


Ha navigato in alcuni degli oceani più remoti del mondo ed è sopravvissuta a capovolgimenti e 210 giorni da sola in mare. Prima ancora di compiere 17 anni, Jessica Watson è stata la persona più giovane al mondo a circumnavigare il globo, ma il suo record non è stato riconosciuto: troppi pochi chilometri.
Per capire l’eccezionalità della storia di Jessica Watson, basta qualche numero. 16 anni, 210 giorni da sola in mare, quasi 20.000 chilometri. Nata nel 1993 sulle coste del Queensland, questa piccola ma coraggiosa australiana è stata la persona più giovane a circumnavigare il globo in solitaria, nonostante le critiche di chi la riteneva troppo inesperta per un’impresa di questa portata.
La passione per il mare e l’avventura per Jessica è un’eredità di famiglia: con i genitori, emigrati in Australia dalla Nuova Zelanda nel 1987, e i fratelli Emily, Tom e Hannah, Jessica ha vissuto su una barca di 16 metri per quasi 5 anni. La sua vita cambia a 11 anni, quando la madre le regala Lionheart: A Journey of the Human Spirit, il libro di Jesse Martin, il più giovane velista a circumnavigare il globo nel 1999 a soli 18 anni. È un’illuminazione: Jessica decide di seguire le sue orme e, nel 2008, annuncia la sua decisione alla famiglia, che la sostiene in pieno.
È deciso: tenterà l’impresa, sola con le sue forze, a bordo di un S&S 34’ Ella’s Pink Lady del 1986.
Come ricorderà sul suo blog durante la navigazione arrivata alla volta del Sudafrica,
Quando ho sognato per la prima volta di fare il giro del mondo, la prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stata la curiosità sul fatto che fosse o meno qualcosa di realizzabile.
Volevo sfidare me stessa e ottenere qualcosa di cui essere orgogliosa. E sì, volevo ispirare le persone.
Odiavo essere giudicata dal mio aspetto e dalle aspettative degli altri su ciò di cui era capace una “bambina”.
Sì, perché le polemiche prima della partenza sono tante: troppo giovane, troppo inesperta, troppo arrogante per poter affrontare un viaggio in mare così pericoloso.
Come la maggioranza del mondo dei marinai, considero irresponsabile, arrogante e senza dubbio ignorante tentare una tale prodezza a un’età così giovane e con così poche esperienze di navigazione trans-oceanica.
Barry Tyler, della rivista Pacific Motor Yacht, non è l’unico a nutrire dubbi sull’impresa di Jessica: a esprimere pareri fortemente contrari sono anche Phil Jones, il presidente di Yachting Australia, e addirittura l’Australian Childhood Foundation, che ha messo in dubbio che la giovane età di Jessica le impedisca di comprendere davvero i rischi a cui si espone.
Purtroppo, l’inizio dell’avventura di Jessica sembra proprio dare ragione ai suoi detrattori: in una prova di trasferimento da Brisbane a Sydney, nella notte tra l’8 e il 9 settembre 2009, la Ella’s Pink Lady si scontra con il cargo Silver Yang. Secondo il primo rapporto dell’Australian Transport Safety Bureau, Jessica avrebbe controllato il radar per poi addormentarsi; quattro minuto dopo, lo schianto.
Ma nemmeno questo inconveniente la ferma: riparato l’albero spezzatosi nell’impatto, il 18 ottobre Jessica parte finalmente per il suo viaggio in solitaria intorno al mondo. Da quel momento è sola, con l’oceano. Non potrà fermarsi, avere compagnia o aiuto fino alla fine del viaggio. L’unico collegamento con il mondo, e con i genitori, la radio di bordo.
Il viaggio, documentato giorno dopo giorno sul suo blog – che riceve migliaia di visualizzazioni ogni giorno – procede non senza intoppi. Problemi tecnici, venti sfavorevoli, capovolgimenti: niente riesce a fermare Jessica, che oltre al diario di bordo aggiorna i suoi followers ogni volta che incontra un problema e, da sola, riesce a risolverlo:
Jessica naviga in alcuni dei più pericolosi tratti di oceano del mondo, tocca i quattro capi (Capo Horn, Capo Agulhas, Capo Leeuwin il Capo di Sud-Est Tasmania), attraversa tutti i meridiani e scavalca due volte l’equatore. Eppure, tutto questo non basterà per battere il record della traversata che aveva ispirato la sua impresa.
