È già passato un anno da quando moriva Fabrizio Frizzi, scomparso il 26 marzo 2018 all’Ospedale Sant’Andrea di Roma a causa di un male incurabile che gli aveva provocato anche l’ischemia nell’ottobre 2017.

La Rai, azienda che per tanti anni era stata la sua seconda casa, oltre ad aver dato il suo nome agli studi televisivi Dear, ha deciso di celebrare l’anniversario della sua scomparsa con una serie di appuntamenti e speciali.

Ma anche i colleghi, naturalmente, stanno in queste ore ricordando l’amico; come Milly Carlucci, che ospite a Domenica In ha parlato di Fabrizio dicendo : “La sua forza vitale è sempre stata così grande che se anche non lo vedi pensi che ci sia e che stia facendo cose. Per me questo è un modo di svoltare la difficoltà delle grandi assenze: penso che siano da qualche parte a lavorare e in questo momento non ci possiamo sentire”.

Anche Vincenzo Mollica ha mandato in onda, a cavallo fra il 24 e il 25 marzo, uno speciale tg1 che ha raccolto centinaia di tweet commossi. Ma le celebrazioni sono ancora molte, su tutte le reti Rai.

Fabrizio era tornato al timone del quiz del preserale di Rai Uno, poco prima di morire, pur sapendo che le sue condizioni probabilmente non gli avrebbero lasciato scampo, decidendo di fare, fino all’ultimo giorno di vita, ciò che era stato non solo il suo lavoro, ma tutto il suo mondo per quarant’anni.

La notizia della sua scomparsa ha sconvolto non solo il pubblico che si era affezionato ai suoi modi garbati e al suo sorriso spontaneo, ma anche tantissimi colleghi che gli erano sinceramente affezionati; tanto che alla Camera Ardente allestita prima dei suoi funerali il corteo di persone, tra volti della televisione e fan addolorati, è stato davvero interminabile.

In questo lasso di tempo ciascuno ha scelto di elaborare il lutto e il dolore a modo proprio; parlando, come ha fatto la prima moglie di Frizzi, Rita Dalla Chiesa, o tacendo, come ha preferito fare l’attuale moglie, Carlotta, che ha parlato solo mesi dopo, a ottobre, poco prima di avventurarsi in Portobello con Antonella Clerici, grande amica di Fabrizio.

Di quello che è accaduto non riesco ancora a parlare – ha detto Carlotta, mamma della piccola Stella – e anche su chi vedere sono ancora più selettiva di prima, perché tutto il tempo che ho voglio dedicarlo alla mia bambina e al mio lavoro.

Partiamo proprio da lei, Carlotta Mantovan: presenza discreta e silenziosa nella vita di Fabrizio, mai una parola fuori posto, mai un’uscita inappropriata per la donna che lui aveva conosciuto molto giovane, durante il concorso di Miss Italia, e con cui aveva coronato il sogno della famiglia e della paternità.

Sia durante la Camera Ardente che nelle celebrazioni del funerale Carlotta è apparsa ancora così, silenziosa, composta nel suo dolore, semplice. Mai smaniosa di apparire, di strappare compassione o pietà, dignitosa nella sua sofferenza e desiderosa di tenerla solo per sé, e di non esporla pubblicamente.

Io e Fabrizio siamo semplici, ci piacciono le cose semplici.

Raccontava a Storie Italiane, in una rarissima intervista televisiva. E così è stato anche il suo modo di affrontare lo strazio per la perdita dell’uomo che amava, del padre di sua figlia; niente ostentazioni gratuite, niente scene artificiose che avrebbero snaturato il suo carattere e imbruttito inutilmente la situazione. Un plauso alla sua discrezione e alla sua sobrietà, a quel silenzio che ha comunque riempito lo spazio e fatto comprendere la dimensione del loro amore.

Una cosa, però, vale la pena dirla: esistono mille manifestazioni del dolore, che possono essere gradite o meno agli altri, ma sono tutte comunque ed egualmente lecite. Non esiste un modo “giusto” per esprimere la propria sofferenza, esiste solo un modo personale di farlo, sia che questo implichi il desiderare restare in silenzio che l’esporsi. Eppure, poco dopo la morte di Fabrizio in molti hanno criticato proprio Rita Dalla Chiesa per “eccesso di dolore”; per averne parlato, per aver avuto la forza di raccontarlo.

Come se l’essere l’ex moglie la delegittimasse automaticamente dal soffrire per un uomo a cui, nonostante il divorzio e l’allontanamento, aveva voluto e voleva ancora bene. E come se quel suo ruolo, sintetizzato molto sbrigativamente dalla parolina magica, “ex”, associato alle esternazioni di dolore dopo la morte di Frizzi, potesse significare solo un suo recondito desiderio di “intrusione” nel bel mezzo di una tragedia familiare, la smania di protagonismo e la volontà di sostituirsi alla legittima consorte.

Eppure non funziona così; quando se ne va un affetto, una persona cara e a cui si è ancora legati non si può essere etichettati per ruolo e, in base a questo, stabilire una soglia del dolore consentita o no. No, non funziona così, come se l’interruzione di un rapporto, o la sua evoluzione, sancissero anche l’estinzione di ogni sentimento umano, ivi compresa la sofferenza per un lutto. Ancora una volta chi condanna, offende e insulta ha semplicemente perso l’occasione per stare zitto, perché di fatto non sappiamo, siamo tutti estranei e spettatori solo attraverso i social o, al massimo, la televisione; perciò per rispetto di tutti, Fabrizio e Carlotta in primis, l’unica cosa che potremmo, anzi dovremmo fare, è tacere.

È assolutamente evidente che Fabrizio e Rita avessero mantenuto un rapporto di stima e grande affetto, e allo stesso tempo che l’amore fosse ormai per entrambi altro. Non è quindi giusto che Rita venga defraudata del diritto di soffrire, anche pubblicamente, per la sua prematura scomparsa. Non è certo il suo dolore a offendere la memoria di Fabrizio o a offuscare quello, altrettanto straziante nel suo silenzio, di Carlotta.

Sono entrambi dolori accettabili, perché il lutto, e la sua elaborazione, è una delle cose più intime e personali che esistano. Tanto che la stessa Dalla Chiesa ha ribadito, nel salotto della domenica pomeriggio della rete ammiraglia Rai di Mara Venier, la sua stima per Carlotta e per Fabrizio:

Carlotta è stata la donna che è sempre stata più sicura dell’amore che aveva per Fabrizio, e che tuttora ha per Fabrizio. E io non sono mai stata gelosa di lei, anzi sempre stata felicissima per loro – ha detto, aggiungendo poi, riguardo a lui – Ho vissuto un amore di grande complicità, di grande tenerezza anche a lavoro. Ma se ti accorgi che un pizzico, un minimo di intesa viene meno, basta poco per far cadere tutto il puzzle. Non l’ho mai perso però Fabrizio. Non l’ho perso come amico, come persona alla quale appoggiarmi e chiacchierare.

Dunque, lasciamo in pace Carlotta, Rita, e chiunque abbia celebrato, e voglia continuare a celebrare, Fabrizio, al di là di quei lati pubblici che, anche se tanto amati, non possono davvero avercelo fatto conoscere fino in fondo. Lasciamo vivere il dolore a ciascuno come meglio ritiene, e facciamoci guidare, per una volta, dal buon senso e dalla riservatezza. Male non fa.

Nella gallery tutti i messaggi di cordoglio per Fabrizio.

Un anno senza Fabrizio Frizzi: il diritto di tutti di vivere il proprio lutto
Fonte: corriere della sera
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