“Rendere pan per focaccia” è uno dei modi di dire più comuni della lingua italiana ma, come spesso capita con le espressioni molto popolari, la sua origine è curiosa e non a tutti nota. Prima di tutto capiamone il significato: questo modo di dire si utilizza quando si vuol far intendere di aver ricambiato, nella stessa maniera o addirittura in modo peggiore, un’offesa, un torto o un danno che si sono subiti. In effetti l’origine vera e propria del motto è sconosciuta, ma qualcuno la fa risalire addirittura già all’antica Roma, quando era in uso un’espressione piuttosto simile nel significato, ovvero “Par pro pari referre“, talvolta usata anche come “Par pari hostimentum dare” oppure “Nulli nocendum: siquis vero laeserit, multandum simili iure“. Presumibilmente il detto deriva dall’usanza, tipica dei dei viandanti medievali, di portare con sé un pane fatto con cereali poveri, anziché con il frumento, poco lievitato, e perciò duro ma facilmente trasportabile perché difficile da ammuffire e facile invece da inzuppare nelle varie zuppe preparate durante il viaggio.

Questi pani erano cotti direttamente sulla brace e per questo motivo venivano chiamati focaccia, da focacius, ovvero “cotto sul fuoco”; visto che erano considerati un prodotto molto meno pregiato del pane vero e proprio, fatto appunto con farina di frumento, con il tempo venne a prendere corpo l’espressione per cui “rendere pan per focaccia” significasse proprio vendicarsi con la stessa moneta di un torto subito. Anche Boccaccio, nel suo Decameron, usa questa espressione, in particolare nell’ottava novella, dove la moglie di Zeppa dice alla moglie di Spinelloccio “Madonna, voi m’avete renduto pan per focaccia”. Un altro modo per indicare la stessa cosa può essere rendere la pariglia.

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