“Sorgere come una cattedrale nel deserto” è senza dubbio una delle espressioni più affascinanti della lingua italiana, che indica chi vuole portare a compimento una grande impresa, dai costi ingenti, in una zona considerata inadatta, e poi effettivamente fallisce. Usata nel linguaggio dell’economia, del lavoro, della politica e del giornalismo, pare che a usare per primo questa definizione fu don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, che avrebbe coniato la metafora nel 1958, periodo in cui il Governo italiano aveva puntato moltissimo sugli investimenti soprattutto nel Mezzogiorno.

Le politiche pensate dal Governo, però, si scontrarono con l’inadeguatezza della Cassa del Mezzogiorno, che non realizzò né infrastrutture, né trasferimenti di imprese; motivo per cui il Governo stesso decise di obbligare le azienze pubbliche comprese nell’IRI a investire il 40% del proprio fatturato nel Sud per creare i cosiddetti “poli di sviluppo”, ovvero dei nuovi grandi centri industriali che potessero attutire il livello di disoccupazione che interessa il meridione della penisola.

Questa fu la “cattedrale nel deserto” del Governo italiano: nessuno di quei progetti andò mai in porto, anche se a testimonianza di quell’esperienza restano l’IRI di Taranto, le raffinerie ANIC a Gela o l’impianto chimico Montecatini a Brindisi; pur partendo effettivamente, le aziende non creano occupazione e non generano indotto sul territorio.

C’è da dire che il concetto si ritrova espresso anche in altre lingue, seppur con espressioni diverse: in inglese, ad esempio, si parla di elefante bianco, per indicare un’impresa improduttiva oppure, più genericamente, un bene molto costoso ma obsoleto.

Le radici di questa definizione arrivano invece da una pratica del popolo siamese, che offrivano l’elefante bianco agli aristocratici, ma con uno scopo punitivo, in quanto mantenere l’animale richiedeva un enorme dispendio di risorse, economiche e non solo. In quanto sacro, infatti, l’animale doveva essere dotato di ogni confort; al contempo, non contribuiva in alcun modo all’economia di palazzo. Come a dire: costa e non produce.

 

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