Emergency è, dal 1994, anno della sua nascita, una delle realtà più importanti tra le ONG, con centinaia di medici che lavorano nelle zone più critiche del mondo e strutture ospedaliere, spesso improvvisate, che danno ospitalità e conforto alle vittime dei conflitti armati.

A fondare questa organizzazione che da più di vent’anni opera in più di 18 paesi è Gino Strada, medico chirurgo di Sesto San Giovanni, che, dopo anni passati a fare pratica nel campo del trapianto di cuore all’ospedale di Rho, sceglie di indirizzarsi nella chirurgia traumatologica e nella cura delle vittime di guerra.

Gino Strada lavora negli USA per specializzarsi in chirurgia cardiopolmonare, poi si sposta nel Regno Unito e infine al Groote Schuur Hospital di Città del Capo, in Sudafrica, lo stesso ospedale del primo trapianto di cuore effettuato da Christiaan Barnard.

Dalla sua fondazione, cui ha partecipato anche Teresa Sarti, la moglie di Gino scomparsa nel 2009, e fino alla fine del 2013, Emergency ha fornito assistenza gratuita a oltre 6 milioni di pazienti in 16 paesi nel mondo.

Su di lui sono state spese parole, opinioni, a volte di stima, altre di critica. La figlia Cecilia, che ha preso il posto di Presidente della ONG dopo la morte della madre, lo definisce”troppo schematico nei giudizi, certe affermazioni che magari in bocca ad analisti internazionali anche non di sinistra non desterebbero alcun tipo di scandalo perché te le aspetti, in bocca a Gino, fuori dal contesto, sintetizzate, sembrano tremende“.

Mentre l’economista Edward Luttwak, parlando di lui in occasione delle cosiddette “quirinarie” del 2013, quando è stato inserito nella lista dei dieci possibili candidati alla Presidenza del Consiglio, ha detto:

Sembra un po’ strano che stanno facendo sia nomi che sono tutti plausibili, diciamo tutti più accettabili – no? La Bonino, Amato e così via – e stanno anche facendo nomi più strampalati come Gino Strada, figura ridicola che nel 1944 avrebbe curato gli SS – così possono ritornare ed ammazzare gente – come lui ha curato i talebani, così possono ritornare e uccidere gente. […]

Obama è un grande fautore della pace eccetera, e anche dei droni. Lui pensa che la maniera di curare qualcuno di al Qaida è di mandargli un missile da un drone, mentre Gino Strada con me ha detto in televisione che avrebbe curato gli SS, se era in tempo di guerra, perché Emergency non fa differenze. Quindi tu curi le SS, lui esce e uccide altre trenta persone.

Luttwak ha definito quello di Strada un “falso umanesimo”, ma la verità è che il compito di Emergency è proprio quello che tante accuse sono valse al suo fondatore: curare tutti, indistintamente.

E questa, insieme ad altre, è sicuramente una delle cose che Gino Strada ci ha insegnato.

1. Curare tutti

Cosa che lo stesso Gino non ha mai negato, anzi ha ribadito con forza e convinzione più volte negli anni. Un esempio su tutti, la lettera scritta per Repubblica nel 2010, di cui riportiamo uno stralcio.

“Perché si aggredisce, perché si dichiara guerra a un ospedale? Emergency e il suo ospedale sono accusati di curare anche i talebani, il nemico. Ma non hanno per anni sbraitato, i politici di ogni colore, che l’Italia è in Afghanistan per una missione di pace? Si possono avere nemici in missione di pace?

In ogni caso l’accusa è vera. Anzi, noi tutti di Emergency rendiamo piena confessione. Una confessione vera, questa, non come la ‘confessione choc’ del personale di Emergency che è finita nei titoli del giornalismo nostrano.

Noi curiamo anche i talebani. Certo, e nel farlo teniamo fede ai principi etici della professione medica, e rispettiamo i trattati e le convenzioni internazionali in materia di assistenza ai feriti. Li curiamo, innanzitutto, per la nostra coscienza morale di esseri umani che si rifiutano di uccidere o di lasciar morire altri esseri umani. Curiamo i talebani come abbiamo curato e curiamo i mujaheddin, i poliziotti e i soldati afgani, gli sciiti e i sunniti, i bianchi e i neri, i maschi e le femmine. Curiamo soprattutto i civili afgani, che sono la grande maggioranza delle vittime di quella guerra.”

Curiamo chi ha bisogno, e crediamo che chi ha bisogno abbia il diritto ad essere curato.

“Crediamo che anche il più crudele dei terroristi abbia diritti umani – quelli che gli appartengono per il solo fatto di essere nato – e che questi diritti vadano rispettati. Essere curati è un diritto fondamentale, sancito nei più importanti documenti della cultura sociale, se si vuole della ‘Politica’, dell’ultimo secolo. E noi di Emergency lo rispettiamo. Ci dichiariamo orgogliosamente ‘colpevoli’.

