Il bullismo colpisce sempre più persone e in modi sempre più violenti e virulenti. Non si tratta solo del bullismo virtuale, del quale spesso si occupano le cronache dei giornali e dei telegiornali, ma anche di quello fisico. Si tratta di due forme ugualmente deprecabili di violenze fisiche e psicologiche: il bullismo psicologico può colpire nel profondo e lasciare delle ferite che non si rimarginano, e analogamente le ferite reali del bullismo possono risultare terribili. L’ultima agghiacciante notizia di bullismo viene dall’Inghilterra attraverso un crudele “gioco” chiamato Pull a pig:

Come quello che è successo a un bambino di 10 anni di Kerrville, in Texas, a qualche decina di chilometri da San Antonio. Il piccolo si chiama Kayden Culp e i genitori dicono che presenti una forma di autismo – anche se non è mai stata diagnosticata davvero. Di recente, Kayden è stato cosparso di benzina da alcuni presunti bulli e gli sia stato dato fuoco. Ben il 20% del suo corpo ha subito ustioni e il bimbo è stato portato in ospedale e fortemente sedato per poter essere curato al meglio. La sua storia è stata raccontata dalla mamma Trysten Hatchett.

Pare che, come al solito, Kayden, che ha dovuto combattere tra la vita e la morte, stesse giocando in un parco pubblico. A un certo punto avrebbe iniziato a giocare con due ragazzini, venendo avvicinato poi da un terzo, che gli avrebbe buttato addosso la benzina, dandogli fuoco. Il bambino ha sofferto moltissimo per le infezioni ed è stato curato per stabilizzarne il cuore. Un tubo lo ha nutrito, mentre il piccolo era sedato: le bruciature vanno dall’ombelico alle orecchie. La famiglia ha aperto una pagina per raccogliere dei fondi per le cure, che sono molto costose. Intanto però, il bimbo è uscito dal coma indotto, respira senza essere intubato e si avvia a una lenta guarigione.

Mio figlio è un ragazzo speciale – ha spiegato Trysten, che ha anche denunciato il tutto alla polizia, spiegando che il gesto dei bulli è stato deliberato, ma tutto dovrà essere chiarito dalla giustizia – Era chiassoso e gli piaceva divertirsi. Considerava questi ragazzi come suoi amici, ma loro si divertivano a sue spese e lo stuzzicavano. Era di solito quello che veniva attaccato in questo tipo di scherzi, ma continuava a giocare con loro.

Non si tratterebbe del primo caso del genere. Nelle scorse settimane, in Italia, una bambina è stata attaccata da due sue coetanee che l’avrebbero torturata per gioco e alla fine le avrebbero anche dato fuoco ai capelli. Non passa giorno che non sia funestato da notizie del genere. Certo, in quello di Kayden come in quello italiano bisogna attendere i tempi della giustizia per capire cosa sia effettivamente accaduto. È però un segno dei tempi da registrare, il bullismo esiste e non è un fenomeno da sottovalutare.

Tuttavia spesso, in casi in cui il bullismo sia stato comprovato con sicurezza, si invocano i buoni vecchi tempi, quando i bulli non esistevano, ma ci si dimentica troppo spesso che i bulli sono sempre esistiti. Laddove c’è stato in qualcuno un indizio di diversità, un bullo se n’è approfittato. Quello che è cambiato negli ultimi decenni è l’informazione relativa a questi fatti, che fortunatamente non passano sotto silenzio, perché in effetti non sono ragazzate, come qualcuno tiene ancora a precisare, ma sono delle crudeltà gratuite.

A questo si aggiungono gli effetti del bullismo virtuale, anche tra gli adulti, che colpisce come sempre le minoranze, dalle donne ai trans, dai diversamente abili agli omosessuali. Basta avere un indizio di unicità per divenire un vero e proprio bersaglio per le frustrazioni di qualcuno. Sono la consapevolezza e l’educazione delle giovani generazioni che potrebbero fare la differenza un giorno non lontano. Un’educazione che magari inizia dalla famiglia, da noi donne e dalle mamme in particolare. Perché non è detto che chi è bullo un giorno, secondo queste logiche, non possa essere in futuro una vittima di un altro bullo.

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