Phoenix Rising: Evan Rachel Wood racconta la relazione incubo con Marilyn Manson

Dal grooming al love bombing fino agli abusi emotivi, fisici e sessuali: la discesa degli inferi dell'attrice al fianco della rockstar in un documentario che racconta come da vittima si è trasformata in una sopravvissuta.

Avrebbe potuto avere chiunque, ma aveva scelto me. Ero diventata speciale“;”Quando ti senti invisibile e pensi che qualcuno ti veda, ti senti molto lusingata e non ti basta mai“: sono sufficienti queste due frasi, pronunciate da Evan Rachel Wood nel documentario La rinascita della fenice (Phoenix Rising), perché qualunque persona insicura che abbia incontrato una personalità manipolatrice (che troppo spesso si incasella nel disturbo narcisistico di personalità senza avere le competenze per farlo) riconosca almeno un pezzo della propria esistenza.

L’attrice, sul set sin da bambina e spesso impegnata in ruoli da ragazzina precoce e problematica (Thirteen, Down in the Valley, Running With Scissors), ha avuto una relazione con Marilyn Manson, al secolo Brian Warner, quando aveva appena compiuto 18 anni. Manson ne aveva 37.

Una storia iniziata nel 2006 con un adescamento, classico quanto quello della collezione di farfalle conservate nella propria abitazione: “Vorresti partecipare al mio progetto su Alice nel Paese delle meraviglie?”, chiede la rockstar alla poco più che adolescente Evan durante una festa sull’attico dello Chateau Marmont di Los Angeles, tra i luoghi più celebri e carichi di storie e miti di Los Angeles.

Phantasmagoria: The Visions of Lewis Carroll, il film sulle ossessioni di Carroll scritto da Manson non vedrà mai luce, ma da quel giorno il cantante metterà in atto una serie di tattiche tristemente note a chiunque le abbia subite: adulazione, corteggiamento, grooming (una tecnica di manipolazione mirata a creare un forte senso di dipendenza che renda la vittima vulnerabile ad abusi fisici, emotivi e sessuali), love bombing (espressioni di affetto e attenzione esagerate, come forma di manipolazione emotiva), scarificazione e branding, patto col sangue, isolamento (per allontanare la vittima dalla famiglia, dagli amici e dalla comunità, permette all’abusante di esercitare un controllo sistematico sulla propria vittima), fino alle violenze vere e proprie.

Sono stata stuprata davanti alla macchina da presa“, racconta ancora Wood, ripercorrendo la realizzazione di Heart-Shaped Glasses, il videomusicale del 2007 in cui Manson la penetra davanti a tutti. Ed è sempre la stessa attrice ad ammettere: “Era solo l’inizio di quello che sarebbe stata la nostra relazione. Non avevo associato quello che mi era successo alla violenza domestica, dubitavo della realtà e incolpavo me stessa“.

Le ci vorranno tre anni per uscire da quella relazione, solo nel 2016 riuscirà a raccontare di essere stata abusata e a testimoniare all’udienza per il “Sexual Assault Survivors’ Bill of right“, davanti al congresso degli Stati Uniti; testimonianza che permette a molte altre vittime di riconoscersi nel suo racconto e a farsi avanti a denunciare Marilyn Manson. Eppure Evan Rachel Wood trova il coraggio di rivelare il nome del suo abusante soltanto il 1° febbraio 2021 con un post su Instagram.

Preoccupata per la propria salute fisica e mentale, per la propria carriera, per l’incolumità di suo figlio (nato nel 2013 dalla sua relazione con Jamie Bell) e della sua famiglia, preferisce non confermare il sospetto che dietro quegli abusi denunciati ci fosse l’idolo di milioni di fan.

In un’intervista rilasciata a Tim Noakes, direttore di Dazed nel 2015, Manson affermava: “Il punto di vista di mio padre sulle donne era: ‘Se vuoi avere un uomo, allarga le gambe. E se vuoi tenere un uomo, chiudi quella fottuta bocca’ (…). È disgustoso. Ma è così che sono stato educato e cresciuto, partendo dal presupposto che, se vuoi tenere un uomo, non parlare. Vuoi prendere un uomo, mostrargli le tue parti d’affari. Non dico che sia la mia filosofia, dico solo che è quello che mi ha insegnato mio padre“.

Malgrado tutto, le minacce di morte all’attrice da parte degli ammiratori di Manson non tardano ad arrivare insieme alle accuse, così facili da muovere a una donna che denuncia, di essere a caccia di soldi e di visibilità.

Se l’opinione pubblica e i media non sono con lei, non le va meglio con la legge: i  tempi di prescrizione per sporgere denuncia per violenza sessuale erano scaduti già nel 2016. All’epoca, infatti, erano 3 anni per i reati penali e un solo anno per quelli minori, anche se, almeno secondo le statistiche citate dal documentario, le vittime impiegano dai 7 ai 10 anni per prendere coscienza di aver subito un abuso. Da qui, la battaglia di un cospicuo numero di attiviste, tra cui Evan Rachel Wood e l’artista Illma Gore (a cui si deve Make America Great Again, il ritratto di Trump col micropene divenuto virale in pochi ore dalla sua messa online sul suo profilo Facebook) per l’approvazione della Phoenix Act, la legge che, in California, estende la prescrizione per i casi di violenza domestica.

Nel frattempo, Manson ha denunciato sia l’ex fidanzata che Ilma Gore per aver architettato un piano deliberatamente diffamatorio, una specie di “cospirazione” per rovinarlo.

Se si è così insicuri da cadere nella rete di un manipolatore, così fragili da soffrire di un disturbo post-traumatico da stress dopo essere state umiliate, minacciate, abusate, violentate, che si abbia almeno la buona creanza da non prendersela urbi et orbi con le star.

Evan Rachel Wood, però, si dichiara oggi come una sopravvissuta. A differenza di Manson, abusato che diventa abusante, ha scelto di superare il suo essere una vittima e mettere al servizio di altre donne il proprio vissuto e la propria notorietà.

Phoenix Rising
Evan Rachel Wood in La rinascita della fenice (Phoenix Rising) (Courtesy Press Office)

Scheda di La rinascita della fenice (Phoenix Rising)

Il documentario in due parti (Non ti abbattere e Fatti sentire), prodotto da HBO e diretto da Amy Berg e presentato in anteprima al Sundance Festival 2022, ricostruisce la carriera di Evan Rachel Wood fino alla sua relazione con Marilyn Manson.

Nella seconda parte, vengono raccolte prove e testimonianze a supporto del racconto di Wood, ma si punta anche il dito contro i media che si sono accaniti contro la donna e ignorato il suo dolore, dando sostegno a Manson solo perché famoso. Tuttavia, quasi un decennio dopo essere fuggita da quella relazione, l’attrice si è battuta con successo per l’approvazione della Phoenix Act, la legge che estende la prescrizione per i casi di violenza domestica in California.

La rinascita della fenice (Phoenix Rising) è disponibile su Sky Documentaries o su NOW.

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