"Drogate e stuprate: succederà ancora": la 21ma ora di Nadia Busato e Sveva Alviti

Essere drogate e stuprate: è una storia vera, che si moltiplica per tutte le donne cui è successo o accadrà. '21h - Les détails' è il corto sceneggiato dalla scrittrice Nadia Busato e interpretato dall'attrice Sveva Alviti che fa parte di 'H24 - 24 heures dans la vie d’une femme', un progetto corale internazionale ispirato a 24 storie vere di donne, scritte, interpretate e dirette da donne.

“Avevo 19 anni, una patente fresca di rilascio e la voglia matta di godermi l’ultima estate prima dell’università. Con l’amica di sempre aspettavamo elettrizzate l’inizio del festival rock più grosso della provincia. Finalmente, abbiamo passato il cancello e ci siamo fermate a bere un bicchiere, poco oltre l’ingresso.
Abbiamo brindato, ci siamo avvicinate al palco, abbiamo iniziato a cantare il primo pezzo e …bum!
Nessuna di noi ricorda nulla della serata finché, ore più tardi, siamo ritornate in noi stesse. In più di vent’anni abbiamo provato più volte a rimettere insieme la memoria di quella sera, ma tutto è cancellato, scomparso.
Agli inizi del millennio non c’erano né i social né il metoo. Erano gli anni dell’uomo che non deve chiedere mai. Famiglia, scuola, televisione insegnavano a noi ragazze di ogni età che quando ci succede qualcosa di inquietante, brutto, violento, la colpa è nostra: ce l’andiamo a cercare; che è diritto di ogni uomo usare i corpi delle donne come meglio crede; ed è parimenti suo diritto non avere seccature inutili, come il consenso esplicito.
Se lei dice no, intende sì: quante volte l’abbiamo letto, sentito, detto ridendo?
Ripenso spesso a quella notte. Io e la mia amica insieme non pesavamo quanto un uomo adulto. Io anoressica, lei longilinea per costituzione: saranno bastate poche gocce.
Sarei davvero curiosa di sapere cos’era.
Le più famose sono le Ghb, Gbl e Bd, si trovano anche in medicinali che, ciclicamente, vengono ritirati dal commercio e poi re-immessi in altre formulazioni, per altre patologie.
Si chiamano droghe da stupro perché succede quello che è successo a noi: dopo non ricordi nulla.
Ci sono voluti diversi anni perché avessi almeno un nome da dare a quello che ci è capitato.
Chissà se chi l’ha fatto si è limitato a noi, quella sera. Se avesse voluto farlo ad altre ragazze, niente l’ha fermato. Magari l’ha fatto per tutta l’estate e le estati seguenti, magari lo fa ancora oggi. Immagino lo trovi divertente e, all’occorrenza, utile.
Quando Valérie Urrea e Nathalie Masduraud mi hanno chiesto di sceneggiare questo episodio di H24 ci ho messo dentro quello che succede a me, che da più di vent’anni cerco di rimettere insieme i ricordi e cerco gli indizi.
Esattamente come la protagonista di questa storia (che è tratta da una storia vera), tutto ciò che ricordo davvero era la banalità della serata: nessun segnale di pericolo, una normale sera d’estate tra amiche.
Esattamente come la protagonista interpretata dalla bravissima Sveva Alviti anche io mi sono sentita dire che sono stata fortunata: nessuna gravidanza, nessuna MST, nessun segno evidente di abuso, nessuna memoria, l’opportunità di dimenticare e riderci su.
Paradossale che qualcuno provi a consolarti ricordandoti che ci sono certamente donne a cui va molto molto molto peggio di te. Quindi: allegria, dai, basta pensarci, mettitela via.
A noi, che abbiamo assecondato questo sistema educativo per intere generazioni.
A noi, che abbiamo sempre incolpato le ragazze ovunque, in pubblico e in privato.
A noi, che abbiamo guardato Fedro Francioni nella casa del Grande Fratello raccontare di aver stuprato un’amica incapace di reagire senza andare a distruggere gli studi di Cinecittà.
A noi, che leggiamo gli articoli assolutori su Alberto Genovese dando un colpetto annoiato di spalle perché le modelle e le attrici, come ci ha più volte spiegato in TV lo psichiatra Raffaele Morelli e molti alti esperti, medici, opinionisti, politici e giornalisti, sono prostitute a caccia di tornaconto.
A noi, che sentiamo dire frasi come: “…però lo sa che funziona così; cosa si aspettava?; ha avuto anche lei i suoi vantaggi;… e se lo ricorda dopo tanti anni?; bisognerebbe sentire la versione di lui; a me non sembra uno stupratore; lei è una facile; chissà chi c’è dietro” e preferiamo non iniziare nemmeno una discussione.
A noi, che in un paese dove il cattolicesimo sostituisce lo stato di diritto sui corpi delle donne, ci stupiamo genuinamente dei numeri della violenza e dei femminicidi.
A noi, che chiamiamo la polizia se sentiamo il rumore di un furto ma non ci intromettiamo nella casa del vicino che picchia da anni moglie e figli.
A noi, che il femminismo bianco è sempre moderato e sorridere è meglio che alzare la voce.
A noi, che ormai questi uomini non li cambi più ed è meglio sperare nel futuro.
A noi , che voi vi lamentate ma siete fortunate.
A noi, che… e io che ci posso fare?”

