A qualcuno l’espressione “ai tempi che Berta filava” può sembrare nuova, specie se appartiene alla generazione più giovane, ma il detto è molto popolare nel nostro Paese, e sta ad indicare che si sta parlando di un evento svoltosi in tempi molto remoti, non solo antichi, ma ormai del tutto finiti.

Ma da dove nasce questa curiosa espressione?

A quanto pare tutto si rifà a Berta la Piedona, moglie del re francese Pipino il Breve e madre di Carlo Magno; Adenet le Roi, trovatore vissuto più o meno attorno al 1275, ha dedicato un poema proprio alla donna, chiamata “la Piedona” perché dotata di un piede più lungo dell’altro. Il poema racconta che, durante il viaggio per raggiungere il futuro sposo, la principessa Berta sia stata sostituita con la figlia della sua dama di compagnia, riuscendo a fuggire e a trovare asilo nella casa di un taglialegna, presso il quale visse per qualche anno facendo la filatrice.

Proprio grazie alla sua particolare caratteristica riguardante i piedi, però, dopo qualche tempo la sostituzione è stata scoperta, e Berta ha infine preso il proprio posto sul trono francese. Non a caso, Berta la Piedona è patrona delle filatrici.

Ma esiste anche una seconda versione della leggenda, secondo cui la Berta in questione era una vedova molto povera, ma molto devota al suo re. Un giorno questa donna avrebbe filato una lana sottilissima donandola poi al sovrano che, mosso a compassione venendo a conoscenza della sua estrema povertà, le donò molti soldi garantendole così una vita sicura e agiata. I sudditi del re, saputo del gesto di generosità del loro monarca, cominciarono allora a donargli filati preziosi, ma il sovrano avrebbe risposto a tutti “Non sono più i tempi che Berta filava”.

 

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