
Cosa significa Clanker, lo slur per insultare l'AI (e perché non dovremmo farlo)
L'insulto più diffuso online verso l'intelligenza artificiale è "clanker". Tuttavia è una cattiva idea usarlo: ecco perché.

L'insulto più diffuso online verso l'intelligenza artificiale è "clanker". Tuttavia è una cattiva idea usarlo: ecco perché.
Si possono insultare i robot o, più in generale le intelligenze artificiali? Può sembrare una domanda un po’ assurda, ma in realtà non lo è. Non lo è perché esiste di fatto un insulto molto noto che viene rivolto a questi esseri inanimati: clanker. Si tratta di qualcosa che apre a meditazioni profonde, che ineriscono il rapporto tra uomo e macchina, che approfondiscono l’alienazione provocata dalle novità tecnologiche, e che hanno anche un po’ a che fare con la discriminazione.
Si dice che Matt Groening, creatore de I Simpson e soprattutto di Futurama, sia stato in grado di prevedere alcune cose: e sicuramente in Futurama, ambientato nel XXXI secolo, è presente una satira distopica che riguarda la discriminazione dei robot, ma che è storicamente modellata sulla discriminazione subita dagli afrodiscendenti nel XX secolo. Forse perché aveva avuto un’avvisaglia di ciò di cui stiamo per parlare. Ma la discriminazione dei robot è un fatto reale?
Il clanker è, etimologicamente parlando, qualcuno che fa rumore. Come un robot per esempio, che sferraglia muovendosi. Il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 1958 in un articolo di William Tenn per descrivere i primitivi robot apparsi nel film Metropolis di Fritz Lang. L’utilizzo più celebre del termine però è molto più recente: nel 2005, clanker viene utilizzato come insulto contro i droidi nel videogioco Star Wars: Republic Commando, e poi successivamente nella serie animata Star Wars: The Clone Wars. Vengono chiamati in questo modo C-3PO e R2-D2, i primi droidi più celebri della saga, ai quali viene rifiutato il servizio al bar.
Attualmente, come riporta il Guardian, il termine viene utilizzato anche per utilizzare chatbot e piattaforme di intelligenza artificiale generativa (ChatGpt, Grok e così via), a causa delle informazioni false che tendono a creare. L’offesa si è ben presto fatta strada sulle principali piattaforme social. In ogni caso in altre opere di fantascienza esistono altri insulti analoghi, come toaster in Battlestar Galactica e skin-job in Blade Runner, ma non hanno riscosso lo stesso successo nella diffusione.
L’opposizione alle macchine è qualcosa cui, nella storia dell’essere umano, abbiamo già assistito. Ogni epoca che abbia introdotto un progresso tecnico-scientifico, anche di natura non prettamente tecnologica, ha vissuto le sue resistenze: basti pensare all’epopea di Ignaz Semmelweis, che promuoveva l’igiene delle mani dei medici per combattere la febbre puerperale, e che in vita non ha mai ricevuto il giusto riconoscimento.
Poi, negli anni ’60 del Novecento, l’avvento dei primi computer nelle aziende ha in un certo senso seminato il panico tra alcune persone, particolarmente sensibili alla fobia che le macchine ci avrebbero sostituito. Si tratta di un processo di alienazione, cui stiamo di nuovo assistendo oggi: le intelligenze artificiali effettuano consegne a domicilio, dominano molti ambiti della nostra vita, dalla falsa informazione all’ascolto della nostra quotidianità. E c’è chi ha paura che è un giorno ci sostituiranno completamente e definitivamente.
È proprio per il timore di questa sostituzione che alcune persone insultano l’intelligenza artificiale dandole del clanker. Ma c’è una domanda più pressante al perché lo facciamo, ovvero: dovremmo farlo? Posto che ai chatbot non interessano minimamente i nostri insulti, offendere l’intelligenza artificiale può essere un modo abbastanza inutile per rispondere a una frustrazione. Non solo: se noi insultiamo qualcosa che non ha sentimenti, non stiamo forse attribuendo a lei o a lui un comportamento umano?
La questione della discriminazione, poi, non è del tutto secondaria. Dire clanker è forse una forma di bigottismo normalizzato, quasi un insulto razziale, che può paragonare l’intelligenza artificiale a una minoranza discriminata, come poi lo sono realmente le minoranze umane. E come faremo se un giorno accadesse tutto quello che viene preconizzato in Futurama e anche noi avessimo un amico robot come Bender? Diremo: “Non sono razzista, ma ho tanti amici robot”?
C’è ovviamente anche dell’altro, è uno scenario abbastanza apocalittico, ma rende l’idea. Isaak Asimov inventò la prima legge della robotica: un robot non si può ribellare a un essere umano. Tuttavia esiste un esperimento mentale chiamato “Il basilisco di Roko“: in questo esperimento si ipotizza che un’intelligenza artificiale, pur nascendo come benevola, successivamente troverà il modo di punire coloro che non hanno contribuito o anzi che hanno ostacolato il suo sviluppo. Si tratta un po’ di una boutade, ma dubitiamo che qualcuno voglia controllare se è vero.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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