Come allenare la neuroplasticità, la potente capacità del cervello di modificarsi

Può il nostro cervello modificarsi in base alle esperienze o a ciò che si apprende nel corso della vita, anche in età avanzata? La risposta è sì e si chiama neuroplasticità, una delle tante meravigliose capacità del nostro cervello: scopriamo di cosa si tratta.

Qualunque esperienza vissuta nel corso della propria vita (fin dalla nascita) produce delle variazioni che si manifestano anche a livello cerebrale. Incidendo sulla struttura e sul funzionamento del nostro cervello. Fantascienza? No, parliamo di neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di modificarsi nel tempo a seconda delle esperienze che si vivono.

Un concetto, quello della neuroplasticità, che può apparire strano se si pensa che solo fino a pochi anni fa era opinione comune (supportata dalla scienza) che questo organo potesse modificarsi solo durante i primi anni di vita, per poi diventare statico e immutabile, fatta eccezione per il lento e progressivo deterioramento legato all’avanzare dell’età.

Strano, forse, ma comunque reale. La neuroplasticità, infatti, chiamata anche plasticità cerebrale, esiste ed è uno dei fattori che maggiormente influisce sulle differenze e sull’evoluzione comportamentale di ogni essere umano.

Ma cos’è esattamente la neuroplasticità? E in che modo è possibile utilizzarla a nostro vantaggio?

Cos’è la neuroplasticità?

Con questo termine si indica la capacità del cervello (in particolare del sistema nervoso centrale) di adattarsi e modificare la propria struttura nel corso del tempo. In relazione alle diverse esperienze vissute (sia positive che negative) e all’apprendimento.

Un concetto portato in luce dal neuroscienziato Eric Kandel (per cui nel 2000 vinse il Premio Nobel per la medicina) che dimostrò, attraverso studi approfonditi, come l’apprendimento possa attivare tutta una serie di geni capaci di andare a modificare la struttura neuronale.

Una modificazione che è già costante nell’arco della vita e che può avvenire in modi diversi:

  • neurogenesi, ovvero la capacità del sistema nervoso di generare neuroni e connessioni. Cosa che avviene per tutta la vita a velocità diverse;
  • sprouting, la formazione di nuove sinapsi, connessioni tra neuroni, attraverso le quali avviene la comunicazione tra le diverse aree del cervello e le cellule nervose.

Quando si parla di neuroplasticità, quindi, si intendono tutti quei cambiamenti strutturali nel cervello che, a loro volta, possono portare al rafforzamento o alla creazione di nuove connessioni tra neuroni già esistenti o alla nascita di nuovi neuroni.

Il tutto attraverso l’esperienza attiva e/o l’attenzione focalizzata, condizioni alla base delle neuroplasticità. Essere consapevoli e attenti verso ciò che si sta facendo, infatti, determina un’eccitazione a livello neuronale. Questo, a sua volta, consente ai geni di attivarsi ed è proprio questo a rendere possibili le diverse trasformazioni strutturali a livello cerebrale.

Fattori che stimolano la plasticità cerebrale

Ma cos’è che determina davvero queste modificazioni? Sulla struttura neuronale possono influire diversi fattori. Primo fra tutti, come detto, è l’apprendimento. Anche se in modo diverso e via via meno intenso, questo dura tutta la vita, alimentando costantemente questa capacità del cervello.

Non è un caso, però, che la neuroplasticità sia ai suoi massimi livelli durante l’età infantile, momento in cui si è maggiormente ricettivi ad imparare tutto ciò che servirà nella vita. Dal camminare, al parlare. Dallo scrivere allo sport, ecc.

Ma non solo. Anche l’esperienza, come detto, influisce sulle modificazioni del cervello. E lo fa sia in modo positivo che negativo. Vivere situazioni o cambiamenti positivi, infatti, dona benessere e soddisfazione e questo si manifesta anche a livello cerebrale.

Al contrario, però, situazioni di stress, ansia o traumi, possono agire alterando negativamente la struttura del cervello. E portando a disturbi come irrequietezza, maggior irritabilità, tensione a livello muscolare, affaticamento, alterazioni del sonno, difficoltà a concentrarsi e vuoti di memoria. Alterazioni che avvengono anche in caso di alcune patologie come l’Alzheimer, il Parkinson, la dislessia, ecc. Ma non solo.

La neuroplasticità femminile

Quando si parla di neuroplasticità, un capitolo a parte è da dedicare al mondo femminile e, in particolare, alle diverse fasi ormonali che interessano la vita di una donna.

Secondo alcune ricerche, infatti, le oscillazioni ormonali che avvengono durante le fasi di vita femminile sono in grado di modellare la struttura del cervello.

L’attività cerebrale è strettamente connessa al grado di trofismo e plasticità neuronale. Gli ormoni sessuali femminili (estrogeni e progesterone) influiscono nella modulazione della sintesi di specifici fattori trofici, tra cui la proteina che consente a specifiche popolazioni neuronali di sopravvivere.

Questo fa sì che il rapporto tra questi ormoni e i neuroni nella donna sia molto stretto ed estremamente importante per garantire la corretta attività cellulare durante le varie fasi del ciclo di vita femminile. E questo avviene anche per periodi limitati nel tempo, come per esempio, durante le mestruazioni.

Nello specifico, secondo lo studio, questa connessione si manifesta prevalentemente in cinque momenti della vita della donna:

  • pubertà;
  • ciclo mestruale;
  • contraccezione ormonale;
  • gravidanza;
  • menopausa.

Se durante il ciclo mestruale, per esempio, la neuroplasticità tende ad aumentare, la stessa cosa non si può dire nel caso di una gravidanza.