Il 10 aprile entra finalmente nelle acque territoriali australiane e il 15 maggio, scortata da una flotta di barche, attracca trionfalmente nel porto Sydney, la tappa finale del viaggio. Ad attenderla, oltre al Primo Ministro australiano, 75.000 persone. Tre giorni dopo compie 17 anni.
«Una nuova eroina australiana», la accoglie il primo ministro, “troppe poche miglia” gela l’entusiasmo il World Sailing Speed Record Council (WSSRC).
Sì, perché le regole parlano chiaro: perché si possa parlare di una circumnavigazione «la distanza minima percorsa dall’imbarcazione deve essere di 21.600 miglia nautiche», pari alla circonferenza del globo. Secondo un’analisi del sito sail-world.com, Jessica ha percorso 19.631,6 miglia nautiche, 1968,4 in meno.
Se non ho navigato attorno al mondo, fatemi sapere cosa ho fatto lontana da qui tutto questo tempo! È una vergogna che il mio viaggio non sia riconosciuto da qualche organizzazione solo perché ho meno di 18 anni, ma in verità ciò non mi spaventa.
Ha dichiarato Jessica, senza farsi abbattere dalla notizia. Nominata Young Australian of the Year 2011 e insignita una Medaglia dell’Ordine dell’Australia, Jessica è stata Youth Representative per The United Nations World Food Programme, ha raccolto la sua esperienza nel libro Spirito libero. La più giovane velista di sempre compie il giro del mondo in solitaria – che diventerà presto un documentario su Netflix – e ha da poco dato alle stampe il suo primo romanzo, Indigo Blue.
Record omologato o meno, è stata la più giovane di sempre a compiere un’impresa così eccezionale da sola, a soli 16 anni. E tutto questo, come ha prontamente ribattuto al primo ministro appena messo piede a terra, non perché sia un’eroina ma perché è «una semplice ragazza che ha creduto in sé stessa».
Jessica Watson, 28 anni, in un collage di foto presente sul suo sito web che la mostra sulla Pink Lady e oggi. Sebbene il suo record non sia stato riconosciuto, Jessica è stata la persona più giovane a circumnavigare il globo, a soli 16 anni.
L’itinerario seguito da Jessica, che l’ha portata ad attraversare alcuni dei più pericolosi tratti di oceano del mondo, i quattro capi (Capo Horn, Capo Agulhas, Capo Leeuwin il Capo di Sud-Est Tasmania), tutti i meridiani e due volte l’equatore. Per meno di 2000 miglia, il suo record non è stato riconosciuto.
Uno scatto di Jessica Watson al comando della Ella’s Pink Lady durante il viaggio. Jessica ha documentato la sua traversata sul suo blog, visitato ogni giorno da migliaia di persone, e alcune foto sono ancora visibili sui suoi canali social.
Durante il viaggio non sono mancati gli imprevisti: non solo lo scontro con un’altra imbarcazione ma problemi tecnici, guasti alle apparecchiature di bordo e agenti atmosferici avversi, come la tempesta documentata in questa foto.
Ad accompagnare Jessica durante i quasi 7 mesi di navigazione, una S&S 34’ Ella’s Pink Lady del 1986. Nella notte dell’8 settembre, la nave si è scontrata con un cargo al largo di Brisbane: durante l’incidente, si è spezzato l’albero, obbligando Jessica a ripararlo prima di poter partire per il viaggio, iniziato ufficialmente il 18 ottobre.
Dal momento della sua partenza, il 18 ottobre, fino al suo arrivo a Sydney, il 15 maggio dell’anno successivo, Jessica ha dovuto cavarsela solo sulle sue forze: per 210 giorni è stata da sola a bordo della barca, senza poter attraccare, con solo una radio per comunicare con la terraferma. Con lei, solo un “equipaggio” di pelouches.
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