Per Maren e Louisa, stuprate e sgozzate: il prezzo che pagano le donne

Quello che hanno pagato Louisa e Maren, due escursioniste stuprate e sgozzate in Marocco, è il prezzo che le donne stanno pagando per una cultura che, anche nell'occidente più avanzato, continua a offrire attenuanti al maschio e a colpevolizzare la vittima, troppo avvenente, troppo libera, troppo audace nel fare cose che un uomo può fare tranquillamente, una donna solo se è pronta ad assumersene i rischi.

Arriveranno gli idioti – qualcuno lo ha già fatto – a dire che se la sono andata a cercare.
Quelli del “chi le ha stuprate e uccise è un criminale, ma…”.
E il ma lo sappiamo più o meno tutti, è la solita tiritera: altre volte è stato un abito provocante, una donna troppo ubriaca per non aver mandato segnali contrastanti; questa volta è che non puoi andare in Paesi come il Marocco, con la tua amica, a pensare di fare l’occidentale libera e indipendente. Lo sai che considerazione hanno della donna in quel Paese e poi due donne che viaggiano da sole…

Al diavolo gli idioti. Al diavolo, senza ma, quelli che la vittima se fosse stata più attenta non sarebbe stata vittima e, quindi, è un po’ colpevole e il suo atteggiamento, le sue scelte di vita sono l’imprudenza che fornisce lo spunto alla violenza, l’attenuante per chi le uccide, dispone dei loro corpi, decide del sesso e della morte stessa di una ragazza.

Louisa Vesterager Jespersen e Maren Ueland, una danese, l’altra norvegese di 24 e 28 anni, sono state stuprate e uccise, sgozzate ha precisato la madre di una delle due, in Marocco.
Gli aggiornamenti delle indagini sembrano confermare anche la decapitazione di una delle due, trasmessa forse persino in un video in rete. Un atto terroristico, parrebbe, visto che nel video si sente dire in francese “questo è per la Siria, qui ci sono le teste dei vostri Dio”. Ma, prima, la violenza sessuale, anch’essa, pare, confermata.

Louisa e Maren sono due escursioniste che hanno fatto quello che fanno gli escursionisti: sono partite per intraprendere la scalata di qualche celebre vetta, in questo caso quella del monte Toubkal nella regione turistica dell’Alto Atlante, la più alta del Nordafrica.
Scalata che è stata interrotta nei pressi del villaggio di Imlil, in un sito, quello di Chamharouche, utilizzato come base di partenza.

Non serve sapere altro. Basterebbe la notizia imprecisa di due ragazze che sono state stuprate e sgozzate a non permettere e a nessuno, nessuno!, di accampare un solo “ma” a seguito della frase Louisa e Maren sono vittime.
Non ci serve, per affermarlo con certezza, sapere quanti anni avevano, da dove venivano, dove è accaduto, com’erano vestite, se erano drogate o ubriache, cosa ci facevano lì.

Farlo non significa veicolare un messaggio sbagliato o abbassare la guardia. Ma dare dignità di vittima alla vittima. Perché finché qualcuno si sentirà legittimato ad avanzare anche solo un ma, ci sarà qualcuno che si sentirà legittimato a toccare una donna senza il suo consenso.

La verità è che quello che hanno pagato Louisa e Maren non è il prezzo che le donne pagano quando “tirano troppo la corda” del loro diritto all’indipendenza, alla libertà e all’autodeterminazione.
Quello che hanno pagato Louisa e Maren è il prezzo che le donne stanno pagando per una cultura che, anche nell’occidente più avanzato, continua a offrire attenuanti al maschio e a colpevolizzare la vittima, troppo avvenente, troppo libera, troppo audace nel fare cose che un uomo può fare tranquillamente, una donna solo se è pronta ad assumersene i rischi.

Gli idioti, almeno stavolta, tacciano.

Per Maren e Louisa, stuprate e sgozzate: il prezzo che pagano le donne
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