Con il suo consenso, uso le parole con cui la stessa Nadia Busato, scrittrice e sceneggiatrice italiana, ha scelto di annunciare sui suoi canali social l’uscita di H24 – 24 heures dans la vie d’une femme (24 ore nella vita di una donna), un progetto internazionale collettivo che ha chiamato 24 scrittrici europee (tra cui l’italiana Busato) a sceneggiare altrettante storie vere di violenza, diventate 24 cortometraggi girati da registe europee e interpretate da 24 attrici.

Uso le parole di Busato per rispetto della voce di chi sceglie di esporsi ed esporre un trauma personale per farne gesto collettivo e politico.
Perché questo è H24 – 24 heures dans la vie d’une femme: un manifesto corale, ispirato a storie reali che raccontano le molteplici forme di abuso, violenza, aggressione e micro aggressione che una donna può subire nell’arco della sua giornata e che, i dati ce lo confermano, ognuna di noi sperimenta nella vita a diversi livelli.

Il cortometraggio sceneggiato da Nadia Busato è 21h – Les détails (I dettagli) ed è interpretato dall’attrice italiana Sveva Alviti, tra gli altri ruoli Dalida, nel film omonimo di Lisa Azuelos, e protagonista femminile di The Bouncer – L’infiltrato (Lukas) con Jean-Claude Van Damme. In 21h, Alviti veste i panni di una chef che, mentre lavora, dipana nella sua mente la sua storia. È un monologo, quello sceneggiato da Busato e interpretato dall’attrice, che dà voce al rumore interiore costante che usura ogni donna abusata, non creduta, sminuita, impotente… “Fortunata”, dice persino qualcuno, anche in divisa, anche in tribunale; mentre l’uomo che l’ha drogata e poi stuprata è stato appena assolto per mancanza di prove.

“La cosa peggiore sono i dettagli”: l’incipit di Busato implode nel disgusto che non può essere urlato e che, nei tre minuti e 45 secondi del corto, trasforma la materia morta e viscida che la chef eviscera e maneggia in un piatto decorato con viole del pensiero, perfetto a vedersi e da accompagnare a un bicchiere di vino che, ci si augura seguendo lo sguardo della protagonista, non sia di nuovo drogato.
Ma ogni donna lo sa; se non sarà quel bicchiere di vino, sarà un altro. Lo sa la protagonista: “Lo farà ancora. Lo farà ancora”.

Busato è una scrittrice raffinata di storie di donne, che ha fatto dell’apparente leggerezza una cifra stilistica che grida il peso e lo schifo della condizione femminile, nonché del sessismo introiettato dalle vittime stesse: la protagonista Barbie di Padania Blues è, in questo senso, personaggia tragica – e tristemente comune nella vita reale – , vittima e carnefice sotto mentite spoglie di pura e semplice cretina. Prima ancora, con Non sarò mai la brava moglie di nessuno, Busato ha recuperato e consegnato alla letteratura italiana e internazionale la memoria di una donna vera deumanizzata, suo malgrado, in icona fashion e artistica a seguito dello scatto che la immortalò cadavere in quello che passò alla storia come ‘il suicidio più bello’. Un’operazione letteraria di straordinaria intensità con cui Busato aveva già piegato con maestria la fiction al servizio della non-fiction per restituire a una donna la dignità del proprio dolore e di un gesto estremo, di ribellione, cristallizzato in estetica.

