La risposta dei ragazzi alla lettera di una madre cattolica sui leggings

La risposta dei ragazzi alla lettera di una madre cattolica sui leggings
Fonte: web
Foto 1 di 8
Ingrandisci

Genitori e figli non sono mai andati molto di pari passo sul concetto di moda, dato che difficilmente i primi comprendono le scelte in fatto di fashion dei secondi.

È chiaro che il modo di vestirsi di ragazzi e adulti sia diverso, ma la vera, grande verità è che, in fondo, ognuno dovrebbe potersi vestire semplicemente come gli pare, nella maniera in cui si sente più a proprio agio e, soprattutto, senza imposizioni o dogmi da parte di nessuno.

Per questo, la lettera che una morigerata madre cattolica dell’Indiana, Maryann White, ha scritto al giornale studentesco, The Observer, e la conseguente reazione di alcuni ragazzi alle sue parole fanno un po’ sorridere, ma allo stesso tempo anche riflettere.

Perché, da ambo le parti, parliamo comunque di libertà: di esprimere un parere, pur se criticabile o non condivisibile, da un lato, e fare ciò che si ritiene più opportuno, dall’altro.

Ma veniamo ai fatti: la signora White, dicevamo, ha indirizzato al giornale scolastico delle Università di Notre Dame, Saint Mary’s e Holy Cross Colleges una lettera in cui criticava – un eufemismo – l’uso eccessivo e inadeguato dei leggings da parte delle ragazze.

Ho pensato a lungo se scrivere questa lettera – esordisce la donna – ho sperato che le mode cambiassero e che non ce ne sarebbe stato bisogno. Ma a quanto, invece, sembra proprio che lo sia.

Maryann ha spiegato l’origine del suo risentimento, dicendo che una domenica, partecipando a una messa nella sua chiesa, ha notato cinque ragazze indossare crop top e leggings molto attillati, che lasciavano davvero poco spazio all’immaginazione.

Ora, fermo restando che non è nostro compito discutere il cosiddetto dress code che si dovrebbe tenere in un luogo di culto, veniamo al nodo centrale del pensiero della signora White.

Mi vergognavo per le giovani donne alla messa. Pensavo a tutti gli altri uomini intorno e dietro di noi che non potevano fare a meno di guardarle. I miei figli guardano sicuramente il corpo di una donna quando sono in giro. Non hanno guardato, e non hanno commentato in seguito. Ma certamente non hanno potuto fare a meno di vedere quei fondoschiena. Io non volevo vederli, ma era inevitabile. Perciò ancora più difficile per i giovani ignorarli.

Sorprendentemente, però, nelle parole della donna non c’è solo un eccesso di pudore e di pruderie, ma anche un messaggio che forse voleva essere di anti-sessualizzazione femminile:

Un mondo in cui le donne continuano a essere raffigurate come ragazze da film, videogiochi, video musicali, rende difficile alle madri cattoliche insegnare ai loro figli che le donne sono figlie e sorelle di qualcuno. Che le donne dovrebbero essere viste prima come persone, e tutte le persone dovrebbero essere considerate con rispetto.

Il problema è che, proprio seguendo questo ragionamento, non ci si dovrebbe preoccupare se una donna indossa i leggings, quanto se un uomo la molesti, indipendentemente da come sia vestita. Per questo l’inaspettato slancio “femminista” delle parole di Maryann non ha ricevuto troppi consensi nei giovani che hanno letto la sua lettera, che anzi si sono “ribellati” indossando, per protesta, un paio di leggings, e postando le proprie foto sui social, sotto l’hashtag #leggingsday.

A “capitanare” la civile protesta Anne Jarrett, laureanda in filosofia e studi di genere, oltre che attivista di Irish 4 Reproductive Health, che ha anche creato un evento su Facebook, chiamato Leggings Pride Day.

La cosa che è piaciuta meno a quanti hanno letto la lettera della mamma è stato il fatto che, come spesso accade, a finire nell’occhio del ciclone siano gli atteggiamenti – o, in questo caso, abbigliamenti – femminili, e mai quelli maschili. Cosa che, di fatto, è alla base di quanti ancora si ostinano a giustificare le molestie degli uomini nei confronti delle donne, imputando a queste ultime la colpa di “provocarli”. Insomma, anche questo è un blame the victim, secondo le donne che, in gran numero, hanno partecipato alla protesta via social.

In gallery alcune delle foto postate per protesta dalle ragazze.