo. Come mai? Eravamo nel periodo finestra. Il suo Dna era entrato nel mio sangue e la sieroconversione era in atto. Ne faccio un altro: positiva“.

Quel momento lei lo ricorda così: “Ero sola in una stanza dell’ospedale Spallanzani. Il medico alza la cartellina e mi dice: ‘Signorina mi spiace…’.

In un attimo tutto si cancella. Come se vedessi nero. Lui dice qualcosa che non ricordo. Io scoppio a piangere. Poi esco dalla stanza, cammino fuori e mi siedo su una panchina. Sa chi è la prima persona che ho chiamato?

Ancora una volta, Valentino inventa pretesti, scuse, per non raggiungerla. Oggi Manuela convive con la malattia, e la consapevolezza di svegliarsi ogni mattina sapendo di essere sieropositiva è una cosa, spiega, a cui si pensa sempre.

Ci pensi quando mancano pochi giorni alla fine del mese e sai che devi ripresentarti allo Spallanzani. Ci pensi quando sono trascorsi i sei mesi che servono per ripetere l’analisi del sistema immunitario. Ci pensi perché sai che al massimo, se ti va bene, l’hai addormentato. Ma sarà sempre in circolo nel tuo sangue. E che se prendi una malattia importante quello può fare da catalizzatore“.

Anche per lei, oggi, fortunatamente, un nuovo amore, una compagna, ma il rapporto con gli altri, ammette, non è facile; c’è, nonostante tutto, ancora tanta disinformazione e fatica a tollerare il problema. “Ci sono quelli – dice – che ti offrono il caffè nel bicchiere di vetro e gli altri, che ti sorridono ma te lo offrono nel bicchiere di plastica“.

Fra le molte donne di Talluto, Manuela è quella che ha resistito di più, e quindi la più tradita. Nel 2012 lui si presenta di nuovo a causa sua, dice di essere cambiato. “È dimagrito. Mi lascio convincere. Riprendiamo anche i rapporti sessuali. Non riuscivo a guardarlo con occhi diversi. Ero sempre la solita Manuela“. Un pomeriggio, però, si presenta da lei una ragazza, le chiede se conosce Valentino, lei intuisce ; è proprio Manuela a convincerla a fare il test dell’HIV, oggi sono amiche.

La vittima del contagio più piccola

Tra le 57 vittime, tra contagi diretti e indiretti, di Talluto, c’è anche lui: un bambino che oggi ha tre anni, figlio di una donna con cui l’indagato ha avuto una breve relazione mentre lei era incinta. Quando aveva solo otto mesi gli sono state diagnosticate l’Hiv e l’encefalopatia. Quando Valentino ha scoperto che la partner era incinta di suo marito, ha spiegato il sostituto procuratore Neri, le ha chiesto ripetuti rapporti senza precauzioni, dato che non sarebbero serviti anticoncezionali. L’infezione HIV può essere mortale, si attacca al feto. La ragazza ha tentato il suicidio, in attesa di sapere se il figlio avesse contratto il virus, cosa che purtroppo è stata confermata.

La difesa della fidanzata, Giada

Giada è la compagna di Valentino Talluto dal 2o14; gli è rimasta accanto durante i due anni di custodia cautelare, e a Vanity Fair, poche ore prima della sentenza, aveva provato a spiegare perché ha scelto di restare con lui.

Valentino non è un mostro, io lo amo – ha detto la donna – Voi giornalisti lo avete condannato ancora prima dell’inizio del processo. Dove sono le prove?

Anche rispetto alle donne vittime di Talluto, Giada ha detto:

Da donna a loro chiedo di dire la verità, ammettere che si sono divertite e hanno avuto dei rapporti sessuali non protetti. Valentino non ha mai costretto nessuna di loro, non è mai stato violento – Questo [non dire di essere sieropositivo, ndr.] è stato il suo errore. Il nostro pensiero in famiglia è che lui ha sbagliato, moralmente aveva il dovere di prendere precauzioni.

Giada ha anche aggiunto che intende sposarsi con Talluto e avere dei figli con lui (“anche per questo Valentino ha iniziato la terapia retrovirale nel 2015. Era il 20 gennaio e dopo nemmeno tre mesi la sua carica virale, già bassa, era pari a zero”),  e che lo aspetterà comunque.

La storia di Diane Reeve

Fonte: web

Purtroppo, Valentino Talluto non è il solo uomo ad aver contagiato le proprie partner con il virus dell’HIV. Diane Reeve ha raccontato la sua esperienza a The Guardian, contagiata dall’insospettabile fidanzato francese Philippe Padieu, un analista di sicurezza informatica, un uomo bello e affascinante, di 46 anni, con un segreto spaventoso. Stesso copione, come per le vittime di Talluto: la conoscenza, la storia d’amore che va avanti per quattro anni e mezzo, fino al momento in cui Diane avverte un cambiamento nel suo uomo. Da lì scopre i tradimenti, i rapporti con le altre donne, le bugie, e poi la verità più atroce, due giorni dopo la fine definitiva della relazione: ha una malattia sessualmente trasmessa. Avverte Susan, un’altra ex di Philippe, che fa il test e scopre la sieropositività, poi insieme mettono in guardia altre 23 donne, tutte vittime di Padieu, che sapeva di essere malato già dal 2005. Oggi l’uomo è in prigione, mentre Diane ha scritto un libro, Standing Strongs, per aiutare tutte le donne che, come lei, hanno avuto la sfortuna di imbattersi in un untore, senza pietà e senza cuore.

 

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