"I'm Your Man", ovvero come imparai ad amare il mio sex toy

Tom è programmato per vivere una relazione armoniosa con Alma e per renderla una persona felice: ma cosa fa la felicità delle persone? E qual è la differenza tra l’amore e un algoritmo complesso? La regista Maria Schneider indaga con ironia su cosa renda umano un essere umano.

Dio ha creato gli uomini perché i vibratori non falciano il prato“, ebbe a dire Madonna svariato tempo fa con un sarcasmo che oggi appare quasi sibillino.

Già, perché come messo in scena dal bel film I’m Your Man (diretto da Maria Schneider e in sala dal 14 ottobre) – e abbondantemente preannunciato da un libro del 2007 (Love and Sex with Robots, di David Levy) – il futuro neanche troppo lontano dei sex toys starebbe tutto nello sviluppo della robotica: da qui al 2050 non solo faremo sesso, ma potremo sposare dei robot perfettamente identici a uomini (e donne) in carne e ossa, capaci di interagire con noi e di dimostrarci affetto; orgasmi multipli e garantiti da qualcuno che oltre a tenere bassa l’erba sa anche citare versi di Rilke.

Love + Sex With Robots: The Evolution of Human-Robot Relations

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L'autore si avvale di ricerche all'avanguardia e di esempi tratti dalla storia culturale e dalla psicologia, per esplorare il fascino dell'umanità per il potenziale scientifico delle relazioni emotive con l'intelligenza artificiale.
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Insomma, se vorremo avere una liason amorosa con un umanoide dal volto fascinoso dell’avvocato Matthew Crawley (prematuramente scomparso durante la terza stagione di Downton Abbey, dopo aver finalmente sposato Lady Mary) basterà ordinare il nostro umanoide, costruito in base alle nostre preferenze e ai nostri gusti personali (proprio come Tom, il robot realizzato per Alma, la protagonista del film), e avremo una bambola del sesso modellata secondo un algoritmo che ha come unico scopo la nostra felicità.

Il cinema (e la letteratura, da Isaac Asimov a Philip K. Dick), d’altronde, ha più volte indagato il rapporto con l’intelligenza artificiale e la possibilità di provare sentimenti per cyborg e replicanti, interrogandosi sulle implicazioni etiche e filosofiche. Ora, però, un gruppo di scienziati – che dal 2014 si incontrano ogni anno per l’International Congress on Love and Sex with Robots, sulla scia dello studio di David Levy  – ha iniziato ad analizzare i benefici dei robot del sesso per le persone che hanno un vuoto nella propria vita perché non hanno nessuno da amare e nessuno che le ami: “Il mondo sarà un posto molto più felice – ha scritto Levy – perché tutte quelle persone che ora sono infelici avranno improvvisamente qualcuno. Sarà un servizio eccezionale per l’umanità”.

Un antidoto alla solitudine, dunque; eppure proprio in quest’ottica appare inderogabile la domanda che si pone la stessa Alma: “perché dovremmo continuare a relazionarci con altri esseri umani, quando i robot sono settati per soddisfare ogni nostro bisogno?

Dopo che gli algoritmi di Facebook, di Netflix, di Spotify hanno creato echochamber,  forgiate sui nostri interessi e le nostre opinioni, che ci tengono sempre più lontano da quanto non ci piace (o crediamo non ci piaccia), cosa ci spingerà a confrontarci con chi la pensa in modo diverso da noi e con chi non risponde alla perfezione ai nostri desideri? E infine, la domanda delle domande: è felicità una realtà che non prevede contraddizioni? Il progresso tecnologico corre sempre più veloce: potremmo dover rispondere prima del previsto a questo e a tutta un’altra serie di quesiti che fino a qualche tempo fa parevano relegate a patiti di fantascienza.

Perché vedere I’m Your Man

A Berlino, una ricercatrice del Pergamon Museum deve testare un robot la cui intelligenza artificiale è stata progettata per essere il suo compagno di vita perfetto. Tom è affascinante, arguto, ironico ed è stato creato esclusivamente per rendere Alma felice. Non è forse la felicità di chi si ama quello che sta a cuore a chi è innamorato?

Curato, ben interpretato, divertente e romantico in maniera contenuta ma elegante, I’m Your Man è un film asciutto che si fa apprezzare, per tematica e realizzazione. Immune da sentimentalismi, si concede una sola commozione, quando umana e macchina si lasciano andare nel mezzo della foresta: dopo tanto camminare, tra le architetture razionaliste della città, entrambi corrono per godere appieno dello stare nella natura. In fondo, pare suggerire la regista Maria Schrader, quello che rende umano (troppo umano, anche l’algoritmo) è lo stupore di fronte alla meraviglia del Creato.

I'm Your Man
Maren Eggert in I’m Your Man (Courtesy Press Office @Benedict Neuenfels)

La scheda del film

Al cinema dal 14 ottobre, I’m your Man, diretto dalla regista tedesca Maria Schrader (a cui si deve la regia di quel gioiello Netflix che è Unorthodox), è ispirato al racconto di Emma Braslavsky Ich bin dein Mensch (Io sono il tuo uomo, ispirato all’omonima canzone di Leonard Cohen, che nel racconto l’umanoide Tom sa replicare alla perfezione).

Le riprese del film si sono svolte durante la pandemia tra Berlino e la Danimarca. A fare da sfondo a molte scene, la James-Simon-Galerie progettata da David Chipperfield, nella Museuminsel (isola dei musei) nel cuore di Berlino, e il Pergamon Museum.

Candidato dalla Germania agli Oscar come film internazionale, ha trionfato ai German Film Awards (il corrispettivo tedesco dei nostri David di Donatello), facendo incetta dei principali premi assegnati: Miglior Film, Miglior Regia per Maria Schrader, Miglior Sceneggiatura, scritta dalla Schrader insieme a Jan Schomburg, Miglior Attrice alla protagonista del film Maren Eggert (che per questo ruolo si era aggiudicata il premio per la miglior interpretazione al Festival di Berlino 2021).

Ad affiancarla, nella coppia di protagonisti – una ricercatrice e un umanoide costruito per diventare il suo partner ideale – c’è Dan Stevens, interprete di film come La bella e la bestia (nel ruolo del principe e della Bestia) e indimenticabile volto di Matthew Crawley nella serie Downton Abbey. Lo vedremo dal 3 novembre in Eternals, 26esimo film della Marvel diretto da Chloé Zhao.

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