Uno studio in particolare, condotto dai ricercatori della British Columbia University e sotto la coordinazione di Liisa Galea, infatti, ha messo in luce come il cervello femminile durante la gravidanza, subisca dei cambiamenti permanenti. E questo a causa dei picchi ormonali che si verificano nel corso della gestazione.

Nello specifico, l’aumento repentino degli estrogeni in gravidanza comporterebbe un’alterazione nella crescita delle cellule nervose nell’ippocampo con conseguenze negative, per esempio, a livello della memoria.

Come si allena la neuroplasticità?

Ecco perché, se da un lato alcuni eventi sono fisiologici e poco modificabili, dall’altro è importante agire con azioni mirate per salvaguardare la salute del cervello, andando ad allenare la plasticità cerebrale e aiutando il cervello a migliorare le sue funzionalità. Ripristinando o mantenendolo in una situazione di benessere ed equilibrio.

E questo si può fare ogni giorno, agendo sulle normali azioni che si svolgono quotidianamente.

Come descritto dallo psichiatra statunitense Daniel Siegel, autore del libro “Mappe per la mente”, infatti, esistono otto fattori che favoriscono la neuroplasticità nella vita quotidiana:

  • esercizio aerobico: fare attività fisica, oltre a essere importantissimo per la salute generale del corpo, aiuta a favorire uno sviluppo cerebrale continuo;
  • alimentazione sana: bere tanta acqua e consumare cibi sani (tra cui quelli ricchi di Omega 3) sono fattori alla base per assicurare al cervello di funzionare nel modo corretto. Aumentando la propria capacità di attenzione (fondamentale per la neuroplasticità);
  • dormire bene: godere di un buon sonno, adeguatamente lungo e ricco di fasi REM e sogni, aiuta a consolidare ciò che si è appreso durante il giorno e, quindi, la plasticità cerebrale;
  • relazioni: coltivare i legami e i rapporti con gli altri favorisce la dinamicità del cervello e la neuroplasticità stessa;
  • concentrazione: occuparsi con attenzione e interesse di una cosa per volta, dedicandogli tempo ed evitando distrazioni esterne, può stimolare il rilascio di sostanze chimiche a livello locale e sistemico. Elementi che favoriscono la plasticità cerebrale;
  • predisposizione alle novità: uscire dalla comfort zone e cercare nuovi stimoli, aiuta a mantenere il cervello giovane e a garantirgli uno sviluppo costante;
  • umorismo: ridere contribuisce in modo attivo alla salute del cervello, influendo anche sulla sua capacità di modificazione;
  • interiorità: concentrarsi sulla propria interiorità, sulle diverse sensazioni ed emozioni che si vivono, su immagini e pensieri diversi, aiuta a stimolare lo sviluppo di alcuni circuiti a livello neuronale.
Mappe per la mente. Guida alla neurobiologia interpersonale

Mappe per la mente. Guida alla neurobiologia interpersonale

In questo libro Daniel J. Siegel, psichiatra statunitense e professore di psichiatria alla School of Medicine della University of California, ci spiega come funziona la mente. Il tutto attraverso una serie di "mappe" o "percorsi guidati" che rispecchiano il modo in cui il cervello apprende nell'arco della vita. Un viaggio attraverso la neurobiologia interpersonale, grazie al quale scoprire come favorire lo sviluppo di una mente e un cervello sano e di relazioni empatiche.
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Esempi

Proprio per questo pratiche come la meditazione o la mindfulness, sono in grado di agire positivamente sulle diverse connessioni del cervello e sulla sua salute in generale. Anche grazie alla loro capacità di aumentare e migliorare la memoria, l’attenzione e la concentrazione. Fattori che, come visto, favoriscono la neuroplasticità.

Ma non solo. Altri modi, semplici, per allenare quotidianamente la plasticità cerebrale sono, per esempio, le parole crociate, scrivere o mangiare con la mano opposta a quella dominante. Provare a ricordare vicende passate, contare al rovescio.

Ma anche provare a osservare e individuare ogni dettaglio di un oggetto, imparare una nuova lingua, praticare un nuovo sport. Tutto ciò che possa rappresentare un cambiamento e uno stimolo diverso dalla propria routine o che metta alla prova la propria attenzione e memoria, allenando il cervello a ricevere e gestire nuovi input.

I vantaggi della neuroplasticità

Fattori che permettono al cervello di modificarsi in nostro favore, indipendentemente dall’età, con tutta una serie di benefici e vantaggi.

Primi fra tutti la possibilità di migliorare le proprie performance, la memoria e la capacità e velocità di apprendimento. Ma anche di diminuire i livelli di stress durante la giornata (che tra altro, come visto, è uno dei fattori che influisce a sua volta sulle modificazioni del cervello).

In più, elemento estremamente importante, allenare la neuroplasticità comporta notevoli benefici anche nella riduzione degli effetti legati all’invecchiamento. E nella diminuzione delle funzionalità cerebrali dovute a patologie degenerative come l’Alzheimer, la demenza senile, il Parkinson o eventuali traumi.

In casi come questi, infatti, si aiuta a prevenire e contrastare il malfunzionamento dell’organo andando ad agire anche su eventuali lesioni. Questo permette di attivare nuove connessioni che, se stimolate nel modo corretto anche grazie a specifiche terapie, possono portare a una riduzione delle patologie stesse.

Benefici che, quindi, oltre a preservare la salute, portano a vivere in modo diverso la propria quotidianità, migliorando la capacità di adattarsi al cambiamento e alle diverse fasi di crescita e/o invecchiamento. E favorendo una miglior gestione e un approccio più positivo alle varie esperienze di vita.

Oltre ad influire positivamente sul proprio carattere, sul modo di comportarsi con gli altri, sulle proprie capacità, competenze o abilità personali. Allenando e migliorando il proprio cervello ogni giorno e a ogni età.

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