Madame de Beaumer, direttrice del Journal des dames dal 1761 all 1763, Cristina Trivulzio di Belgioioso, che aveva fondato e diretto nel 1846 la rivista Ausonio, Anna Kuliscioff, alla guida, dal 1891, della rivista socialista Critica sociale e poi dal 1912 della rivista La difesa delle lavoratrici, Margherita Sarfatti, responsabile per anni della rubrica di critica d’arte dell’Avanti!, direttrice di Gerarchia, rivista di teoria politica fondata da Mussolini, e quindi giornalista a Montevideo, dove si rifugia dopo l’emanazione delle leggi razziali, nel 1938.

Dal Settecento in poi sono state diverse le donne, che in modi diversi, hanno intrapreso la strada del giornalismo; ricche, colte, aristocratiche che – forti della propria nascita e delle proprie amicizie – hanno saputo mettere a frutto i privilegi per realizzare sé stesse come individui attraverso la scrittura.

Non stupisce, quindi, che Edith Crawley, secondogenita del conte e della contessa di Grantham, nel secondo film, Downton Abbey II – Una nuova era (Downton Abbey II: A New Era), decida di proseguire a lavorare per la sua rivista The Sketch, continuando a fare la giornalista e a raccontare quello che vede dal suo punto di vista d’eccellenza.

«Il matrimonio di Edith con Bertie sta andando bene e lei ha appena dato alla luce un bambino ma, con una mentalità piuttosto moderna, gestire Brancaster e la maternità non è abbastanza per lei. Ha bisogno di un’attività che stimoli il suo cervello e che sia al di fuori della sua famiglia» si legge nelle note di Julian Fellowes, autore della celebre serie tv e dei due film della saga della famiglia Crawley.

Per anni all’ombra della sorella maggiore, quella Mary che a causa della sua altera bellezza è tra le più ambite d’Inghilterra (fino allo sfortunato matrimonio con Matthew saranno 10 i pretendenti che proveranno a conquistarla durante le sei stagioni della serie, a partire dal cugino Patrick, affondato nel Titanic), e di quella più piccola, Sybil, la ribelle, che prima di morire di parto (nella terza stagione), si batte per i diritti civili e per il voto alle donne, Edith si lascia scoprire solo con il procedere della storia.

Affrancata dal desiderio di non apparire da meno delle due consanguinee, si configura mano a mano come la più moderna, la prima che impara a guidare un’automobile, che inizia a frequentare da sola gli ambienti mondani di Londra, a introdurre il tema dell’aborto, a lavorare. Vittima di qualche stereotipo di troppo di Fellow, l’avevamo incontrata timida e bruttina, invidiosa e pettegola, la ritroviamo ora donna di mondo, che indossa con disinvoltura gonne al polpaccio per giocare a tennis e maneggia con competenza reflex di prima generazione. E sfrutta con intelligenza gli agi della sua posizione sociale.

Downton Abbey II - Una nuova era
Elizabeth McGovern e Laura Carmichael in Downton Abbey II – Una nuova era (Credit: Ben Blackall / © 2022 Focus Features LLC)

Perché vedere Downton Abbey II – Una nuova era

Non sarà certo una brutta sceneggiatura a decretare l’insuccesso di questa nuova avventura di casa Crawley. Le battute taglienti di Lady Violet, la sempre superba Maggie Smith, ci sono tutte; le ambientazioni da fiaba e i costumi sontuosi sono sempre lì, a ricordare perché la serie tv è stata tra le più viste e le più amate, oltre a essere tra le più premiate di sempre (con un totale di 44 riconoscimenti ottenuti, tra cui 12 Emmy, 6 BAFTA e 3 Golden Globe).

Ad arricchire la storia, stavolta, un viaggio in Costa Azzurra dove, proprio in quegli anni, personaggi come Coco Chanel, Francis Scott Fitzgerald e Pablo Picasso avevano inaugurato la moda delle vacanze estive. La trasferta a Toulon, dove lo scenografo Donal Woods ha scelto Villa Rocabella, un edificio dagli splendidi giardini di gusto tipicamente mediterraneo, per ambientare parte del film, oltre a far entrare nuove ambientazioni e nuovi personaggi, si è tradotta immancabilmente nella creazione di ulteriori guardaroba, adatti al clima del sud della Francia e tutti degni di almeno un sospiro di desiderio.

