Confessiamolo: molte di noi hanno amato Scott Patterson nei panni di Luke Danes ne Una mamma per amica. Una delle ragioni è che Luke era la persona perfetta per Lorelai e aveva sempre un modo per salvarti la giornata: il suo ottimo caffè, del quale Lorelai e Rory erano più che appassionate.

Vi stiamo per raccontare una storia singolare. Può capitare che un attore, nell’immaginario collettivo, finisca per diventare il suo personaggio o parte di esso. È accaduto ad esempio a William Zabka, che, negli anni ’80, era per tutti il cattivo di Karate Kid anche fuori dallo schermo, tanto che spesso il suo personaggio è stato quello del villain. E per molti Scott Patterson è diventato Luke, caffè compreso.

Da qualche anno questo accade non solo nel cuore dei fan, ma nella realtà. Patterson ha infatti il suo marchio di caffè, come spiega Bustle: il nome è Big Mug Coffee di Scotty P. La scelta è arrivata dopo una serie di iniziative dedicate agli amanti di questa bevanda e ovviamente agli appassionati di Gilmore Girls. Tanto che alla fine del 2016, poco prima del lancio del reboot su Netflix c’è stato il Diner Day di Luke, con tanto di tazze del Luke’s Diner.

Poi, nel 2017, Scott Patterson ha annunciato un tour acustico nelle caffetterie – è infatti anche musicista – da New York alla California. E ha anche proposto alcuni incontri con pausa caffè ai fan più sfegatati. A questo punto c’è da chiedersi: è la vita che imita l’arte o l’arte che imita la vita? Le ragioni dell’attore sono frutto di un percorso esperienziale della sua vita, in cui Patterson mette al centro la persona per lui più importante: suo figlio.

Il Courier Post spiega infatti come Patterson abbia fatto una precisa scelta di civiltà con il suo marchio di caffè: ha scelto un metodo di produzione che sia ecosostenibile. Si tratta di qualcosa con cui l’azienda è ancora al lavoro e si basa sul fatto che dai chicchi di caffè si creano moltissimi rifiuti dai materiali di scarto. L’attore quindi sta vagliando come includere il frutto che racchiude i chicchi nella sua miscela.

Nei Paesi di provenienza – ha raccontato l’attore – il frutto viene scartato e crea decine di miliardi di sterline di rifiuti ogni anno, creando un rischio ambientale. […] Vogliamo fare qualcosa che sia rispettoso dell’ambiente e crei posti di lavoro in tutta la catena di approvvigionamento. Potremmo trovare modi per aggiungere biscotti e torte, ma prima vogliamo ottenere il caffè giusto.

In tempi più recenti, però, Scott Patterson ha anche accettato di far parte di Cameo, l’app che permette di chattare e ricevere messaggi dai propri beniamini di tv, cinema e musica, ovviamente dietro compenso, e ha un suo podcast su Instagram, I am all in podcast.

Patterson ha trascorso la sua giovinezza felice a Haddonfield nel South Jersey, almeno fino al 1974, anno in cui la madre (in foto) e il padre hanno divorziato. Non è stato facile, perché in una piccola città la privacy diventa un optional in questi casi, figuriamoci negli anni ’70.

Mia madre era molto dotata e papà molto rigido – ha raccontato l’attore sul Courier Post – Ho avuto un po’ di entrambi. Sono riuscito a permettere a mia madre di vincere quella guerra dentro di me. Ma è stato un ottimo posto per crescere. Non riesco a dirvi in quanti posti al mondo io sia stato… e ci sono pochi posti simili. Mi sento molto fortunato a essere cresciuto lì. Mi ha dato un grande vantaggio su molte persone una volta che sono uscito nel mondo e mi sento molto grato per questo.

Come detto, è anche un discreto musicista: ha iniziato da giovanissimo, quando in terza elementare fondò una band con i suoi amichetti, cantando brani come Back in the Ussr dei Beatles e I’m Not Your Steppin’ Stone dei Monkeys. I ragazzini ascoltavano anche i Led Zeppelin, David Bowie e i Queen.

Abbiamo suonato nei talent show della scuola – ha raccontato l’attore – ed eravamo molto popolari! Metà delle ragazze di prima media si precipitava sul palco per toccare la mia giacca di pelle scamosciata con frange.

Ancora oggi Patterson ha una band, Smithradio che suona rock, blues e punk. E racconta di aver stalkerato Patti Smith a 14 anni, chiedendole di entrare nella sua band. Dai tempi del college è diventato un grande fan anche di Sex Pistols, Velvet Underground e Clash.

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