Troppo stanco per essere un genitore perfetto? Prova il metodo 70/30


Il metodo 70/30 è la nuova frontiera della genitorialità, meno ansia e preoccupazioni per genitori e figli.
Il metodo della genitorialità 70/30 nasce come risposta a un modello educativo sempre più schiacciato dall’idea di perfezione, che spesso genera un eccesso d’ansia. Questo approccio invita i genitori a concentrarsi su ciò che conta davvero, accettando che non tutto debba essere impeccabile per crescere figli sereni e competenti.
La sua forza risiede nella semplicità, perché propone un equilibrio realistico tra impegno e imperfezione, liberando le famiglie da aspettative irraggiungibili. È un modo per restituire respiro alla quotidianità, trasformando gli errori in occasioni di crescita condivisa.
Negli ultimi anni il tema ha trovato grande spazio sui social, dove molti genitori raccontano come questa filosofia abbia alleggerito il peso delle responsabilità quotidiane. Non si tratta di una tecnica educativa strutturata, né di un manuale da seguire passo dopo passo, ma di un cambio di prospettiva.

La genitorialità 70/30 suggerisce che essere ottimi genitori non significa fare tutto alla perfezione, bensì essere presenti nel modo giusto. Il resto può essere gestito con flessibilità, accettando che sbagliare sia parte naturale del percorso e che gli errori sono l’anticamera dell’insegnamento.
Il principio centrale è semplice, fare bene il 70% del tempo, lasciando al restante 30% lo spazio per errori, semplificazioni e momenti di stanchezza. Questo margine non rappresenta una rinuncia o un abbandono dei doveri, ma un invito a riconoscere i propri limiti senza sensi di colpa.
È un modo per insegnare ai figli che la vita non richiede prestazioni costanti, ma capacità di adattamento e resilienza. In questo equilibrio si costruisce un clima familiare più autentico e meno oppressivo, più libero e concentrato sui reali bisogni.
La ricerca sull’attaccamento conferma che non serve rispondere perfettamente a ogni bisogno del bambino per costruire un legame sicuro e stabile. È sufficiente “leggere” correttamente i segnali circa il 30% delle volte, perché il resto è fatto di tentativi, riparazioni e comprensione reciproca.
Questi momenti imperfetti diventano fondamentali per lo sviluppo emotivo, insegnando ai bambini come affrontare frustrazioni e piccoli fallimenti. Anche i genitori, così, possono vivere la relazione con maggiore serenità, senza sensi di colpa e ansie eccessive.
Applicata alla vita quotidiana, la regola invita a lasciare ai figli una quota di autonomia attraverso il cosiddetto “sotto-aiuto calcolato”. Non si tratta di abbandono, ma della scelta consapevole di non intervenire subito, permettendo ai bambini di sperimentare soluzioni personali.
Il 30% di intervento pieno rimane invece dedicato ai momenti in cui la presenza del genitore è indispensabile, come situazioni di rischio, difficoltà emotive o pressioni eccessive. Anche mostrare le proprie emozioni in modo autentico aiuta i figli a riconoscere e accogliere le proprie, senza paura o vergogna.

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