Mukbang, perché interagire con persone che stanno mangiando è un fenomeno virale?

Avete mai visto video in cui ragazzi e ragazze si ingozzano di cibo? È una pratica nata in Corea e diffusasi poi nel mondo, in cui gli spettatori pagano per guardare gli altri mangiare. Si chiama Mukbang, ma non è certo esente da problematiche.

Il mondo dei social e di Internet in generale ci sta proponendo, da qualche anno a questa parte, mode sempre più varie e talvolta bizzarre; una di queste è senza dubbio il Mukbang, un trend nato in Corea anni fa ma che ormai spopola anche altrove.

Cosa vuol dire Mukbang?

Parliamo di una tipologia di video a tema food nata, come detto, in Corea del Sud, in cui una persona mangia – anzi, il termine più corretto sarebbe “si strafoga” – in streaming. Il termine deriva dalla crasi di due parole, muok-ja, ovvero “mangiare” in coreano, e “broadcast”, che in coreano si dice bang song.

Proprio come capita con video di altro genere, il pubblico che assiste alle scorpacciate può interagire con il protagonista via chat, a volte anche facendo delle richieste, pagate, e soprattutto donazioni in funzione del gradimento.

Il fenomeno dei Mukbang online

Come detto, dal 2010, anno di nascita, il fenomeno del Mukbang si è espanso anche oltre i confini coreani; nei Paesi occidentali, ad esempio, il trend è arrivato nel 2015, dopo che una popolare emittente americana ha caricato un video in cui commentava i video di alcuni live eater sudcoreani.

Gli show di Mukbang vengono trasmessi in streaming su canali come Twitch, che ha aggiunto proprio l’elemento “Social Eating” alla sua lista di canali dal luglio del 2016; qui alcuni streamer famosi includono ImAllexx, Ameliabrador e Simple Life on Air.

Ovviamente c’è anche YouTube, dove alcuni fra i più celebri live eater sono Banzz, Shuki, Dorothy, Yang Soo Bin e Fran.

Perché il Mukbang è popolare?

Com’è possibile che video in cui delle persone si abbuffano, producendo anche rumori decisamente molesti – con buona pace dei misofoni – riscuotano tanto successo e permettano a chi li trasmette di guadagnare anche cifre considerevoli (il sistema di pagamento è detto “star balloon”, ognuno dei quali equivalente a 10 centesimi: per fare un esempio, AfreecaTV si tiene il 30%, il resto va agli streamer, ma a questo bisogna aggiungere le sponsorizzazioni)?

Certamente sappiamo che il cibo, ben lungi dall’essere mera esigenza biologica, è anche e soprattutto un fattore culturale, capace di stimolare gli istinti basilari degli esseri umani (non è un caso se esistono anche tanti programmi di cucina). Vedere gli altri mangiare soddisfa indirettamente il proprio bisogno di cibo, ma anche di intimità e di comunità, visto che riunirsi assieme per mangiare è una delle massime espressioni di comunione.

Il Mukbang riesce a soddisfare un insieme di elementi sensoriali, psicologico, emotivi e sociali, attivando nello spettatore dei fenomeni cerebrali che gli danno gratificazione. In ogni caso, occorre anche tener conto degli aspetti problematici del fenomeno, indagando in maniera più approfondita nel rapporto con il cibo, sia dei live eater che degli spettatori.

Mukbang: i più popolari

Proprio come ogni altro video trasmesso su Internet, anche il Mukbang ha i suoi generi: il più celebre è senza dubbio l’ASMR – Autonomous Sensory Meridian Response (Risposta Autonoma del Meridiano Sensoriale) -, fenomeno per cui alcuni suoni, prodotti in maniera nitida, provocano sensazioni piacevoli a chi li ascolta.

Ma il blog Gender perspective in Mukbang trend ha approfondito ulteriormente la cosa, passando in rassegna il comportamento di 20 eater (per la precisione 12 donne e 8 uomini) su AfreecaTV, il canale di riferimento in Corea, arrivando a dividerli in 5 categorie:

  • challenger o big food fighter: chi dichiara di poter mangiare una grande quantità di cibo in un certo periodo di tempo.
  • relaxed eater: raccontano il cibo che mangiano in maniera molto dettagliata.
  • weirdo o unusual one: fanno cose insolite, diverse dalla norma (esempio: mangiano animali “particolari”).
  • chef: sono coloro che preparano i propri piatti durante il Mukbang – che in questo caso si chiama Chefbang – spiegando nel dettaglio i passaggi della ricetta.
  • principi e principesse: chi mette il proprio aspetto fisico in primo piano rispetto al resto, e il cibo è quindi un attore secondario del video.

I rischi del Mukbang

Ci sono sicuramente delle problematiche legate al Mukbang; un giornale prestigioso come l’Economist scrisse nel 2015 che il fenomeno derivasse dalla necessità di conforto dopo anni di crisi economiche, ma è innegabile che susciti delle perplessità.

Di carattere ambientale e animalista, ad esempio: molti/e Mukbang giocano letteralmente con gli animali che poi fanno a pezzi e mangiano e, se questo, da un lato non è altro che un mostrare in video ciò che effettivamente accade nella realtà (il passaggio da animale vivo ad animale morto e pronto per essere mangiato), vederlo non è senz’altro uno spettacolo piacevole, seppur questa possa essere considerata una motivazione piuttosto ipocrita.

C’è poi un problema di tipo salutare: la gran parte delle live eater sono ragazze estremamente magre, e anche ammettendo che la gran parte di loro lo sia per costituzione fisica, non si può non riflettere sul fatto che dietro il fenomeno possano esserci disturbi alimentari di vario tipo, dalla bulimia al binge eating disorder.

Infine, una considerazione di carattere sociale: la maggior parte di coloro che fanno Mukbang è donna. Non solo perché culturalmente il cibo e la cucina sono – purtroppo – ancora associati alla presenza femminile, ma soprattutto perché, in particolare nel contesto coreano, c’è una legge implicita di domanda e offerta, per cui gli uomini single trovano appagante il rapporto online con live eater donne.

L’ennesima sessualizzazione del corpo femminile, in cui le donne vengono usate esclusivamente per procurare piacere all’uomo, e poco importa che non ci sia niente di esplicitamente sessuale nel live; come abbiamo avuto modo di vedere anche in altre situazioni (con le donne gamers, ad esempio) è spesso la connotazione stessa dei video, l’ambientazione, o l’atteggiamento volutamente ammiccante delle streamer a lasciar intuire tutto ciò.

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