Oggi Busato ripete in qualche modo l’operazione, ma su scala collettiva, moltiplicando le voci di tante donne reali passate, presenti e, c’è da crederlo purtroppo, future senza voce e senza nomi e cognomi da ricordare, unite nel dramma di una violenza che non si riesce a ricordare e che è costantemente messa in discussione, oggetto di violenza secondaria da parte di forze dell’ordine, medici e da chi ‘a me non sarebbe successo’. È a loro che la scrittrice presta la sua stessa storia; e all’arte, affinché ne faccia racconto corale. Perché è vero: cambiano i dettagli, le protagoniste e i criminali che le vessano, ma è una storia che continua a ripetersi. Quello di Nadia Busato è, per dirlo con le parole di Valérie Urrea e Nathalie Masduraud, ideatrici del progetto collettivo H24 – 24 heures dans la vie d’une femme, un “appello alla resistenza” che la scrittrice e l’attrice italiane condividono con nomi della letteratura e del cinema internazionale (tra le altre, Diane Kruger, Valeria Bruni Tedeschi, Agnès Desarthe, Alice Zeniter, Lola Lafon).

Busato, Alviti e le altre artiste, partendo da storie vere spesso personali, compiono con H24 – 24 heures dans la vie d’une femme un gesto politico che trascende le individualità e “disegna i contorni di una pestilenza sistemica senza lasciare spazio alla fatalità”. Poetico e tragico al tempo stesso, ma soprattutto calato nella realtà quotidiana di ogni donna, il loro è “un appello alla sorellanza e alla libertà di parola”. E alla responsabilità collettiva, cui siamo chiamate e chiamati per dirci esseri umani.

H24: alcune info e come vedere i cortometraggi

H24 – 24 heures dans la vie d’une femme in Italia
è una coproduzione ARTE France, Les Batelières Productions.

Il progetto H24 – 24 heures dans la vie d’une femme è diventato anche un libro, pubblicato da Actes Sud, il cui ricavato sostiene progetti di contrasto alla cultura dello stupro e alla violenza di genere della Fondation des Femmes.

I 24 cortometraggi sono visibili sul canale europeo ARTE TV e a questo link.
In particolare, qui è possibile vedere online il corto sceneggiato da Nadia Busato e interpretato da Sveva Alviti: 21h – Les détails

Le artiste che hanno partecipato al progetto sono
Attrici: Diane Kruger, Souheila Yacoub, Elina Löwensohn, Céleste Brunnquell, Marilyne Canto, Déborah Lukumuena, Charlotte de Bruyne, Anaïs Demoustier, Tallulah Burns, Annabelle Lengronne, Noémie Merlant, Valeria Bruni Tedeschi, Kayije Kagame, Garance Marillier, Sveva Alviti, Florence Loiret Caille, Camille Cottin, Grace Seri, Galatea Bellugi, Marco, Romane Bohringer, Susana Abaitua, Luana Bajrami, Aloïse Sauvage, Agnieszka Zulewska, Nadège Beausson-Diagne
Scrittrici: Angela Lehner, Alice Zeniter, Sofi Oksanen, Siri Hustvedt, Lydie Salvayre, Jo Güstin, Lize Spit, Lola Lafon, Kerry Hudson, Fabienne Kanor, Myriam Leroy, Ersi Sotiropoulos, Agnès Desarthe, Anne Pauly, Nadia Busato, Blandine Rinkel, Kaouther Adimi, Christiane Taubira, Niviaq Korneliussen, Monica Sabolo, Rosa Montero, Chloé Delaume, Aloïse Sauvage, Grazyna Plebanek
Registe: Nathalie Masduraud & Valérie Urrea, Nora Fingscheidt, Clémence Poésy, Charlotte Abramow, Marie-Castille Mention-Schaar, Ariane Labed, Elsa Amiel, Émilie Brisavoine, Sandrine Bonnaire.

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