Curiamo tutti. In Afghanistan lo abbiamo fatto milioni di volte. Nell’ospedale di Lashkargah lo abbiamo fatto sessantaseimila volte. Senza chiedere, di fronte a un ferito nel pronto soccorso, ‘Stai con Karzai o con il mullah Omar?’.”

In tempi recenti, con la sua Emergency non ha fatto mancare il sostegno neppure agli ospedali italiani nel momento di massima criticità per la pandemia Coronavirus, mettendo a disposizione, come si legge in un comunicato della ONG del marzo 2020, “le competenze di gestione dei malati in caso di epidemie, maturate in Sierra Leone nel 2014 e 2015 durante l’epidemia di Ebola”. 

A proposito della drammatica situazione Gino Strada, ospite di Piazzapulita, ha dichiarato:

Nessuno vuole parlare della sanità pubblica, che è stata massacrata per anni, con riduzioni, tagli di risorse e del personale, chiusura di ospedali, e poi ci ritroviamo con il fiato corto. Forse bisognerà ripensare e capire dove mettere le nostre risorse, metterle in servizi sanitari, non in armi.

2. La guerra è uno strumento che non funziona

Io non credo nella guerra come strumento. C’è un dato inoppugnabile: che la guerra è uno strumento ma non funziona, semplicemente non funziona.

Ospite della trasmissione di Michele Santoro Annozero, nel 2011, Strada disse:

Le guerre appaiono inevitabili, lo appaiono sempre quando per anni non si è fatto nulla per evitarle.

3. Non si tratta di essere pacifisti

Ospite della trasmissione di Rai 3 Che tempo che fa, nel novembre del 2006, Strada affermò:

Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra perché la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire. E non mi piace la parola ‘utopia’; preferisco parlare di ‘progetto non ancora realizzato’.

Nella stessa trasmissione, Gino parlò anche delle missioni di pace militari.

Credo che a nessun paese, nessun popolo – no? – piaccia essere occupato militarmente. Se domani mattina ci svegliassimo con mille militari qui nel centro di Milano, che arrestano, bombardano, sparano, torturano, deportano, uccidono chi vogliono, penso che non saremmo felici. E trovo sempre più strano che invece crediamo che quando lo facciamo noi di andare in altri paesi, quelli devono accettarlo, anzi debbono dirci ‘Grazie!’. E questa è una logica – come dire – profondamente colonialista – credo – che abbia la politica internazionale.

4. L’importanza di amare ciò che si fa

Nel 1999 esce Pappagalli verdi, il primo libro di Gino Strada. Un suo estratto:

Questo mestiere [chirurgo di guerra] mi piace, anzi non riesco a immaginarne un altro che possa piacermi di più. […]
In fondo, ma non vorrei essere frainteso o accusato di snobismo, è un gioco. Nel senso più vero. Come gli scacchi o il bridge. Attività libere, non condizionate, senza secondi fini, che si praticano solo perché piacciono. (p. 50)

Sempre nel libro, si parla di un ragazzino ferito in una zona di guerra.

Abbiamo un ragazzino con gli occhi bendati da tre giorni, e nessuno di noi ha pensato di parlargli, di spiegargli che si riprenderà, che potrà vedere ancora… Magari una mezza bugia lo avrebbe aiutato in quei momenti […].

5. La guerra non ha colore politico

Da Buskashì, libro del 2002:

Sono quindici anni che vedo atrocità e carneficine compiute da vari signori della guerra, chi si diceva di ‘destra’ e chi di ‘sinistra’, e non ci ho mai trovato grandi differenze. Ho visto, ovunque, la stessa schifezza, il macello di esseri umani. Ho visto la brutalità e la violenza, il godimento nell’uccidere un nemico indifeso.

E sulla missione di Emergency ha detto:

C’è chi ritiene che noi, medici e infermieri che lavoriamo in zone di guerra, dovremmo limitarci a fare interventi chirurgici e medicazioni, senza pensare né prendere la parola.

La verità, infatti, è che Gino Strada non ha mai guardato in faccia nessuno: non i politici italiani, da lui spesso osteggiati pubblicamente – ha dichiarato di non votare da 30 anni circa -, tantomeno le persone che arrivano nei suoi ospedali, ferite, molte volte in fin di vita. Non lo fa perché in loro non vede differenze.

Gino e i suoi medici le curano, in barba a chi vorrebbe che anche l’umanità assumesse una connotazione politica e si schierasse, e che il soccorso si deve prestare solo ai “buoni”, mentre con gli altri si cerca solo di ripulirsi la coscienza pensando che stanno dalla parte sbagliata della barricata.

Per Gino Strada non è mai stato così, ecco perché lui e la sua ONG hanno insegnato – e continuano a farlo – davvero tanto a tutti noi, ancora oggi.

Sfogliate la gallery per scoprire i progetti più recenti di Emergency.

5 cose che abbiamo imparato da Gino Strada
Fonte: web
Foto 1 di 13
Ingrandisci