Ma’nene, il rituale indonesiano in cui si riesumano i morti per far festa con loro

In Indonesia esiste un particolare rituale, il Ma'nene, per cui i morti vengono riesumati, vestiti ed esposti nel villaggio, in segno di rispetto, amore e devozione verso di loro.

La morte è senza dubbio uno di quegli argomenti che incute più timore e ansia nelle persone, ma in alcuni Paesi del mondo non è affatto vista come qualcosa di triste, ma semplicemente come un tappa della vita, forse la più importante. Uno di questi è la Repubblica Indonesiana, anzi, per essere specifici l’isola del Sulawesi. Qui vivono delle popolazioni chiamate Torajan che, una volta ogni tre anni, si premurano di riesumare i morti, lavarli, vestirli con nuovi abiti e fare una festa in loro onore, secondo un rituale preciso chiamato Ma’nene.

È la morte stessa a rappresentare l’onore in questa ricorrenza: per i Torajan, la comunità indigena che abita l’area a sud della regione, la morte è infatti una semplice fase dell’esistenza umana, e le persone risparmiano tutta la vita per avere una cerimonia funebre davvero maestosa e che duri per giorni. Quando queste persone vengono seppellite, i loro corpi sono avvolti nella stoffa, per permettere una buona conservazione. C’è una grande attenzione alla tumulazione, e non solo, relativa a questa pratica di riesumare i morti. Quando si organizza questa festa triennale, anche la bara deve essere pulita, riparata o addirittura sostituita, qualora ce ne sia necessità.

Secondo i Torajan, inoltre, quando una persona muore lontano dal proprio villaggio, la sua anima torna a casa. Le tribù di questo tipo solitamente non si spostano proprio per questa ragione e le rare volte in cui è successo che qualcuno morisse mentre era lontano da casa, i suoi parenti si sono recati solertemente a recuperare la salma.

Inutile dire che le immagini del rituale indonesiano sono molto forti, in quanto ritraggono corpi in avanzato stato di decomposizione. Tuttavia gli sguardi amorevoli che i Torajan rivolgono ai loro cari testimonia tutto l’affetto che, nonostante la morte, non è affatto svanito.

Fonte: ANDRI SAPUTRA/AFP via Getty Images

Una volta ogni tre anni, come detto, i parenti dei defunti si recano nei luoghi di sepoltura dei paerenti deceduti, ormai mummificati, ne riesumano i corpi e cambiano le loro vesti come segno di amore. Questa comunità ritiene che i morti – o quantomeno il loro spirito – restino assieme ai cari ancora in vita, anche a distanza di centinaia di anni.

Fonte: ANDRI SAPUTRA/AFP via Getty Images

I morti vengono esposti lungo le strade del villaggio, e non manca chi scatta un selfie con loro.

Fonte; Hariandi Hafid/SOPA Images/LightRocket via Getty Images
Fonte: HARIANDI HAFID/AFP via Getty Images

Il Ma’nene, che letteralmente significa  potrebbe aver avuto origine nel villaggio di Baruppu più di un secolo fa. Una leggenda vuole che un cacciatore di animali di nome Pong Rumasek trovò un cadavere abbandonato mentre stava cacciando in montagna, e decise di vestirlo con i suoi abiti dandogli una degna sepoltura. Il suo gesto divenne ben presto una pratica adottata dall’intera popolazione, che riteneva che in questo modo gli spiriti l’avrebbe ricompensata per essersi presa cura dei morti.

Fonte: ANDRI SAPUTRA/AFP via Getty Images

Nel villaggio le cerimonie funebri possono andare avanti per giorni, così che la famiglia possa eseguire un rituale chiamato”Puya”, che comprende sacrifici di animali come tori e bufali, le cui corna vengono poi usate per adornare la casa del defunto.

Fonte: SEVIANTO PAKIDING/AFP via Getty Images)

 

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