Per tutti i cultori appassionati delle stripes Stan Lee non è “solo” un mito, ma l’icona di un’intera cultura, quella che attraverso i fumetti, sotto un’apparenza solo superficialmente banale e frivola, ha raccontato, generazione dopo generazione, i problemi, le crisi e le paure più grandi dell’America. Riuscendo continuamente a evolversi, a evitare il torpore dato dal successo che avrebbe potuto spingere altri, non lui, ad adagiarsi sugli allori, a far mutare costantemente i suoi personaggi adeguandoli ai tempi, salvandoli dalla trappola dell’immortalità e dell’eterna giovinezza per farne eroi reali, e perciò credibili. Stan Lee non ha inventato i “supereroi”, e la sua preoccupazione principale non è stata (non solamente, almeno) quella di fornire una valida alternativa commerciale a Superman, Batman e ai personaggi della DC Comics. Stan Lee ha inventato, in realtà, degli antieroi, in cui ciascuno di noi potesse in qualche modo ritrovarsi. Con imperfezioni, pecche, con dei difetti.

Nessun eroe Marvel è perfetto, neppure Thor, che è un dio e, in quanto tale, gode di vita eterna; non solo i personaggi nata dal genio di The Smilin’ – questo il soprannome di Lee – hanno tutte connotazioni umane, ma hanno anche, e soprattutto, delle storie; talvolta tragiche, fatte di gelosie, di drammi familiari, di turbe psichiche.

E rappresentano, cosa ancor più importante, una stupenda allegoria proprio di quella società americana che, pur amandola profondamente, Stan Lee ha lungamente e duramente criticato, soprattutto in alcuni frangenti o in determinati contesti storici. La grande intelligenza di Lee è stata proprio lì, nel riuscire a denunciare tutti i vizi americani, colpendo precisamente sui nervi scoperti, con lo spirito leggero e un po’ guascone di chi sembra scrivere fumetti solo per allietare i ragazzini.

Ma nessun eroe nato da Stan Lee è solo un eroe per “ragazzini”; è la voce di un preciso momento storico, di una categoria di persone ben definite, di un gruppo, di una comunità, di un’etnia. Stan Lee ha dato voce a tutti, e lo ha fatto nella maniera più semplice del mondo: con una matita, qualche colore e tanta fantasia.

Stan se n’è andato, a 95 anni, il 12 novembre del 2018; grazie ai suoi eroi imperfetti, però, quegli stessi che lui è riuscito a salvare dalla trappola dell’immutabilità data dall’eterna giovinezza, anche lui è diventato eterno, infinito, super. Anche senza essere necessariamente un eroe.

La superumanità dei supereroi con superproblemi di Stan Lee
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