"Babylon", la sfrenatezza e il cinismo della Hollywood degli inizi dal regista di "La la land"

Damien Chazelle ripercorre gli anni ruggenti del muto, portando sul grande schermo la dissolutezza dei costumi di quel periodo e le ambizioni smisurate di chi voleva conquistare un posto al sole nella mecca del cinema.

C’è una domanda, dal tono lieve e del tutto scanzonato, che fa capolinea tra una scena e l’altra di Babylon, film di Damien Chazelle con Margot Robbie e Brad Pitt. Perché Chazelle ce l’ha su così con le donne? A guardar  bene, i suoi giovani protagonisti son sempre beffati, lasciati, straziati dal grande amore.

Dopo Andrew (Miles Teller), di Whiplash, che per diventare il più grande batterista jazz del mondo rinuncia a Nicole (Melissa Benoist) – per poi trovarla immancabilmente occupata una volta che ritorna da lei – Sebastian (Ryan Gosling), di La la land, e Manny (Diego Calva), di Babylon, condividono un malinconico destino a causa dei sentimenti che, mai sopiti, provano uno per Mia (Emma Stone) e l’altro per Nellie (Margot Robbie). Vero è che ognuno di loro, compreso il Neil Armstrong (ancora Gosling) di First Man, fa parte di qualcosa di più grande di sé, in cui i vincoli sentimentali non sono che un inutile orpello.

Nel mondo di Chazelle, le donne non sono soltanto delle ambiziose arrampicatrici sociali, più o meno ciniche, ma sembrano essere piuttosto delle micce indispensabili per innescare la storia; perseverano, insomma, in quella loro sfiancante necessità di assaggiare quella mela. Poi i giochi però, quelli duri almeno, continuano i duri a giocarli, in tutta conformità alle nuove esigenze produttive che vogliono disseminati qua e là generi ed etnie diverse.

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Brad Pitt è Jack Conrad e Diego Calva è Manny Torres in “Babylon” (Courtesy Paramount Pictures)

Perché vedere il film con Margot Robbie e Brad Pitt

Scorrono veloci le oltre tre ore di visione del nuovo film di Damien Chazelle, ex enfant prodige che dopo il successo di La la land torna a raccontare la mecca del cinema, lasciando i musical degli anni Cinquanta per dedicarsi stavolta agli anni Venti, ruggenti e dissoluti, della più stupefacente stagione cinematografica hollywoodiana, poco prima dell’avvento del sonoro, ripercorrendo ascesa e caduta di un divo del cinema muto (Jack Conrad, interpretato da Brad Pitt), una starletta in cerca di successo (Nellie LaRoy, interpretata da Margot Robbie) e un aspirante produttore esecutivo (Manny Torres, col volto di Diego Calva).

Quando il mondo occidentale par essere sull’orlo di un baratro (e tra guerra, crisi climatica e inflazione questi anni Venti del Duemila hanno tutte le caratteristiche di un’epoca affacciata sull’abisso), il cinema dà il meglio di sé in fatto di produzioni mastodontiche, perfette per stordire lo spettatore e ideali per beffare la realtà, un po’ come quei rossetti rossi che in tempo di guerra volano in fatto di vendite.

In Babylon, il turbinio di immagini, musica, dialoghi in cui si viene centrifugati senza sosta impedisce la noia, è balsamo per una giornata di lavoro, capace come è di far dimenticare qualsiasi cosa sia avvenuta fuori dalla sala cinematografica; diverte eppure non emoziona mai. Chazelle mette in campo un complesso e sofisticato meccanismo fatto di scenografie grandiose, costumi a profusione, due interpreti amatissimi e osannati come Brad Pitt e Margot Robbie, un esercito di bravissimi comprimari, ma lascia fuori dallo schermo sogni e sentimenti per una lettura amara e in fondo disperata dello star system e del mondo della celluloide.

Siamo lontani anni luce dalle corde dell’ultrasettantenne Steven Spielberg, che nella splendida ode al cinema del suo The Fabelmans ancora si può permettere di coltivare una merce rara come la speranza. Chazelle, nato a metà degli anni Ottanta, dà piuttosto una lettura delle glorie del cinema muto che ricorda da vicino il caustico Hollywood Babilonia (riedito nel 2021 da Adelphi), resoconto impietoso che Kenneth Anger scrisse nel 1959 su scandali, squallidi retroscena, casi di cronaca nera della Hollywood degli esordi fino agli anni Cinquanta.

Tante le citazioni disseminate qua e là, che i cinefili si potranno divertire a riconoscere, e qualche scena che strizza l’occhio a celebri Maestri; una fra tutte, quella della festa dove tutto ha inizio, che ricorda per sperpero di denaro quelle del Gatsby di Baz Luhrmann e per costruzione della messa in scena Moulin Rouge, sempre di Luhrmann. Inutile cercare però quella gioiosa aderenza del regista australiano ai tempi migliori della Parigi bohémienne; Chazelle resta un figlio trentenne del puritanesimo e non riesce a non rappresentare il sesso e la nudità se non come decadenza e depravazione.

Eppure Babylon conserva quel fascino del puro intrattenimento che vale da solo il prezzo del suo biglietto al cinema, possibilmente in lingua originale per godere di tutta la carica languidissima di un “delicatamente” pronunciato in italiano dal Jack Conrad di Pitt.

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Li Jun Li è Lady Fay Zhu in “Babylon” (Courtesy Paramount Pictures)

Scheda di Babylon, il film

È in sala dal 19 gennaio 2023 Babylon film scritto e diretto da Damien Chazelle (miglior regista agli Oscar del 2017 per La la land) e interpretato da Margot Robbie, Brad Pitt e Diego Calva.

Il lungometraggio ha iniziato la sua corsa verso la Notte degli Oscar, con un Golden Globe (su 5 candidature) alla colonna sonora di Justin Hurwitz, alla quinta collaborazione con Damien Chazelle; un sodalizio, il loro, nato all’Università di Harvard e che è valso al compositore già due Oscar (per la colonna sonora e canzone originale di La la land).

La scenografia del film è di Florencia Martin, mentre i costumi sono firmati da Mary Zophres (al terzo film con Chazelle, dopo La la land e First Man). Collaboratori storici di Chazelle anche Tom Cross al montaggio (un Oscar per Whiplash), e Linus Sandgren, autore della fotografia (un Oscar per La la land).

Babylon è prodotto da Paramount Pictures e distribuito in Italia da Eagle Pictures.

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