Quando mio padre mi disse "Anche le donne stanno in cantiere, non dimenticarlo"

Quando mio padre mi disse "Anche le donne stanno in cantiere, non dimenticarlo"
Fonte: Violetta Breda
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Quante volte una donna si è sentita dire, nella sua vita, “Questo non è un lavoro da donne”?

Ebbene sì, nella società che dà un colore e un sesso a tutto, c’è spazio anche per la distinzione fra mestieri maschili e mestieri femminili; tutta colpa dei retaggi patriarcali, dell’impronta maschilista e del sessismo, nemmeno troppo latente, che aleggia ancora su di noi e su certi nostri schemi mentali, per cui il mondo deve necessariamente essere o tutto bianco, o tutto nero.

Ma visto che i paradigmi, anche quelli più ostinati, sono fatti per essere superati, ripetiamo insieme: non esiste un genere nelle professioni.

Così come non è vero che il rosa è un colore “da femmina”, o Piccole Donne un libro che può essere letto solo dalle bambine, allo stesso modo non esistono mestieri che non possano essere intrapresi allo stesso modo da entrambi i sessi. Ne abbiamo parlato con Violetta Breda, architetta con una laurea in Architettura delle Costruzioni presso il Politecnico di Milano e un’altra in Architettura per il Nuovo e l’Antico presso lo IUAV di Venezia, che ha fondato Architempore srl, uno studio di progettazione e impresa edile con sede a Milano.

Siamo nel 2020 e ancora dobbiamo chiarire che non esistono mestieri da donne e mestieri da uomini. Colpa degli stereotipi sessisti; tu quanti ne incontri nel tuo lavoro?

Troppi. C’è davvero radicato un concetto che il cantiere non sia un posto per donne, a meno che non si tratti di interior design. Nei cantieri più grandi incontro sempre più donne sul mio cammino, ma purtroppo la quotidianità delle realtà più piccole è ancora legata al concetto che è un mestiere da uomini, in ogni sua parte“.

Veniamo a un altro aspetto che si lega a questo, ovvero la questione della credibilità. Tu ad esempio noti mai della “malfidenza” negli uomini quando spieghi loro un tuo progetto o dici che un lavoro è stato fatto da te?

Ogni tanto ci sono incomprensioni: quando parlo di Architempore srl, molti non realizzano che ho un’impresa edile con 20 persone tra dipendenti e collaboratori esterni e che svolgo un ruolo anche operativo e di supervisione. C’è la tendenza a pensare che una donna si occupi più di altre fasi, come commerciale o amministrativa o se progettuale che si occupi di tendaggi, non di cappotti termici o impianti elettrici. Il 90% di loro cambia idea dopo circa 5 minuti che parliamo assieme, ma è uno scoglio che incontro il 100% delle volte.
Se invece parliamo di clienti, la scelta è reciproca e ho sempre un bellissimo rapporto di fiducia con loro“.

Come sei guardata quando arrivi in cantiere? Senti mai messa in dubbio la tua credibilità come professionista?

L’ingresso in cantiere ho imparato a gestirlo col tempo e anche con un po’ di esperienza. Mi sento sempre a mio agio nei miei cantieri, grazie alle persone che collaborano con me e anche il supporto di mio padre. Tra i miei dipendenti percepisco molto orgoglio e anche soddisfazione, di far parte di un’impresa che si distingue dalle altre e sono i miei primi supporter: stiamo costruendo un’ottima squadra!”

Altro capitolo “doloroso” per le donne: quello del mansplaining, a cui Rebecca Solnit ha dedicato un intero libro, Gli uomini mi spiegano le cose. Tu lo hai mai subito?

Gli uomini mi spiegano le cose. Riflessioni sulla sopraffazione maschile

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Il libro più famoso di Rebecca Solnit, da cui ha avuto origine il neologismo Mansplaining
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Gli uomini mi spiegano le cose è sicuramente il libro più famoso di Rebecca Solnit. In questa selezione dei suoi scritti femministi più noti, l’autrice spiega perché gli uomini pensano erroneamente di sapere cose che le donne non sanno e, senza farsi domande, iniziano a spiegarle. Con la sua prosa elegante e incisiva mette a nudo alcuni degli aspetti più imbarazzanti, crudi e folli della società maschilista, invitando a riflettere tutti coloro che ne hanno il coraggio.

Credo sia un problema mondiale questo! Penso sia più facile che succeda laddove, come nel mio campo, la percentuale di uomini sia più del doppio rispetto a quella delle donne”.

E per quanto riguarda le molestie? 

Questo mai, per fortuna e spero non capiti a nessuna, in nessun luogo. Spero anzi, che la mia esperienza possa contribuire a normalizzare la presenza femminile in cantiere e che anche le maestranze cambino il loro percepito.

Da dove si può partire per cambiare?

Dal cantiere! Suona banale? Per me dare l’esempio è importantissimo: le bambine di oggi devono avere esempi. Non dimenticherò mai quando mio papà una sera, avevo circa 10 anni, mi raccontò che aveva incontrato una muratrice e mi disse: ‘Anche le donne lavorano in cantiere, hai capito? Non dimenticarlo mai’. Penso che sia sul campo, con i fatti, che si cambiano le cose, ma sempre con un cellulare in mano per raccontarle al mondo e spargere la voce“.

Sfogliate la gallery per conoscere meglio Violetta.

 

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