Autoritratti in bianco e nero, poetici e inquietanti allo stesso tempo. Nella sua breve vita, la fotografa Francesca Woodman è riuscita a scoprire e creare la sua cifra stilistica, mettendo in scena un microcosmo personale fatto di simboli e suggestioni. Un talento folgorante, che si è spento troppo presto, pur consentendole di entrare a far parte dell’Olimpo della fotografia mondiale. Prima del suo suicidio, a soli 22 anni, Francesca Woodman aveva infatti già collezionato più di 500 negativi, tra provini e stampe, che dimostravano un occhio curioso, acuto e sensibile.

Francesca Woodman nacque in Colorado nel 1958, da due genitori artisti. Sono stati proprio George e Betty Woodman a raccontare la storia della figlia in un documentario intitolato “The Woodmans” . La famiglia era molto legata all’Italia e possedeva un casale in Toscana, dove visse per un anno e durante diverse estati.

Con il passare degli anni, Francesca Woodman scoprì di amare la fotografia e decise di iscriversi alla Rhode Island School of Design (RISD) di Providence, Rhode Island. La conoscenza della lingua italiana le consentì di partecipare a un programma di scambio studenti, nel 1975, e di andare a Roma per qualche mese. Una volta laureata, nel 1979 si trasferì a New York e decise di lanciarsi nella carriera da fotografa.

Cominciò a inviare il suo portfolio alle agenzie, senza ricevere alcuna risposta positiva. L’assenza di prospettive professionali e la rottura con il fidanzato la fecero precipitare nella depressione. Nel 1980 tentò per la prima volta di suicidarsi, ma venne salvata. Preoccupati, i genitori la invitarono a tornare a vivere da loro. Francesca Woodman entrò in terapia e le cose sembrarono migliorare. Ma la serenità non durò a lungo: il 19 gennaio del 1981, si gettò dalla finestra di un loft, nell’East Side di New York.

Sconosciuta in vita, Woodman divenne famosa solo nel 1986, cinque anni dopo il suo suicidio, grazie alla prima mostra del suo lavoro al Wellesley College. Lo stesso ambiente che l’aveva rifiutata in vita, non ha più smesso di osannarla nella morte. “L’unico problema è che il mondo dell’arte qui ti dimentica se vai via cinque minuti”, aveva scritto nei suoi diari.

Ancora oggi, le fotografie di Francesca Woodman affascinano e turbano allo stesso tempo. Gli interni squallidi, spesso di case abbandonate che lei andava a scovare, l’atmosfera lugubre e cupa, in contrasto con la vitalità del suo corpo, raccontano la storia di una giovane donna che si sentiva sola, persa e non apprezzata. Sono scatti profondamente maturi, sensuali e tetri, che non svelano solo la sua carne, ma soprattutto la sua anima tormentata.

I ritratti disperati di Francesca Woodman, che si suicidò a 22 anni
Fonte: courtesy George e Betty Woodman
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