Sandra e Raimondo, l'amore di una vita da "che barba e che noia"

Sandra e Raimondo, l'amore di una vita da "che barba e che noia"
Fonte: web
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“Che barba che noia, che noia che barba”.

Con il classico ritornello ripetuto ogni sera prima di andare a dormire – con tanto di gambe che si agitavano sotto le coperte – Sandra Mondaini ha tenuto compagnia agli italiani per oltre vent’anni, mentre il marito, Raimondo Vianello, provvisto di Gazzetta dello Sport, la osservava perplesso. La scena con cui si concludeva Casa Vianello, tuttora la sitcom più longeva mai prodotta dalla televisione italiana, trasmessa sulle reti Mediaset dal 1988 al 2007, è entrata lentamente a far parte della cultura popolare italiana, e quella frase è ormai di diritto proprietà di tutti coloro che, con la coppia storica del nostro spettacolo, sono cresciuti.

Ma quel “che barba che noia” è molto di più: è anche, e soprattutto, il leit-motiv di una storia d’amore lunga cinquant’anni, il filo conduttore di un’unione che, salda e potente a riflettori spenti, ha saputo essere anche il cemento per un sodalizio artistico e professionale lungo una vita.

Attenzione, questo non significa, ovviamente, che la vita insieme di Sandra e Raimondo sia stata tutta “una barba e una noia”, ma tutto il contrario: i due, sposi dal 1962, hanno davvero saputo insegnare a tutti noi la bellezza della normalità, lo splendore del sentimento che si trasforma negli anni e diventa straordinaria quotidianità, proponendoci un ideale di amore, di vita insieme, di affetto, di rispetto reciproco e di comprensione e, perché no, talvolta persino di sopportazione, cui i migliori romantici tutt’oggi ambiscono.

Non è facile avere un’unione salda e duratura come quella di Sandra e Raimondo, tra vite consumate sempre più velocemente e sentimenti mutevoli o banalizzati fino all’eccesso, e certo la loro storia fa invidia, ma un’invidia sana, piena di ammirazione e traboccante di incanto.

Loro, uniti nel lavoro come fuori dal palco, anche davanti alle telecamere hanno scelto, volutamente, di non portare altro che se stessi; in un’altra casa, forse, con altri personaggi che si muovevano intorno a loro che, però, restavano il centro di tutto. Loro, questa è la parola magica: quegli stessi che, giovanissimi, si erano conosciuti e avevano iniziato timidamente a scoprirsi innamorati in teatro, loro che hanno attraversato gli stravolgimenti sociali, culturali, televisivi dell’Italia senza lasciarsi mai travolgere dagli scandali, dalle chiacchiere e dai pettegolezzi dei tabloid di gossip, sempre a caccia dello scricchiolamento, della crisi, della debolezza.

Sandra e Raimondo hanno affrontato tutto insieme, dai successi professionali fino al mancato arrivo dei figli, dall’adozione – pur se mai legalizzata – dei due bambini filippini Gianmarco e Raymond, fino alla fine.

Già, perché quell’amore così grande, andato avanti per 48 anni, dal giorno delle nozze, nel 1962, non poteva interrompersi con la morte. Come nelle fiabe, dopo la scomparsa di Raimondo, nell’aprile del 2010, anche Sandra lo ha seguito, a distanza di soli cinque mesi. E, in fondo, una fiaba lo è stata anche la loro: moderna, sicuramente, atipica, forse, ma mai banale e, soprattutto, vera.

Comici di professione e per tutta una vita, Sandra e Raimondo non furono mai così seri come quando, il giorno del matrimonio, si giurarono “Finché morte non ci separi”.