Il bellissimo messaggio di una ragazza di 18 anni sul bus "no gender"

Il bus no gender parte con un tour nelle principali città italiane per affermare il principio della famiglia tradizionale. Ma una ragazza di 18 anni risponde, con un foglio affisso su uno dei loro manifesti, con un bellissimo messaggio di uguaglianza e rispetto.

Omosessualità e teoria gender: una dicotomia che negli ultimi tempi ricorre spesso e che resta il fulcro di un dibattito quantomai acceso.

Da un lato, gli omosessuali, che altro non chiedono se non di veder rispettati i propri diritti, identici a quelli di chiunque altro in qualsiasi loro espressione, dall’altro chi sostiene che l’ideologia gender mirerebbe alla distruzione della famiglia e persino dell’ordine naturale delle cose, proponendo un modello di mondo in cui non esistono distinzioni di sorta tra uomini e donne.

Ora, ammesso e non concesso che la teoria gender esista realmente – più di un’associazione gay ne ha sempre parlato nei termini di un’invenzione adottata da una certa parte del mondo cattolico, contrario a unioni e adozioni per coppie omosessuali – le parti restano ovviamente ben distanti, e ciascuno cerca di utilizzare mezzi ed argomentazioni per convincere l’opinione pubblica della bontà delle proprie posizioni. Chiara Lalli, bioeticista e giornalista autrice di “Tutti pazzi per il gender – Orgoglio e pregiudizio di genere” all’Espresso ha spiegato: “Esistono gli studi di genere. Ma non l’ideologia gender, questa è una caricatura dei primi che dice ‘se sei femmina ti piace il rosa, se sei donna sei destinata a diventare moglie’. Sono scemenze. Non è una legge di natura ma il risultato di un retaggio culturale“; sul versante opposto, l’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, ha invece sostenuto, a Lettera43, che la teoria del gender e il suo insegnamento nelle scuole, inteso come insegnamento alla comprensione che esistono diversi orientamenti sessuali, “è semplicemente la distruzione dell’alfabeto della comunicazione umana. Dovete sapere che cosa si intende trasmettere con questa teoria ai vostri figli e prendere l’iniziativa anche di impedire un indottrinamento obbligatorio“.

Insomma, la contrapposizione è destinata a rimanere netta e marcata, ma un passo molto lungo lo hanno fatto, recentemente, i difensori della “famiglia tradizionale”, che, dalla collaborazione fra Generazione Famiglia (l’ex Manif pour Tous) e Citizen go hanno ideato il Bus della Libertà: un bus che, partito alla metà di settembre 2017, intende fare tappa nelle principali città italiane, per 15 giorni, portando un messaggio ben chiaro, scritto proprio sulla fiancata arancione: “I bambini sono maschi, le bambine sono femmine”. Più chiaro di così…

Sotto lo slogan La natura non si sceglie e con l’hashtag #StopGendernellescuole, il Bus della Libertà (di chi vuole abbattere la cosiddetta teoria gender, evidentemente) ha però incontrato qualche problema lungo il percorso, dato che a Napoli, come ha riportato la sezione campana di Repubblica, il sindaco De Magistris ha impedito la sosta in piazza Trieste e Trento lo scorso 29 settembre, scatenando le accuse degli organizzatori del tour, che, nelle parole del portavoce del Family Day, Massimo Gandolfini, hanno parlato di “dittatura del pensiero unico”.

Un colpo ancor più duro, però, probabilmente è quello che è stato inferto ai promotori del viaggio del bus da una ragazza di 18 anni, che, notando un manifesto che sponsorizzava proprio l’iniziativa su viale Università a Roma, ha deciso di prendere due fogli di carta e un pennarello e di scrivere quello che pensava, rispetto al tema di “bambini e bambine” e alle discriminazioni di genere.

Fonte: twitter @aurelianoverità

Sono una ragazza di 18 anni e quello che sogno è un mondo libero, dove tra essere umani ci si tratti da essere umani e non sempre da nemici da combattere. Certo, quando incontro persone come voi mi verrebbe facile perdere le speranze, ma non lo farò. Non mi farò abbattere da chi come voi strumentalizza degli innocenti (perfino i bambini!) per raggiungere i propri scopi, i propri obiettivi. Obiettivi ciechi, vuoti e arroganti tipici di chi non combatte nessuno se non se stesso e i propri limiti. Invece di sprecare inchiostro per questi tremendi cartelloni, fareste bene a vergognarvi e ad imparare cosa vuol dire amore e rispetto per l’umanità (soprattutto informatevi! “L’ideologia gender” non significa nulla!)

Già, umanità, quella che ha sicuramente dimostrato questa giovanissima, della quale si sa il nome (o forse lo pseudonimo) Mirò, e l’aspirazione: diventare assistente sociale, dopo la maturità conseguita quest’anno. Raggiunta al telefono da gaypost.it, ha spiegato il motivo che l’ha spinta a scrivere quelle parole:

Sono rimasta a fissarlo esterrefatta. Poi ho cercato su internet di cosa si trattasse e mi è sembrato assurdo che si potesse permettere l’affissione di manifesti del genere“. Da lì l’idea di agire. “Dovevo fare qualcosa. Quindi sono andata a casa, ho preso i fogli, li ho scritti e sono tornata ad attaccarli sul manifesto. L’ho fatto soprattutto perché chi passa e lo vede almeno leggerà anche il mio messaggio e magari si porrà qualche domanda”.

Sicuramente sarà difficile riuscire a mettere tutti d’accordo sull’importanza di insegnare la cultura del rispetto prima di ogni altra cosa, appianare la questione del gender/non gender e parlare, finalmente, solo di “persone”; non sarà facile smettere di “incasellare” bambini e bambine solo in base ai giocattoli con cui dovrebbero giocare, ai vestiti che dovrebbero indossare, alle persone che in futuro dovrebbero amare, ma certo, una speranza unanime dovrebbe essere che questi bambini, in qualunque modo essi crescano, da ragazzi abbiano la stessa maturità e la stessa umanità di Mirò.

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