Per fugare ogni dubbio il titolo non è sarcastico e il significato va inteso in senso letterale.

Levante è un’artista capace e, personalmente, mi piace anche la donna, perché non cerca di fare la simpatica e, infatti, a volte non lo è.
Questa riflessione sulle sue mutande nasce da un paio di commenti letti qua e là a corollario di articoli (non pubblicati su questa testata) in cui si parlava di un’ipotetica relazione sentimentale tra Levante e Diodato e della reticenza dei due artisti a riguardo.

Il tenore di alcuni di questi era pressapoco:

Sì, va beh, mette (soggetto: Levante, ndr) la sua foto in mutande sulla copertina, riempie Instagram di se stessa in qualsiasi momento della giornata, anche mezza nuda, e poi fa quella che della sua vita privata non vuole parlare.

Su Diodato di commenti simili non ne ho trovati, nonostante non è che scherzi in quanto a selfie. Sarà che sulla copertina del suo album è di profilo e non in mutande. Sarà che è un uomo?

Però ho trovato una sua dichiarazione a proposito dell’affaire sentimentale in risposta a Raffaella Serini che, nel corso di un’intervista per Vanity Fair, gli domanda, “Oggi di bello vive anche una storia d’amore con la sua collega Levante, di cui però non ha mai parlato”:

Non c’è nulla di nascosto. Semplicemente ci sono due persone – non so di chi stiamo parlando, in realtà (ride) – che vivono la loro storia in maniera pulita e naturale, senza l’ossessione di mostrarla ovunque. Oggi si esibisce tutto, soprattutto il superfluo […]
Io, poi, sono dell’idea che la felicità è vera solo se la condividi con le persone giuste. Con i fan comunico già con le mie canzoni: chi mi ascolta lo sa che ho tra le mani qualcosa di prezioso.

Che è poi un modo elegante e più che legittimo di dire “non sono cazzi vostri”.

A quel punto ho pensato alle parole di Levante che, in un’intervista a Rolling Stone a cura di Violetta Bellocchio, diceva:

… sono riservata ma allo stesso tempo racconto sempre i cazzi miei a tutti.
Pretendo che la gente riesca ad avere quel tatto necessario che tutti noi meritiamo. Della mia vita privata non voglio parlare, ma poi la mostro, ne faccio foto.
Devi stare al gioco, perché nel momento in cui ti mostri non puoi chiedere discrezione.
Certe volte mi chiedo quanto sia fortunata la gente a fare un lavoro normale.

E allora mi è venuto in mente che, forse, più che un “fatti i cazzi tuoi”, il loro è un farsi scudo, chiudersi attorno a quel “qualcosa di prezioso” che si ha tra le mani, che merita di essere nutrito, che richiede cure e grande attenzione.

Perché un conto è mostrarsi nudi, metterci la propria faccia, pezzi di pelle, raccontare di sé in versi di canzoni, tornare sullo strazio del ricordo dolce di tuo padre che canta e balla Barry White con tua mamma in salotto e far sanguinare di dolore e rabbia la ferita che non si chiude, da quando lui è morto quando avevi 9 anni.
Un altro conto, invece, è vivere in profondità un’emozione giovane, darle il tempo, il silenzio e la protezione che merita, prendersene cura come si fa con un figlio, sia essa un amore o qualcosa cui non abbiamo ancora dato un nome.

Arriverà il tempo, anche per quest’emozione, di mostrarsi in mutande, forse; magari quando sarà abbastanza consapevole di sé, matura o semplicemente pronta per mettersi a nudo, magari quando si farà parole e musica. Magari, invece, ed è un’altra tra le opzioni e come le altre altrettanto legittima, preferirà sempre il silenzio.

Perché un conto è mostrarsi in mutande quando siamo noi a sceglierlo, un conto è doverlo fare perché qualcuno lo pretende da noi.
Ah, e visto che di mutande di Levante si sta parlando, sempre da Rolling Stone:

Prendi una copertina come la mia, dove io sono una bambina in mutande e canottiera, ci sono copertine molto più volgari solo di faccia… e lo stesso ci sono donne che commentano, “ma c’era bisogno?”
Sono così perché mi sono messa a nudo, ti sto parlando di solitudine, è una madonna spogliata quella, e queste stronze cresciute in famiglie sbagliate dicono “l’ha fatto per qualche like in più, per vendere qualche copia in più”. Cretina, non si vendono più i dischi. Ma io mi posso confrontare con questa gente?

Punto.

Levante e Diodato, un conto è mostrarsi in mutande, ma l'amore si protegge
Copertina del disco di Levane, Nel Caos di Stanze Stupefacenti
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