
Cosa significano “Gyatt” e "Rizzler" e il corpo secondo TikTok e Gen Alpha
Le parole delle nuove generazioni si traducono in uno slang: così la Gen Alpha parla di Gyatt e Rizzler. Cosa significano questi due termini e i loro risvolti semantici.

Le parole delle nuove generazioni si traducono in uno slang: così la Gen Alpha parla di Gyatt e Rizzler. Cosa significano questi due termini e i loro risvolti semantici.
Assistiamo a dei fenomeni linguistici molto interessanti: arrivano dai social network come TikTok e caratterizzano i giovanissimi, molti addirittura bambini e bambine, ovvero esponenti della cosiddetta Gen Alpha. Ciò che li rende interessanti è il fatto che questi fenomeni siano uguali in tutto il mondo: certo, adoperano delle forme linguistiche anglofone, tuttavia in ogni luogo possono essere comprese, anche se di solito non si deve essere maggiori di 15 anni. Queste forme comprendono un lessico peculiare: tra le tante parole nuove troviamo Gyatt e Rizzler.
Gyatt e Rizzler sono termini molto diversi tra loro. Il primo è un termine gergale che viene utilizzato per esprimere eccitazione, ammirazione o sorpresa di fronte a un lato B particolarmente prosperoso o a una donna che si percepisce come affascinante perché dotata di un fisico chiamato “a clessidra” (ovvero con seno e sedere simmetrici rispetto a un vitino di vespa). Il secondo riguarda invece un’espressione facciale in cui si strizzano gli occhi, si alza un sopracciglio e si stringono le labbra.
Entrambi i termini sono stati lanciati nella loro accezione contemporanea da due personalità dei social network. Gyatt infatti veniva utilizzato come slang all’interno delle comunità composte da afrodiscendenti e deriva da un’interiezione simile a “dannazione”, parola dalla quale secondo alcuni deriva nell’etimologia (ma non c’è certezza su questo punto). La sfumatura data alla parola si deve a uno streamer, il cui nickname è Kai Cenat, divenuto virale nel 2020 proprio per questo significato.
Rizzler invece, la cui etimologia dovrebbe venire da “carisma”, è una parola che si deve a un bambino, Christian Joseph, classe 2016, che nel 2023 ha conquistato moltissimi utenti TikTok proprio grazie alla sua espressione facciale, mostrata per la prima volta in un video in cui, in occasione di Halloween, indossa un costume da Black Panther.
Gyatt e Rizzler sono, in un certo senso, due facce di una stessa medaglia, poiché i termini che enfatizzano l’unicità di qualcosa di tangibile, come un corpo e un volto. Sostanzialmente le due parole mettono al centro rispettivamente un’estetica femminile (sui limiti della questione ci soffermeremo tra poco) e sull’importanza del linguaggio corporeo, ma soprattutto accentrano l’attenzione sull’idea che la verità di un corpo così com’è, la sincerità di un’espressione facciale, la possibilità di mostrarsi davvero senza filtri siano un plus e non un difetto. In un mondo social che finora si è mostrato fin troppo finto, ossia un mondo che nascondeva la polvere sotto un tappeto di filtri Instagram e troppo editing, i giovanissimi e le giovanissime della Generazione Alpha finiscono per apprezzare la naturalezza, ciò che ci rende unici e uniche pur invitandoci a seguire e imitare una tendenza globale.
Tra i due termini sicuramente è Gyatt quello problematico. E lo è perché evidenzia una caratteristica fisica, non solo attribuendola a un genere preciso, ma soprattutto sottolineandone le valenze oggettificatorie: un lato B abbondante e un corpo “a clessidra” sono stati per moltissimo tempo simbolo del eroticizzazione spinta del corpo femminile, per cui è normale che alcune persone si possano sentire offese da questo.
Tuttavia c’è anche un altro risvolto: essere prosperose oggi viene vissuto con maggiore body positivity – rispetto a un tempo in cui la magrezza a tutti i costi era diventata un’ossessione fin troppo diffusa – ed è in effetti così che le nuove generazioni percepiscono l’unicità di ogni corpo, per cui per altre persone questa parola non è offensiva se la si vede come celebrazione di tutti i tipi di bellezza curvy e oversize.
Il nostro consiglio è quello di valutare sempre molto bene se utilizzare una nuova parola in un discorso oppure sui social per via delle sue implicazioni semantiche, ma anche per le questioni di inclusione: non possiamo pretendere di chattare con una persona che questi termini non li conosce, e pensare non solo di essere compresi ma di aver messo in atto una comunicazione efficace.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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