Andiamo ancora un po’ indietro, che siamo delle nostalgiche DOC noi. Fino ai magnifici anni’80. Ce li ricordiamo o sono preistoria? A me é scesa la lacrimuccia di fronte ad alcune immagini perché davvero ormai sembrano lontane anni luce.
Ma andiamo per ordine.

fonte © reto magic blog
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I nostri pomeriggi. Tra un compito e l’altro e una merenda con Orzo bimbo “bim bum bam”, c’era il momento dei cartoni, c’era Uan. Io, da brava femminuccia, ero intenta a capire come mai Mirko e Satomi avessero quei capelli così strani pur essendo maschi, perché i fratelli di Georgie fossero innamorati di lei, ma lei preferisse il principe malaticcio (ho scoperto poi crescendo che noi donne abbiamo la sindrome delle crocerossine e quindi opteremo sempre per il povero disgraziato della situazione), o se Lady Oscar fosse un maschio o una femmina. Dopo che mio padre mi portò la prima volta allo stadio però, ai miei quesiti esistenziali si aggiunse anche il cercare di capire quanto fosse lungo il campo di Holly e Benji. Minimo 3 puntate.

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Quello che mangiavamo. Per me e mia sorella la giornata non cominciava senza aver litigato per il soldino di cioccolata sopra il tegolino del Mulino Bianco. In alternativa c’era la lotta per la sorpresa nel pacco grande, perché si sa, per nessun motivo al mondo si poteva andare a scuola senza la gomma a forma di mulino dentro l’astuccio.

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Nella mia cartella poi, doveva esserci sempre un succo di frutta “Billy”, rigorosamente all’arancia, che forse sarà stato tolto dal commercio perché era pieno di agenti chimici o dava assuefazione o roba del genere, perché io non ne ho più visti in giro. Se poi promettevi di fare il bravo, la maestra o la nonna a seconda del momento della giornata, ti regalava una caramella Rossana. Caviale e champagne insomma.
Un’altra cosa ricordo dei miei anni’80. I miei sofficini non sorridevano. Mai. Nella pubblicità erano sempre così allegri e felici, perché arrivavano a casa mia e si rattristavano? Misteri della fede. Comunque smisi di mangiarli, rendevano triste anche me.

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Come alternativa alla televisione, giocavamo a “Indovina Chi?”, più che per il gioco in sè, facevamo a gara a chi trovava il mitico Sam, la cui carta ormai consumata era riconoscibilissima da subito. Se usciva Paul era una tragedia, era l’appestato di turno e nessuno lo voleva.
Già, ci si divertiva davvero con poco, questa é stata la nostra più grande fortuna.

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Negli anni’80, non ci si chiedeva amicizia su Facebook. Come si faceva quindi a chiedere qualcosa a una ragazzina? Con carta e penna. Una domanda:”Ti vuoi mettere con me?”. Senza troppi giri di parole, senza perdere tempo a capire se “ci stiamo frequentando” oppure “é una cosa seria”, no, le cose erano ben definite, o sei la mia fidanzatina oppure passa il foglio. Bisognava essere risolute insomma, niente conversazioni per ore in chat, nessuna attesa di risposta mentre lui/lei “sta scrivendo..”. 3 risposte possibili: SÌ. NO. FORSE. La vita prima di What’s App insomma.
Probabilmente la penna usata per barrare una delle tre opzioni, era anche quella che serviva a riavvolgere le cassette che sentivamo in continuazione. Crescendo poi, le dinamiche di “abbordaggio” sono cambiate e noi ragazzine, anziché barrare una delle tre opzioni, arrotolavamo la gonna in sabato pomeriggio e mettevamo un po’ di rossetto appena uscite di casa, o ci portavamo il cambio dalle amiche se proprio stavamo complottando chissà quale strategia.

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E poi ancora il Crystal Ball, le gare a chi faceva più grande il pallone con le Big Babol, il Super Santos e il Super Tele, i braccialetti fatti a mano, “Chi sono io Babbo Natale!?”, gli zaini Invicta tutti scarabocchiati con l’Uniposca, il battipanni di cui avevamo tanta paura, i “Giochi senza frontiere” che sembravano il massimo del rischio e della pericolosità. Se anche voi avete pensato “che mi stai facendo ricordare..!” allora siamo significa che gli anni’80 li avete vissuti e siete portatrici sane di un patrimonio inestimabile.

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