L’attrice Marlène Goulard che ha interpretato Élisabeth nel docu-film “Il ritratto della regina – Una pittrice a Versailles” – Fonte: Pinterest

Parigi, 1787: Élisabeth Vigée-Le Brun presenta il suo ultimo autoritratto al prestigioso Salon di Parigi. Nel quadro tiene in braccio la figlia più piccola ed entrambe sono vestite di bianco. C’è un’atmosfera tenera e materna, di grande affetto. Élisabeth sorride pacatamente, le sue labbra sono socchiuse e si intravede il candore dei suoi denti. Fu uno shock per il Salon. L’opera venne prontamente rimossa e “l’audacia” dell’artista condannata dai cronisti del tempo. Ma cosa c’era di così strano in quel dipinto?

Quella che oggi sembrerebbe un’innocua rappresentazione della maternità, nell’Europa di fine Settecento costituì un vero e proprio affronto alla morale. Secondo i canoni pittorici occidentali dell’epoca, mostrare un sorriso così aperto in un’opera di quel tipo non era accettabile. Lo si poteva fare solo per ritrarre la borghesia e il suo stile di vita irriverente, non certo per uno dei motivi più classici della storia della pittura, quello della madre con il proprio figlio, come Maria con Gesù.

Élisabeth Vigée-Le Brun non era però nuova agli scandali. Come raccontato nel libro Viaggio in Italia di una donna artista. I ‘Souvenirs’ di Elisabeth Vigée Le Brun 1789-1792, edito da Electa e a cura di Fernando Mazzocca, la sua fu una vita eccezionale e fuori dalle righe. Nata nel 1755 da una famiglia parigina di umili origini, iniziò a dimostrare la sua inclinazione per l’arte fin da bambina. Suo padre, un umile pastellista, vide i disegni della figlia e le profetizzò il suo futuro da pittrice.

Dopo aver vissuto in convento dai sei agli undici anni, ritornò a Parigi e iniziò a sbocciare. A quattordici anni non era solo una delle giovani più belle della città, ma era anche una talentuosa artista, tanto da diventare la protetta di due grandi dame, Madame de Verdun e la duchessa di Chartres. Nel 1775 Élisabeth sposò Jean-Baptiste-Pierre Le Brun, pittore sfaccendato, giocatore d’azzardo e donnaiolo. Ma Le Brun era anche un grande mercante di quadri e si adoperò molto per la carriera della moglie.

La grande svolta nella vita di Élisabeth Vigée-Le Brun, tuttavia, avvenne nel 1777: in quell’anno incontrò per la prima volta la regina Maria Antonietta e tra le due si instaurò un’amicizia speciale, tanto che nel decennio dal 1778 al 1788 la pittrice realizzò una trentina di ritratti della sovrana. Il 12 febbraio 1780 Élisabeth Vigée-Le Brun diede alla luce la prima e unica figlia, Jeanne-Julie-Louise. Si dice che continuasse a dipingere anche durante le prime contrazioni, e che a fatica si decidesse a lasciare i suoi pennelli durante il parto.

Grazie all’affetto della regina e al suo talento, Élisabeth era ormai la pittrice più famosa di Francia. Tutti la volevano, ma il successo, come spesso accade anche oggi, raramente si presenta senza scandali (anche inventati). Fu così che si trovò suo malgrado protagonista dei più feroci pettegolezzi della Parigi pre-rivoluzionaria, proprio come la sua più grande protettrice, Maria Antonietta. La accusarono ingiustamente non solo di non essere la vera autrice dei suoi quadri, ma persino di essere la protagonista di qualsiasi tipo di liaison illecita.

Nell’estate del 1789, ospite della famosa Madame du Barry (favorita di Luigi XV), che le aveva commissionato un ritratto, scoppiò la Rivoluzione. Terrorizzata dalla rabbia della folla, pochi mesi dopo Élisabeth decise di lasciare tutto (marito, soldi, successo, quadri) per scappare con la figlia. E proprio mentre nella sua Francia molti dei suoi amici finivano sulla ghigliottina, per lei iniziò una nuova vita nelle corti di tutta Europa, a Roma, Vienna, Londra, San Pietroburgo.

Tornò in Francia solo nel 1805, ma ormai non c’era più nulla dell’ambiente che prima della Rivoluzione le era così familiare. Nel 1835, a 80 anni, pubblicò il suo diario con il titolo di Souvenirs, in cui narrò gli sconvolgimenti del suo tempo. Morì il 30 marzo 1842 e fu sepolta nel cimitero di Louveciennes, nella campagna parigina.

"Troppo brava per essere donna": la storia di Élisabeth Vigée-Le Brun
Fonte: Castello di Versailles e Kimball Art Museum, Fort Worth
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