Il caschetto e la frangetta sbarazzini ci sono sempre, come fossero un vero e proprio marchio di fabbrica, ma certo oggi Sophie Marceau è cresciuta, è una donna con una vita e una carriera piene e soddisfacenti, un’attrice, un madre.

Eppure, per tutti è e rimane la Vic tredicenne de Il tempo delle mele, film che ha segnato un’epoca e che rappresenta un cult per tutte le generazioni cresciute dagli anni Ottanta in poi; croce e delizia del suo percorso professionale, il film di Pinoteau è il trampolino che la lancia nell’Olimpo delle stelle, dove successo e fama sono assicurate, ma al tempo stesso la pietra che Sophie si è portata appresso per tutti questi anni.

È, del resto, il rischio, enorme, di girare un film che diventa un’icona generazionale e culturale e che, al contempo, come contraltare negativo, può farti finire per essere identificata esclusivamente per quello.

Sophie, c’è da dire, è stata brava ed estremamente talentuosa in questo; non si è fatta intrappolare in questo strano gioco di specchi che le avrebbe fatto correre il rischio di non scrollarsi di dosso il personaggio dell’eterna adolescente alle prese con le prime cotte, ma nel contempo è comunque riuscita a far diventare quella ragazzina un vero e proprio simbolo culturale, entrata a far parte dell’immaginario collettivo e resa dalla sua interpretazione meravigliosamente acerba e spontanea la teenager che tutte noi, almeno una volta nella vita, siamo state nel nostro “tempo delle mele”.

L’ingenuità con cui Sophie si lanciò nel personaggio – e nel mondo del cinema – è del resto evidente anche nel modo in cui affrontò il successo e la popolarità del tutto inaspettate, come lei stessa raccontò in un’intervista del 1990, riportata in questo articolo, ancora molto giovane ma già decisamente più matura e “vissuta” rispetto a dieci anni prima.

Quando mi si diceva che il Tempo delle mele aveva avuto otto milioni di spettatori in Francia, non riuscivo ancora a comprendere pienamente. Non avevo nessuna nozione, nessun punto di riferimento. Poi le cose sono cambiate. Quando si è quindicenni popolari e si continua ad andare a scuola, condurre la vita su un doppio binario provoca dei conflitti, degli stati di disagio. Non si possono fare bene due cose contemporaneamente. Così ho passato un periodo difficile, che è durato fino a sedici anni, quando ho lasciato la scuola.

Da allora, Sophie Marceau ha fatto davvero tantissima strada, si è cimentata con generi e ruoli diversi, con la commedia, i film storici, è stata una Bond Girl – ne Il mondo non basta -, ha avuto due figli, un’unione con separazione pacifica da Cristophe Lambert, un altro che di icone se ne intende, e un ritrovato stato da single di cui, a Vanity Fair, raccontò nel 2014:

Mi sto disintossicando: voglio eliminare dalla mia esistenza le tracce delle vite di coppia che hanno regolato il mio quotidiano da sempre. Mi sto scoprendo, mi pongo molte domande e cerco di darmi risposte.

Sull’amore, del resto, come affermato in altre interviste, Marceau ha sempre fatto chiaramente capire di avere un pensiero ben definito e decisamente lontano dai canoni romanticissimi de Il tempo delle mele.

Ritengo che un tempo si sceglieva un uomo per amore nel caso migliore e per ragioni sociali in quello peggiore, mentre oggi la scelta avviene in base alle nostre nevrosi.

Sui rapporti di coppia, invece, dice:

Dopo i quarant’anni non ci si deve nascondere più nulla. È sempre bene verbalizzare, dire le cose che abbiamo nel cuore. A volte credo che sia utile chiamare in causa una terza persona che in modo imparziale possa porsi come arbitro, conciliare, riconciliare. Io l’ho fatto un paio di volte, su questioni molto precise. Ma credo che quel terapista non fosse una freccia di Cupido! L’invecchiamento non deve essere visto come la fine della seduzione. Restano l’amore, lo scambio, il fascino, la comprensione intellettuale.

Su se stessa, però, è sfacciatamente onesta:

Per la strada, sono ancora molti gli uomini molto più giovani di me che si voltano e mi guardano.

Vic, insomma, è cresciuta; altro che adolescente impacciata alle prese con i primi baci, oggi Sophie Marceau è una donna consapevole di avere un fascino che non dipende dall’età anagrafica, scanzonata e sicura di sé. A ricordarci della lei che fu, però, ci sono ancora il caschetto e la frangetta da eterna ragazzina.

Sophie Marceau, molto più che 'la ragazza del tempo delle mele"
Fonte: Pascal Le Segretain/Getty Images- web
Foto 1 di 7
Ingrandisci