Se si è alla ricerca di due ore di puro intrattenimento, tagliati fuori dalla realtà, questo è il film adatto, da vedere in sala, su grande schermo, per apprezzare in tutta la loro bellezza i dettagli degli abiti e i raffinatissimi arredamenti; possibilmente in lingua originale per godere dell’aristocratico british, che è nobilissimo anche pronunciato dalle labbra della “scicchissima” servitù, capitanata dal Signor Carson (Jim Carter) e dal più giovane Signor Barrow (Robert James-Collier), il primo alle prese con esotiche abitudini francesi, il secondo con la propria omosessualità. Il tutto con quella leggerezza così apprezzabile di questi tempi.

Downton Abbey II - Una nuova era
Harry Hadden-Paton, Laura Carmichael, Tuppence Middleton e Allen Leech (Credit: Ben Blackall / © 2021 Focus Features, LLC)

Scheda del film

Downton Abbey II – Una nuova era (Downton Abbey II: A New Era), diretto da Simon Curtis, è il sequel del film del 2019 Downton Abbey, a sua volta seguito dell’omonima fortunata serie televisiva, andata in onda dal 2010 al 2015 (un anno dopo in Italia).

In questo nuovo capitolo, la magione di Downton Abbey è in subbuglio per l’arrivo di una troupe cinematografica quando Lady Violet, la contessa madre di Grantham, riceve in eredità da una vecchia fiamma una villa in Costa Azzurra.

Scritto dal creatore della serie Julian Fellowes (Oscar per la sceneggiatura di Gosford Park), il film è interpretato dal cast originale, tutto confermato, (tra cui i principali, Hugh Bonneville, Michelle Dockery, Imelda Staunton e Maggie Smith) a cui si aggiungono Hugh Dancy, nel ruolo del regista Jack Barber, Laura Haddock, che interpreta la star del muto Myrna Dalgleish, e Dominic West, che veste i panni del divo Guy Dexter.

I costumi sono di Anna Robbins (impegnata nella serie sin dalla quinta stagione), mentre la scenografia, tra cui la stupenda residenza nella campagna inglese (ambientata per gli esterni e molti degli interni a Highclere Castle, nell’Hampshire, mentre tutte le stanze della servitù che sono state fatte nei teatri di posa di Ealing, nell’area metropolitana di Londra), è opera di Donal Woods.

In Italia, il film è al cinema dal 28 aprile, distribuito da Universal Pictures.

Downton Abbey, la trama: dove eravamo rimasti

Se le sei stagioni della serie tv Downton Abbey si svolgono dal 16 aprile 1912 (il giorno dopo l’affondamento del Titanic) al settembre 1925, il film, uscito nel 2019, è invece ambientato nel 1927. Questo nuovo capitolo si svolge subito dopo, nel 1928, quando i Crawley sono alle prese con una tenuta sempre più costosa e bisognosa di cure.

Downton Abbey è ancora guidata dalla contessa madre di Grantham, ma è destinata a passare a Lady Mary (Michelle Dockery) e poi, alla maggiore età, al suo primogenito, George, avuto con il primo marito, Matthew, deceduto alla fine della terza stagione. Al termine della sesta stagione, Lady Mary ha sposato Henry Talbot, un pilota professionista. Sua sorella, Edith Crawley (Laura Carmichael) si è felicemente sposata con Bertie Pelham, da cui ha avuto tre figli, mentre Tom Branson (Allen Leech), vedovo della terzogenita Sybil Crawley, morta a soli 24 anni mettendo al mondo la loro figlia, Sybbie, conclude il primo film certo del suo nuovo amore per Lucy Smith (Tuppence Middleton), la cameriera di Lady Maud Bagshaw (Imelda Staunton), cugina di Lady Violet.

Sul fronte della servitù, invece, avevamo lasciato il Signor Carson in pensione, ancora felicemente sposato con Elsie Hughes (Phyllis Logan), la governante di Downton Abbey. Prosegue senza intoppi anche il matrimonio tra John Bates (Brendan Coyle), valletto di Robert Crawley, e Anna Smith (Joanne Froggatt), cameriera personale di Lady Mary. Infine, Daisy Robinson (Sophie McShera), la ex sguattera divenuta aiuto cuoca, è ancora legata al cameriere Andy Parker (Michael Fox).

Su tutti loro vigilano Robert Crawley (Hugh Bonneville), settimo conte di Grantham e patriarca della famiglia Crawley, e sua moglie Cora (Elizabeth McGovern), la multimilionaria di Cincinnati ormai divenuta da tempo una Crawley a tutti gli effetti.

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