Negli anni ’90, epoca d’oro del grunge, anche le donne iniziarono a far sentire la propria voce nel panorama musicale, attraverso quello che, a tutti gli effetti, può essere descritto come un movimento di rivendicazione dei diritti e dei temi più intimamente legati alla femminilità: parliamo delle Riot Grrrl, ovvero di quei gruppi originatisi dalla fusione tra indie rock e hardcore punk, musicalmente vicini al punk rock, che nel decennio dei 90’s si distinsero proprio per posizioni estremamente forti di femminismo militante e attivismo politico, affrontando tematiche come aborto, sessualità – relazioni lesbiche incluse – abusi domestici, stupro ma anche maschilismo.

Storia delle Riot Grrrl: quel legame fortissimo con il femminismo

Il movimento è nato soprattutto nello stato di Washington, raccogliendo al proprio interno band formate quasi esclusivamente da donne, mosse dal medesimo desiderio di lottare per uguali diritti, contro il sessismo e per affermarsi in un genere ritenuto appannaggio degli uomini.

Il nome stesso del movimento, del resto, dà l’idea di quanto ribelli e rabbiosi fossero gli intenti di questi gruppi, dato che unisce le parole “Riot” (rivolta) al neologismo “Grrrl” usato al posto di “girl“, a indicare, in maniera quasi onomatopeica, un ringhio.

Fu anche grazie ai testi e agli slogan delle Riot Grrrl che fu portata avanti quella, venti anni prima, Shulamith Firestone aveva definito la “rivoluzione femminista”. E innegabile, nello sviluppo del movimento Riot Grrrl, fu anche la grande ispirazione delle femministe degli anni ’60 e ’70, oltre che il sorgere di quella che è passata alla storia come la “terza ondata” del femminismo.

Ma le fonti di riferimento per le Riot Grrrl furono davvero tante, nel mondo femminista: a partire da Betty Friedan e da quelle tesi esposte nel best seller del 1963, La mistica della femminilità, da cui i gruppi presero l’urgenza di rimettere in discussione l’immagine stereotipata della donna vista solo e unicamente come angelo del focolare.

Friedan aveva parlato, forse per la prima volta, dell’infelicità delle donne americane spinte a rinunciare alla carriera e alla realizzazione professionale per la famiglia, e quella mistica della femminilità era appunto l’immagine “ideale” propinata dai media, che voleva le donne realizzate solo e soltanto come mogli e madri.

Le Riot Grrrl partirono dalle tesi di Betty Friedan per affermare quanto ancora fosse lunga la strada per il raggiungimento della parità tra i sessi, e quanto fosse importante darsi nuovi scopi.

Ciò che distinse la terza ondata femminista fu proprio l’urgenza di affrontare nuovi temi, attualizzando anche il discorso sul corpo e sulla femminilità; ciò per cui lottavano le donne all’epoca riguardava non solo, o non più, la distruzione della cultura maschilista, ma anche tutta quella serie di tabù che quest’ultima aveva portato nella società, in riferimento alle donne.

Le loro rivendicazioni, insomma, riguardavano anche le libertà personali, da quella di vestirsi fino all’espressione esplicita della propria sessualità.

Le Riot Grrrl hanno contribuito a inaugurare una nuova fase del femminismo non soltanto per avere proposto nuove forme di attivismo, ma anche per aver lanciato il messaggio che l’autodeterminazione della donna potesse passare anche attraverso la musica. Basta cantanti melodiche o dance, le Grrrl hanno fatto capire che le donne potevano cantare anche il punk come facevano i Clash o i Sex Pistols.

Questo contrariamente a quanto pensavano gli autori del magazine punk Sniffin’ Glue, che in un articolo avevano scritto “Punks are not Girls” a chiarire esplicitamente come la pensassero rispetto al ruolo femminile in quel genere.

Le Riot Grrrl tramutarono la rabbia per quell’ostracizzazione in musica, dando il la a un genere a sé ricordato soprattutto per gli argomenti proposti nelle canzoni, prima di allora mai affrontati.

Le Riot Grrrl oggi

Ciò che guidava le Riot Grrrl ai loro albori, negli anni ’90, era la rabbia mista a un sentimento di frustrazione nei confronti di una società che le vedeva come il sesso debole e quindi le discriminava, componente che in fondo è stata la scintilla per la stessa era del grunge. Dopo lo scioglimento delle Bikini Kill, senza dubbio uno dei gruppi iconici del movimento, che hanno preso strade separate nel 1997, a raccogliere l’eredità sono state soprattutto le Sleater-Kinney, le L7, le Babes in Toyland e, in misura minore, le Hole, seppur con testi meno politicizzati.

Dal Duemila in poi, invece, sembra che il movimento viva più di amarcord che di nuove generazioni; e dire che di cose da dire e raccontare, da questo punto di vista, ce ne sarebbero ancora molte.

Sfogliate la gallery per conoscere le Riot Grrrl più famose.

Riot grrrl, le ragazze che cantano di aborto, vagina, stupro e femminismo
Fonte: web
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